I RACCONTI DI CRISTINA: E’ GIUSTO CHE LA GRANDE CULTURA ARRIVI IN PROVINCIA? E COME È ACCOLTA E DA CHI?

Caterina al Parolario (Como – Lugano, 26 agosto – 10 settembre 2006)

Caterina ha una grande fortuna. Ha memoria, soprattutto per i nomi, e impara ascoltando. La cosa le ha permesso di imparare le lingue con una certa facilità. Grazie al fatto che a scuola stava attenta e a casa preferiva leggere romanzi piuttosto che i testi scolastici è spesso riuscita a bluffare in quei salotti dove basta fare a gara nel citare dei nomi per fare bella figura.

L’aver studiato poco in gioventù le ha però lasciato, giustamente, la sensazione di non sapere mai abbastanza. La sua curiosità quindi è sincera.

Diventata grande le domande e le curiosità sono aumentate, come il gioco del perché, un perché tira l’altro… Ha approfittato quindi di tutte le occasioni che le si sono presentate per cercare di uscire dal baratro dell’ignoranza. Come tante giovani mamme della sua generazione ha partecipato a gruppi genitori, frequentato corsi per casalinghe, assistito a tutte le conferenze organizzate prima dall’asilo poi dalle altre scuole frequentate dai figli. Con i figli è “ritornata” a scuola, cercando di seguirli e aiutandoli a fare i compiti.

Diventata ancora un po’ più grande ha risfoderato la sua professione e si è riciclata ritornando a lavorare, un po’ per necessità un po’ per piacere e voglia di essere partecipe.

Non è un’eccezione Caterina.

Come lei tante altre donne. Le vedeva la sera quando insegnava ai corsi serali, le vede adesso che i corsi serali può finalmente frequentarli anche lei. Una schiera di donne giovani e meno giovani, belle e meno belle, che studiano lingue, frequentano corsi di tutti i genere, affollano conferenze e mostre, viaggiano e imparano.

Non sono tutte spettatrici passive dei vari grandi fratelli, grandi sorelle, sciocchi quiz, o programmi degenerati in cui sfilano pinguini e oche ignoranti e il turpiloquio è la lingua franca.

Per fortuna.

Come i giovani. Non lasciamoci impressionare dall’abbigliamento apparentemente trasgressivo, da piercing e tatuaggi che un po’ ci turbano. Sono magari quegli stessi giovani che leggono più di noi, amano musica e teatro, si preoccupano del loro futuro, si coltivano.

Non sono poi tanti i giovani che guardano sistematicamente i programmi scellerati delle televisioni commerciali. Ormai hanno imparato anche loro a riderne, così come ridono delle pubblicità proposte di continuo e molti riescono a farne anche un’analisi critica.

Come spiegare altrimenti il successo delle tante manifestazioni culturali che ospitano in questa stagione le nostre città. Come spiegare altrimenti l’entusiasmo di tutti quei ragazzi che corrono da un sito all’altro per aiutare ospiti e partecipanti ricevendo come tutta ricompensa, oltre all’onore, una maglietta con la scritta STAFF.

Prendiamo Mantova, ad esempio. Il Festival della Letteratura sta diventando sempre più importante, Caterina avrebbe una gran voglia di andarci, ma non c’è mai riuscita. Però, durante il suo riposino pomeridiano, ascolta sempre la radio che ne parla approfonditamente. Si diverte un sacco.

Poi, avendo questa fortuna di ricordare i nomi, quando ritrova i libri di cui parlano, o sente parlare gli stessi scrittori magari in altra sede, è tutta felice perché le sembra di conoscerli già.

Quest’anno però è fortunata. Anche a Como si è appena svolto un festival letterario e culturale di ampia portata. Il Parolario. Eventi in Piazza, scrittori che presentano i loro libri, spettacoli, concerti. Tutto alla portata di tutti. Non solo a Como perché alcune manifestazioni del Parolario si sono tenute in contemporanea anche a Lugano.

Scrittori, storici, filosofi di fama non solo italiana a disposizione del pubblico, a Lugano, a due passi da casa. Una gran fortuna, di cui naturalmente Caterina non ha potuto non approfittare.

