LA MODA E IL “DIAVOLO”

Giornali, riviste, pubblicità, televisione, parlano di moda. Ce n’è sempre un’ ubriacatura.

Ma che cos’è la moda? Chi decide la moda? E c’è la commessa del negozio che ti dice: "Assolutamente, questo è l’anno delle giacche, in panno, in cotone in filo, quest’anno vanno proprio di moda!" e tu lì che ti chiedi :”Ma perché, l’anno prima cosa portavo?”. E intanto la segretaria del dentista ti consiglia il jeans strappato, perchè l’ha visto alla “Maria”…“De Filippi”, ovvio! E non parliamo degli attori e delle attrici che diventano testimonial di questa o quella casa di moda, che lanciano nuovi stili.

Tra cinema, TV e giornali

Il Police Blouson indossato da Leonardo di Caprio in «The Derailed» andrà a ruba (ne hanno già venduti quattromila solo con il tam tam e il film è uscito da poco). Il giubbotto di Tom Cruise, che ha resistito senza un graffio a «Mission impossibile 3», tagliato e cucito in un materiale tanto diverso, usato per l'abbigliamento dei corpi speciali, è diventato un vero e proprio cult. l'Artic parka (tanto fashion, con pelliccia) di Kevin Spacey, il cattivissimo Lex Luthor dell'ultimo Superman, spopolerà. Come è probabile che piacciano moltissimo (vestiti) Colin Farrell e Jamie Foxx, firmati Boss Black dalla testa ai piedi nel remake «Miami Vice».

Fiction e cinema creano le tendenze, qualche volta lavorandoci su, qualche altra per caso. Il famoso abito bianco con gonna plissettata di Marilyn era stato comprato ai grandi magazzini dal costumista William Travilla (e Dior l'ha appena rifatto). Studiare look e consumi è diventato un mestiere, ma quella del successo non è una scienza esatta. Nessuno poteva immaginare che le ragazzine sarebbero impazzite per le Asics nere e rosa portate da Uma Thurman in «Kill Bill». O che Sarah Michelle Gellar-Buffy l'ammazza- vampiri (una serie tv durata 7 anni), avrebbe avuto migliaia di sosia con giacchine dark e stivali da combattimento.

I serial tv

Per le adolescenti, l'icona delle ultime due stagioni è stata Mischa Barton, la Marissa Cooper di «OC», moderno fumettone ambientato nella ricca Orange County. Imitatissimi i top di raso, le borse Chanel (Zara ne ha prodotto versioni da 40 euro), i jeans e le Vans nere con i pinguini rosa. Per le trentenni metropolitane, il “Verbo” è stato (e continua ad esserlo) «Sex and The City». A parte il guardaroba strafirmato, le potenziali fashion victim hanno scoperto, grazie a Sarah Jessica Parker-Carrie, i sandali preziosi di Manolo Blahnik e Jimmy Choo, rintracciabili, con un po' di fortuna, in insoliti outlet o su Ebay. Ma per Jimmy Choo il film-rivelazione è stato «In her shoes» («Se fossi lei») con Cameron Diaz e Toni Collette, dove le scarpe contano quanto le attrici. L'élite professionale made in Usa preferisce lo stile «Boston Legal», storie di avvocati in arrivo su Fox Crime. Una community di uomini d'affari ha sposato il look di Danny Crane, lo spregiudicato protagonista, e copia i suoi blazer. Tutto fa tendenza nelle serie cult, forse anche l'assassino che lascia sulla scena del delitto un'impronta insanguinata con il marchio Prada (e quelli di CSI Miami lo pizzicano subito).

E' stata la fiction a mettere le donne sui tacchi alti. Mischa Barton infatti lascia «Oc». Muore, per poter traslocare sul set di «Desperate housewives», che ha già consacrato star Eva Longoria- Gabrielle, con i suoi abitini strizzati e il suo tacco 12. (Sommersa dalle richieste, la Abc è passata al merchandising. Sul sito è sempre possibile comprare il corredo delle housewives: il grembiulino di Bree, la borsina dorata di Edie, le scarpe di Gabrielle, l'abitino nero di Lynette). Sponsor della nuova stagione è la Hoover elettrodomestici, presente in tutte le case di Wisteria Lane con lavatrici, congelatori, aspirabriciole e scope elettriche.

Ed ora arriva Il diavolo veste Prada!

