Sanità. Confronti, spese, qualità. Luci ed ombre

Recentemente è stato pubblicato il rapporto OECD  2014 sulla qualità dei sistemi sanitari dei 34 Paesi appartenenti all’Organisation  for  Economic Cooperation and Development .
Il primo dato è che in Italia la spesa sanitaria continua a diminuire sottoposta ai continui tagli apportati dal Governo per contenere i disavanzi di bilancio.  In termini  reali nel 2013 la riduzione è stata del 3% . Il 9%  è stata la quota di Prodotto interno lordo  italiano relativa alla spesa sanitaria. La percentuale del PIL è più bassa  rispetto ad altri Paesi europei come i Paesi Bassi (11,8), la Francia (11,6) la Svizzera (11,4),la Germania (11,3) e gli Stati Uniti (che ha speso il 17,7 % del Pil  per la spesa sanitaria) . In termini monetari  la spesa pro capite in dollari americani, a parità di potere d’acquisto,  in Italia è stata 3.209 dollari rispetto alla media OECD  di 3.484, siamo al 19 posto, ( - 27% e sull’intera popolazione italiana -17 miliardi di dollari).
Nella riduzione  complessiva della spesa sanitaria ha inciso maggiormente il taglio della spesa farmaceutica, diminuita del 6% nel 2012 e del 14% dal 2008 al 2012, e quello dei posti letto in ospedale.
Nonostante il calo delle risorse per la sanità italiana il nostro Paese si conferma con livelli di aspettativa di vita molto elevati, pari ad una media di 82,3 anni (donne 84,8  e uomini 79,8) La nostra speranza di vita si colloca sopra la media OECD a 80,2 anni ( 77,5 per gli uomini e 82,8 per le donne). L’Italia si colloca al quinto posto nel mondo dopo il Giappone, Islanda, Svizzera e Spagna. Un dato significativo è che all’età di 65 anni l’aspettativa di vita è ancora di 18,7 anni per i maschi e di 22,1 anni per le femmine) .
  Le due principali cause di morte  sono le malattia cardiovascolari (prima) ed il cancro.  Per entrambe le patologie siamo al di sotto alla media OECD : 256 morti per 100 mila abitanti per le malattie cardiovascolari e di 216,4 decessi per il cancro  (rispetto a 296,4 e 213 alla media OECD). Collocandosi però al diciottesimo posto su 34 per le malattie cardiache e al tredicesimo per il cancro.
Per  quanto  concerne i fattori di rischio: fumo, obesità e alcol l’Italia in questi anni ha fatto dei passi in avanti. Nel 2012 il tasso dei fumatori era del  22,1% rispetto al 24,4%  del 2000,un po’ più alto della media OECD del 21 %. Migliori risultati  nella lotta al tabagismo si registrano  in alcuni Paesi nordici (Svezia, Norvegia, Islanda) negli Stati Uniti ed in Australia che hanno ridotto la percentuale di fumatori a meno del 16%.  Per il consumo di alcol con 6,1 l  di consumo procapite siamo sotto la media  OECD che è di 9 litri.  Purtroppo l’obesità registra un trend inverso con un aumento  dall’8,6% del 2000 al 10,4 % del 2012 che lascia prevedere un incremento di patologie croniche quali il diabete e la malattie cardiovascolari  con forti ripercussioni sulla spesa  sanitaria.
I protagonisti della tutela della salute in Italia registrano un trend  differente: mentre  abbiamo 3,9 medici ogni mille abitanti rispetto alla media OECD del 3,2 , il numero  degli infermieri  è sotto la meda con il 6,4 per mille abitanti rispetto alla media  dell’8,8 per mille. E’ da registrare una decisa flessione di personale sanitario negli ospedali italiani.  Non è nota la percentuale di personale amministrativo che opera nel settore sanitario.  Molto significativo è il confronto sul numero di posti letto per acuti in ospedale: nel nostro Paese 3,4 p.l  per mille abitanti contro i 4,8 per mille della media OECD:  solo  dodici anni fa erano 4,7 p.l. . In Italia dal 2000 si è proceduto alla chiusura di 78 mila posti letto ospedalieri.
In conclusione il rapporto OECD delinea un sistema sanitario italiano con luci ed ombre :a fronte di una bassa spesa sanitaria si registrano ancora degli indicatori sullo stato di salute positivi anche se i continui  tagli lineari  riducono lì’offerta sanitaria nel pubblico e la fruizione di servizi sanitari in particolare per le categorie sociali più fragili. Di fronte alle sfide già in atto  e ancora più acute in futuro, pensiamo che nel 2020 il 30%  della popolazione italiana avrà più di 65 anni, è indispensabile un’ inversione di tendenza per una vera riforma del welfare state che ponga al centro i veri bisogni delle persone.
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Gianfranco Cucch
Società