Così l’altra sera è andata a sentire Luciano Canfora che presentava il suo libro “Il Papiro di Dongo”. Come si fa a non restare affascinati da tanta personalità. Quello che sorprende in un personaggio così non è solo la cultura sterminata, la memoria straordinaria (riesce a ricordare persino la pagina del libro in cui appare la citazione che fa), ma l’ironia e la semplicità con cui riesce a presentare gli argomenti impegnativi di cui si occupa ad un pubblico non necessariamente specialista come può essere Caterina, che ha acquistato subito il libro e si è fatta scrivere anche una dedica. Se scrive come parla, ha pensato, il libro sarà certamente avvincente, anche se non è un romanzo ma una rigorosa ricostruzione storica di una vicenda relativa appunto al ritrovamento di un papiro da parte di una spedizione archeologica italiana e alle successive vicissitudini dei personaggi coinvolti. Particolare non trascurabile, la vicenda si svolge dal 1930 al 1950 all’incirca e riguarda il mondo accademico italiano di quel periodo così travagliato.

Il collega di Caterina – latino e greco, presente anche lui alla conferenza – l’ha tranquillizzata perché ha letto il libro ed ha assicurato che vale proprio la pena leggerlo.

E chi c’era la sera successiva? Nientemeno che Carlo Ginzburg, lo storico italiano più noto e conosciuto anche all’estero, appena passato dalla Università di California alla Scuola Normale di Pisa. Ha il merito di avere sviluppato in Italia la microstoria, lo studio, cioè, della storia attraverso le vicende di protagonisti minori, ed ha la capacità di indagare il passato mantenendo sempre un occhio attento al presente.

Altro personaggio davanti al quale bisognerebbe alzarsi in piedi quando lo si ascolta. Lo si segue affascinati per quello che dice, ma come si fa a non ricordare anche che è figlio di Natalia Ginzburg, la scrittrice italiana più amata da Caterina, e di Leone Ginzburg, uno dei dodici professori universitari che non giurarono fedeltà al regime fascista. Uomo di immensa cultura morì, dopo essere stato messo al confino e perseguitato, nel carcere di Regina Coeli nel 1944.

Sentire Carlo Ginzburg che accenna solo di sfuggita alla sua famiglia, alle persone conosciute, è stato per Caterina come toccare un pezzo di storia, e che storia, con mano.

Anche lui ha presentato un libro,”Il Filo e Le Tracce – Vero falso finto”, che attraverso lo studio rigoroso di una serie di casi specifici getta nuova luce sul mestiere dello storico oggi e sul mutevole rapporto tra verità storica, finzione e menzogna.

Comunque avrebbe potuto parlare di qualsiasi argomento che lo si sarebbe ascoltato per ore.

E non solo Caterina, ma, come sempre in queste occasioni, tutto il pubblico, di qualsiasi età, segue queste presentazioni con la stessa attenzione con cui seguirebbe un film di Hitchcock, cercando di non perdere nemmeno una parola, un indizio prezioso.

Ieri sera altro regalo, nientemeno che lo storico Franco Cardini, anche lui personaggio carismatico e affascinante, anche lui storico rigoroso oltre che attento osservatore del mondo contemporaneo.

Insieme a Sergio Valzania, uomo di cultura, cattolico impegnato e direttore di Radio 2 hanno presentato il volume “Le Radici Perdute dell’Europa”. L’opera dei due studiosi ha

“l'intento di riscattare dal passato la memoria di una grande avventura politica, culturale, etica e anche religiosa: quella di Carlo V e dei sovrani che vennero dopo di lui, ultima ipotesi concreta per una unificazione europea la cui realizzazione avrebbe forse evitato la stagione degli stati nazionali e il disastro delle guerre mondiali. In un momento storico nel quale la spinta alla nuova unità europea sembra rallentare, questo libro propone una riflessione su un'esperienza politica dalla quale oggi potremmo avere ancora qualcosa da imparare.”

Anche di questo Caterina ha naturalmente acquistato una copia che si è fatta subito autografare. Non sa quando troverà il tempo di leggere questi impegnativi volumi, però la buona volontà c’è.

Dulcis in fundo, il marito di Caterina è stato particolarmente colpito dalla bellezza della giovane coordinatrice della manifestazione, altro che velina!

Non capisce Caterina perché ci sia sempre chi trova da ridire su tutto senza motivo. Ne ha sentiti di detrattori di queste iniziative, ma non riesce a vedere cosa ci trovino che non va. Perché criticare queste rassegne, che è forse sbagliato chiamare festival, che non fanno che portare la grande cultura un po’ più vicina a casa. La portano in provincia e persino oltre confine, Mantova, Modena, Como, Pordenone, Lugano, e probabilmente altre di cui non si sa ancora. Tutte queste accoglienti cittadine vogliono offrire a chi è interessato un’occasione per migliorarsi senza sobbarcarsi un lungo viaggio, un’occasione in più per pensare.

O forse è proprio questo il motivo delle critiche da parte di chi considera la cultura un feudo, una proprietà invalicabile dai non addetti ai lavori?

Cristina Cattaneo

Cristina Cattaneo
Società