Il film

Il diavolo veste Prada è una pellicola di un’astuzia clamorosa. Ben studiato, ben armonizzato, bene intrecciato sentimentalmente, bello da vedersi con tutte quella incantevole gente che le persone sognano di copiare nel loro tran tran quotidiano.

E’ il film, diciamolo francamente, che farà un sacco di soldi e renderà ancora più amata la streepitosa Merryl Streep e l’insieme di tutte quelle gentili ragazze che le fanno da corona.

L’abile regista David Frankel fa tesoro dell’esperienza acquisita alla direzione di vari episodi di Sex and the City e ha realizzato una commedia perfetta nella costruzione e nel ritmo. Pare di assistere alla versione up-to-date di Una donna in carriera, una sorta di aggiornamento cinico delle migliori commedie anni ’80, con la protagonista un po’ Cenerentola e un po’ Pretty Woman, ed un’antagonista luciferina a metà strada tra Anne Wintour (reale direttrice di Vogue America cui pare il personaggio sia ispirato) e Crudelia DeMon. In un allegria rumorosa di Chanel e Manolo Blahnik, tra una sfilata di Valentino ed un’esplosione di Hermés, partecipiamo alla progressiva corruzione della brava ragazza Anne Hathaway che abbandona saldi principi e moroso naïf per sandali gioiello e cocktail parties, plagiata dal demonio della moda, direttrice dal fascino autoritario. New York ,al massimo della sua formicolante vivacità, e Parigi notturna con i suoi memorabili lampioni, il glamour metropolitano é al top ed al pop, con un soundtrack che saccheggia Madonna e U2, consacrandone ufficialmente l’omologazione nell’empireo delle disco hits. Inoltre, il film di Frankel , leggero come una piuma e perfetto come un orologio svizzero, diverte con inarrivabile superficialità, ritraendo un universo demenziale in cui la magrezza è un must, le gallerie d’arte somigliano ad atelier di moda e viceversa, e gli esseri umani si possono comodamente dividere in due categorie: trendy e no.

Il libro Il diavolo veste Prada.

non è una novità editoriale dell’estate 2006, essendo uscito in Italia a maggio 2004, ma è risorto come la fenice perché a ottobre è uscito nelle sale l’attesissima versione cinematografica che è da vedere. Poi, ci saranno i DVD e le cassette e i passaggi in TV. La trama è piuttosto banale.

Andrea, ragazza di provincia appena laureata, sogna di diventare una giornalista del New Yorker, ma sa bene che la gavetta per arrivare a quello che lei considera il top è lunga, e che deve necessariamente guadagnare esperienza sul campo se vuole avere delle referenze che l’aiuteranno un giorno a varcare la soglia della redazione che lei tanto sogna. Inizia il suo praticantato come assistente di Miranda Prestley. Per lei il nome Miranda Prestley non significa nulla, sa solo che è la direttrice di Runway, una rivista di moda. In realtà Miranda è la moda, il suo potere si estende nei cinque continenti, al solo fare il suo nome ogni porta si spalanca. Se vuoi diventare qualcuno nel mondo della moda, lei può far di te una star. Ma se vuole può distruggerti, e Andrea scoprirà a proprie spese che lavorare con Miranda è “sublime”: i nomi che più si pronunciano sono Giorgio, che sta per Armani; Karl, che sta per Lagerfeld; Donatella, neanche a dirlo Versace, e ovviamente Miuccia Prada, ma un anno al suo fianco è un anno d’inferno. Perché Miranda è tra le donne più potenti ed eleganti al mondo, e la sua eleganza e il suo potere sono parte della sua freddezza e cattiveria. La trama non è sicuramente una novità, gli elementi sono banali: giovane inesperta contro mostro senza cuore. Ma allora perché tanto successo? Perché quando il libro è uscito ha destato tanto attenzione? A dire il vero Lauren Weisberger, autrice principiante del libro, ha iniziato la sua carriera, appena laureata, lavorando come assistente personale di Anna Wintour, mitica direttrice di “Vogue America” e guru internazionale della moda. Il circo della moda e il fashion victim che vi ruota attorno hanno voluto leggere le avventure di Andrea non come quella dell’eroina di un romanzo, ma come una sorta di diario di vita reale, ovviamente immaginando che ciò che succede alla protagonista è concretamente accaduto alla Lauren. La casa di produzione Fox, appena uscito il libro, che è stato tradotto in 27 lingue, ne ha comperato i diritti promettendo di farne un film “culto”. Di fatto, onestamente, lo é. Visto in anteprima alla 63. ma Mostra Internazionale del Cinema a Venezia ha divertito tutti, finalmente. Non sempre al cinema necessita piangere per pensare.

