TUTTI INCANTATI DA KANDINSKY

Kandinsky e l’astrattismo in Italia 1930-1950 - OLTRE 200 OPERE (41 DEL MAESTRO) NELLA GRANDE MOSTRA SULL’ASTRATTISMO A MILANO CURATA DA LUCIANO CARAMEL A PALAZZO REALE (PIAZZA DUOMO, 12 TEL. 02-54.913) E APERTA FINO AL 24 GIUGNO 2007 – L’ESPOS

Kandisky, maestro russo ma tedesco di adozione, all’età di 68 anni, sfiancato dalle pressioni naziste decise di chiudere il “Bauhaus”, la scuola d’arte tedesca in Sassonia dove aveva insegnato per lunghi anni, e accettò l’invito di trasferirsi a Parigi da dove fu indirizzato verso nuove piazze europee tra cui Milano.

Così nel 1934, la città di Milano, nella galleria del Milione nel centro di Brera, ebbe l’onore di ospitare una personale (solo acquarelli e disegni) di Wassily Kandinsky (1866-1944) un grande maestro dalle nuove tendenze artistiche di quegli anni tra le quali primeggiava l’astrattismo.

Ma Milano, come pure l’Italia fascista del tempo, abituata ad altre immagini, rimase perplessa di fronte a questa sua pittura dalle nuove forme colorate e galleggianti nello spazio, tanto che solo un’opera risultò venduta. Seppure la critica fece naufragare la mostra, molti artisti italiani rimasero però come stregati da quella nuova dimensione di pittura, dove la mente era libera di muoversi tra meccanismi logici e fantasia.

E, nonostante il clima dell’epoca “ostile”, o forse anche per questo, nacque un gruppo di pittori astrattisti italiani che fece propria la lezione impartita personalmente dal grande maestro russo.

E proprio su questo tema è stata costruita oggi la mostra “Kandisky e l’astrattismo in Italia 1930-1950” inaugurata dall’assessore Sgarbi. Prodotta dal Comune di Milano e dalla Fondazione Mazzotta è costata oltre un milione di euro ed allinea 210 opere di cui 41 di Kandinsky.

Entrando si parte dai capolavori del maestro e precisamente dalla famosa COMPOSIZIONE VII del 1913: si tratta di un dipinto che a prima vista sembra caotico, ma di fatto in esso le forme ed i colori si compongono seguendo un equilibrio perfetto. Tale dipinto, che richiese 30 disegni preparatori e vari studi ad olio, rappresenta per molti la “summa” dell’opera di Kandinsky. Proseguendo in un percorso che svela la tensione dell’artista a una continua sperimentazione di forme e colori, tra oli su tela, oli su cartone, ma anche acquarelli e chine, colpisce sicuramente l’opera ZIG-ZAG BLANC, venduta (…quasi regalata) dalla moglie Nina ai Musei civici veneziani dopo la Biennale del ’50.

La mostra continua con opere di artisti italiani, tra cui Fontana, Licini, Prompolini, Munari, Soldati, Veronesi, Sottsass, Sartoris, Terragni, Cattaneo, Rho, Radice, Magnelli, Dorfles, Regina, Crippa, Turcato, ecc. che in modi diversi interpretarono la lezione della mostra a Milano, nel 1934, del grande maestro Kandinsky.

Osservando questi capolavori si rimane attratti dall’insieme armonico delle forme e dei colori utilizzati, la cui scelta non avviene mai per caso, ma per una legge fondamentale che Kandinsky chiama “principio della necessità interiore”, come ha ben scritto nel 1910 nel suo libro, uno dei più singolari del secolo, “Lo Spirituale nell’Arte”.

Angelo De Michielli

Angelo De Michielli
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