Hollywood & Sfilate

IL CAMEO DI VALENTINO

Lo stilista compare nel film «Il diavolo veste Prada» di David Frankel, dove interpreta se stesso. La pellicola è ambientata in una rivista di moda.

SOTTO IL VESTITO NIENTE

E’ il primo film (1985) sul mondo della moda. Una di loro scompare e dagli Usa arriva il fratello a cercarla. Con la regia di Carlo Vanzina.

PRET A PORTER

Di Robert Altman (1994). Alla vigilia delle sfilate il presidente della Camera nazionale della moda muore nella sua auto. Si pensa a un delitto e si scopre un mondo intrighi e menzogne.

CHI È PRADA

Prada Spa è una celebre casa di moda italiana, originariamente nota come Fratelli Prada, fondata nel 1913 da Mario Prada. Nel 1978, la nipote di Mario, Miuccia Prada, ereditò l'azienda, al tempo nel mercato del cuoio, e la portò alla ribalta della sfilate internazionali, facendone una delle firme più prestigiose e conosciute al mondo.

Miuccia conobbe un primo successo grazie alla sua creatività nell'uso innovativo dei materiali, per cui lanciò nel 1985 una linea semplice e moderna di borse di un nero lucido realizzate con il nylon dei paracaduti. La linea riscosse un immediato successo commerciale.

Il primo prêt-à-porter targato Prada fu disegnato da Miuccia Prada all'interno della collezione autunno/inverno del 1989. La linea chiara ed elegante, in netto contrasto allo stile flamboyant( fiammeggiante) delle altre etichette, contribuì ad una vertiginosa crescita in popolarità del marchio. Successivamente a New York venne esposto al prestigioso Moma's l'innovativo zainetto di nylon e questo diede all'azienda la possibilità di espandersi negli Stati Uniti acquistando una nuova fetta di mercato.

L'interpretazione del "brutto" secondo la stilista è ciò che emerge dai capi di Prada a partire dalla borsa fino all'abito di couture. Famosa e rinomata,la stilista continua a riscontrare successo con i suoi abiti caratterizzati da un'eleganza "inusuale" ma anche da una grande comodità e raffinatezza; le borse per donna ripercorrono quelle che sono le caratteristiche della moda pret-a-porter, molto grandi ma allo stesso tempo eleganti.

Il risultato delle recenti collezioni è un evidente contrasto tra la dolcezza e la semplicità delle stampe che adornano i vestiti e la forte carica trash che hanno gli accessori come ad esempio le scarpe, altissime e con la zeppa ma anche rivestite in coccodrillo abbinate a grandi valigie e trolley rosa.

Nel 2006 è stato inaugurato il "Waist Down", una mostra interamente dedicata alle creazioni più belle di Prada. Ora il film Il diavolo veste Prada, con Merryl Streep che fa amare la Moda anche a chi ne è lontano mille miglia, renderà il marchio Prada ancora più ricercato nel mondo: Non solo dell’alta couture.

DOMANDE & RISPOSTE

Se siete ormai convinti che il Diavolo sia un uomo, magari nelle incarnazioni di De Niro o Al Pacino… ricredetevi. E’ una donna, è Meryl Streep. Nei panni della direttrice Miranda Priestly ci mostra cosa significhi realmente manipolare, orchestrare, plagiare e piegare chiunque al proprio volere, ma sempre mantenendo inalterata la sua immensa classe e, ovviamente, il buon gusto.

Signora Streep, come ha fatto a rendere così vera Miranda?

Non è facile essere la depositaria della moda mondiale, l’arbiter elegantiarum, l’unica detentrice del giudizio finale su cosa sia “in” e cosa assolutamente “out”. Per restare sempre in cima alla catena alimentare bisogna saper sbranare chiunque ci si trovi davanti ed incutere una sorta di reverenziale terrore in tutti, ma lasciando intatto il loro bisogno di averti vicino. “Tutti vogliono essere come noi!”, questo è lo slogan che mantiene Miranda rampante, a dispetto dei suoi divorzi, delle sue eccentricità e degli articoli scandalistici che scrivono su di lei. Insomma il mondo della moda è una guerra continua a colpi di taglie e firme, di taglia “40” o “38” a dispetto delle etichette sugli abiti. Se si vuole orbitare in questo mondo sei costretto ad uniformartii. Quindi non bisogna impressionarsi se la mise di una segretaria è più curata di quella di Rambo o se per sopravvivere più che il cibo sono necessarie almeno 20 paia di scarpe diverse.

Ultimamente, recita una donna un po' militaresca, come mai?

Evidentemente questi sono i ruoli che si scrivono per le donne della mia età, dopo i cinquant'anni. Forse la società vede le donne più vecchie in questo modo. Il mio lavoro come attrice è di rendere i personaggi autentici.

Cosa le è piaciuto di questo personaggio? Non pensa che nel finale sia troppo buonista ed eccessivo?

E' possibile che Miranda esista nella vita reale. È vero che la storia sembra un po' una favola, ma la gente come Miranda si trova, anche se in molti casi sono uomini.

Come sceglie i suoi copioni?

A me piace la buona scrittura e questa sceneggiatura l'ho trovata eccellente, e in un certo modo non è poi così lontana dalla realtà nel mondo della moda.

Quanto della sua vita privata sacrifica per la sua carriera?

In genere penso sempre alla mia famiglia, alla mia vita privata e a come si rapportano con la mia carriera, e questo influenza molto la scelta dei copioni: quanto durano le riprese, quanto sono lontane da casa e per quanto tempo…. Per fortuna non ho fatto molti sacrifici. Considero che quando si è pronti ad affrontare la vita nello showbusinness, le sue incertezze, è più facile poi riuscire a organizzarsi e avere il tempo per la famiglia. A me capita spesso di stare anche quattro mesi senza lavorare e occuparmi della mia casa, cosa che in molti altri lavori dove magari hai sole due settimane di ferie, non succede.

In realtà quanto ci tiene alla moda? Quali sono i suoi incubi rispetto alla moda? E quanto tempo ha impiegato per prepararsi a questa conferenza stampa?

Il titolo della mia autobiografia potrebbe essere: il diavolo veste di stracci o di jeans….In realtà mi ha sempre interessato il modo in cui la gente si presenta. Al college mi sono laureata in Design e quindi sono sempre stata affascinata all'idea di sapere come si esprime il carattere delle persone attraverso gli abiti che indossano. Per prepararmi a questa conferenza ci ho messo molto più del solito.

Cosa ne è stato di quegli splendidi abiti che abbiamo visto nel film?

Sono stati venduti all'asta, molti donati dagli stessi stilisti, per creare fondi destinati ad associazioni umanitarie.

Negli anni '60 e '70 i suoi erano ruoli seri e impegnativi, ora invece fa parti più comiche, la sua carriera sta cambiando?

Mi dica lei quali sono i ruoli seri per donne di 50 anni. Io penso che in questo film le intenzioni fossero serie, io mi sono calata nel personaggio molto seriamente, anche se è una parte brillante. La mia coscienza professionale mi fa assumere il compito in modo responsabile, anche per la ragione che c'è sempre qualcosa di incredibilmente profondo nelle cose divertenti.

Il suo ruolo è costruito su una donna inglese, ha mai pensato di cambiare l'accento?

Non ho mai pensato di rendere il mio personaggio inglese, volevo avere piena libertà nell'interpretazione. La maggior parte dei modelli cui mi sono ispirata sono americani, soprattutto dei boss uomini, non alla persona cui è riportato il libro (Anna Wintour direttrice di Vogue America), perché non la conosco.

Scheda del film.

Il diavolo veste Prada

Titolo originale: The devil wears Prada

Nazione: U.S.A.

Anno: 2006

Genere: Commedia

Durata: 109'

Regia: David Frankel

Sito ufficiale: www.devilwearspradamovie.com Sito italiano: microsites2.foxinternational.com/it Cast: Meryl Streep, Anne Hathaway, Emily Blunt, Stanley Tucci, Adrian Grenier, Tracie Thoms, Rich Sommer

Produzione: 20th Century Fox, Fox 2000 Pictures, Peninsula Films

Distribuzione: 20th Century Fox Data di uscita: Venezia 2006

13 Ottobre 2006 (cinema)

Trama:

Arrivata a New York, dopo essersi laureata ed aver trascorso una vita in una cittadina di provincia, Andy, trova lavoro come assistente di Miranda Priestly, la direttrice di una delle più conosciute riviste di moda. Chiunque al suo posto si riterrebbe fortunato, se non fosse per il carattere del suo capo che sa renderle la vita talmente difficile. Dopo il primo colloquio, però Andy, si rende conto che non saranno sufficienti ambizione e determinazione per sfondare nel mondo della moda, così lontano dal suo stile, ma non si darà per vinta ed accetterà la sfida...

Cos’è la Moda?

Dai primi del ‘900 con il futurismo, la moda è entrata a far parte dell’arte. L’abbigliamento determina uno stile di essere al mondo, e questo stile, e proprio perché è uno stile, equivale in qualche modo ad una forma, ad una forma artistica. La moda rappresenta oggi un veicolo di manifestazioni di forme, che vengono indossate da tutti, e pertanto determinano i fondamentali canoni della bellezza o della non bellezza. Queste mutano nel tempo purché si mantenga l’idea forte di forma. L’idea che esistono delle forme che parlano, che comunicano alcuni stili, che aiutano a vivere singolarmente nell’ambito del nostro essere al mondo, del nostro convivere; il senso del rapporto tra arte e società sta proprio nella sapienza di costruire forme che abbiano una loro permanenza storica: forme e materiali che riescano ad esprimere quello che, nelle varie epoche, noi siamo, diventiamo, e vorremmo essere. Negli ultimi tempi gli scambi a gli influssi reciproci tra Arte e Moda sono divenuti sempre più invasivi. Stilisti che espongono in musei con tutte le formalità dell'artista (la mostra di Armani alla National Galerie di Berlino) con una massiccia eco mediatica, per non parlare di tante altre clamorose uscite di 'creativi della moda' al Moma di New York (Prada, per esempio). Tutto risale all’espansione in territori non strettamente pertinenti all'arte operata nel secolo scorso dai futuristi. I fantasiosi gilet di Depero, dai colori sgargianti, assolutamente anticonformisti, sono entrati nella leggenda dell'incontro Arte-Moda. Trascurando utopie e filosofie, sta di fatto che Arte e Moda sono in ogni caso territori contigui, trattandosi di creatività in entrambi i casi. Con Sonia Delaunay, meravigliosa portatrice di pure cromie astratte nell'abito, procede a Parigi negli anni '30 con Elsa Schiaparelli (ispirata dai surrealisti) che amava trasporre sui tessuti e rendere indossabili le stralunate fantasie di Dalì come quelle provocatorie di Man Ray. E nel secondo dopoguerra la Moda penetra nella ricerca artistica di punta come i concetti spaziali di Lucio Fontana, con la collaborazione dell'atelier di Bruna Bini e Giuseppe Telese e anche della triestina Mila Schoen, trapiantata a Milano,diventata, poi, la capitale della moda italiana. Un elemento artistico può “essere sfruttato” all'interno di una società, per un fine di chiaro stampo economico. Infatti, essa è un fenomeno artistico e commerciale, destinato per la sua stessa natura ad essere effimero. E la sua essenza è proprio in questa precarietà. La musica, l’arte, la voglia di infrangere gli schemi: la moda è una combinazione di questi elementi e trae origine dal gusto degli stilisti di innovare e rinnovarsi mettendosi sempre in gioco. La moda é capace di influenzare gli stili di vita e l’estetica della civiltà occidentale, spesso è trasgressiva e provocatoria, con gli stili, le forme e i colori affascina tutti, specie i giovani.

E l’ Hair stylist?

Una chioma fluente bene acconciata fa molto “star”. I capelli sono uno degli elementi “principe” della moda. Lo sanno tutti. Alla Mostra del Cinema di Venezia da molti anni, uno dei suoi sponsor più seri ed accreditati, è la Wella. E’ inutile tessere i suoi meriti. Le donne la scelgono perché davvero cura i capelli, con scrupolo e professionalità, servendosi di tutte le scoperte nel campo tricologico, per migliorare le chiome non solo delle attrici che vengono “coccolate”, ma anche di ragazze e donne di qualsiasi estrazione sociale perché da sempre i “capelli” sani, lucenti, morbidi, ben colorati e ben pettinati, sono sicuramente un qualcosa in più per raggiungere il successo nella vita..

A Venezia, poi, durante la Mostra del Cinema, c’è uno staff strepitoso con Gianni ed altre stylist che rendono “belle” e gradevoli qualsiasi giornalista, anche le più scialbe come noi.

La Wella, non è solo per le star ma per ogni donna che crede che la chioma sia un elemento fondamentale per essere più appariscenti. Basta vedere Meryl Streep che acconciata meravigliosamente, sembra tanto più giovane. E’ quello che fa Wella.

Maria – Elisa- Enrico Marotta. & Antonio De Falco

Maria – Elisa- Enrico Marotta. & Antonio De Falco
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