I RACCONTI DI CRISTINA: Caterina, la radio e le amenità elvetiche

Dicono che col passare degli anni si abbia meno bisogno di dormire. Mica vero. A Caterina sembra di fare sempre più fatica ad alzarsi la mattina presto. Capita per fortuna solo due volte la settimana, ma la sera non riesce mai ad andare a letto prima del solito, anzi, e quelle due volte dorme anche male la notte. Ma deve. Così dopo che è suonata la sveglia si trascina faticosamente verso la cucina e lascia che i rituali propiziatori si compiano automaticamente. Accende il fornello sotto la caffettiera già preparata la sera prima e comincia ad ascoltare la radio. Perché la mattina presto ci sono sempre programmi interessanti? Non è giusto, pensa Caterina, posso ascoltarli solo due volte la settimana. Sente molto la radio, appena possibile. Sceglie programmi che altri giudicano magari noiosi. Spesso infatti li ascolta quando può andare a riposare il pomeriggio. Non li trova affatto noiosi, a volte anzi sono così interessanti che le permettono di dimenticare i suoi problemi e riuscire anche ad addormentarsi. Il marito che la ama non capisce come Caterina possa fare tutto, dormire, lavorare, leggere, con la radio accesa. Lui si tappa le orecchie se appena deve concentrarsi su qualcosa. Quelle di Caterina si aprono e si chiudono da sole, automaticamente e la mattina sono l’unica cosa che funziona. I programmi preselezionati sulla radio sono cinque, tre italiani e due svizzeri. Comincia a saltare di qui e di là. La musica è bella, ma è meglio sapere che cosa succede nel mondo. Ecco un giornale radio con solito delitto, la vittima aveva abbandonato il convivente che l’ha inseguita e l’ha ammazzata con sette coltellate. No, per favore non tutti i particolari in cronaca la mattina presto. Ma che notizie sono queste? Hanno ripristinato la festa degli alberi. Questa certamente è meglio. L’influenza alata, una delle tante, ha preso il volo e sta per migrare verso l’Europa. Hanno recuperato i vecchi roccoli fuorilegge per farne dei punti di osservazione e reclutato cacciatori volontari disposti a fare turni di guardia. Bel modo di prendere due piccioni con una fava… Certo, il “birdwatching” è un hobby molto di moda, ma chi se ne frega, pensa Caterina e cambia stazione. Approfondimento internazionale. Si parla di ritiro delle nostre truppe dall’Iraq. Ne parlano come se stessero facendo una partita a scacchi. No, troppo raffinati gli scacchi, ogni mossa richiede lunghe riflessioni. Stanno giocando coi soldatini, pensa Caterina, quelli di piombo o di stagno, che si scioglievano con un po’ di calore. Anche ai suoi fratelli piacevano i soldatini. Che bello quando avevano l’influenza! Potevano stare a casa da scuola, essere un po’ coccolati e soprattutto giocare tutto il giorno alla guerra! Le pieghe delle coperte erano le montagne o il deserto, a seconda del caso. Ci volevano ore per spostarli tutti da una parte all’altra del letto. Quando i bambini di Caterina erano piccoli c’era stato un periodo che le sorprese degli ovetti Kinder erano dei soldatini di metallo. Ci sono ancora tutti, conservati religiosamente in una scatola di latta. Nessuno in casa però gioca più ai soldatini. Tutti diventati grandi. In questi momenti riemerge il femminismo anarchico di Caterina. Ma possibile? Possibile che certi uomini, persone di genere maschile intende, non crescano davvero mai? Sempre occupati a giocare. Soldatini. Monopoli. Bilioni di miliardi a me, bilioni di miliardi a te. No, gli zeri sono troppi, togliamone un po’. Che belli i nuovi soldini! No, manca il soldino da uno scudo, bisogna stamparlo, dice il ragazzino che tiene il banco, così sembra di averne di più. No io voglio vecchi talleri, erano molto meglio, erano molti di più, avevano più zeri, ribatte l’avversario. No, non ci si può trastullare con monopoli o i soldatini la mattina presto, pensa disgustata Caterina. Passa al giornale radio svizzero, dove almeno gli italiani sono liberi di parlare male dei loro governanti. La politica svizzera è meno divertente, e i sudditi elvetici sono sempre piuttosto rispettosi almeno nei toni. Ma è tardi per le notizie politiche. Tocca alla cronaca regionale. Si è svolta a Lugano l’asta per l’assegnazione delle targhe a due o tre cifre o comunque personalizzate. Questo genere di notizie colpisce sempre Caterina, che ha avuto un imprinting assolutamente italiano. Cerca di immaginarsi un’asta all’ispettorato della motorizzazione o all’ACI per avere una targa col numero preferito. Magari il codice del Bancomat, così non lo si dimentica. Otto, parola palindroma. Sei sei sei, numero magico evocativo di visioni apocalittiche. Sei uno zero, come dire asino chi legge. O ancora, altri numeri di ispirazione biblica. Trentatré, bel regalo per il dottore neolaureato. Chissà, forse c’è chi ha appena vinto al lotto e vuole ricordare degnamente il felice evento comprandosi la targa col numero fortunato. Perché no, si potrebbe pensare ad una cabala delle targhe, o a una tombola delle targhe, che è anche il gioco che i genitori fanno fare ai bambini per tenerli tranquilli durante i viaggi in macchina. Purtroppo non ci sono più le sigle delle città, con cui imparavamo a leggere e anche un po’ di geografia. Caterina può ritenersi fortunata, ha una targa di cinque cifre, la stessa da quando è venuta ad abitare in Svizzera, più di vent’anni fa. Adesso ci si è affezionata. Amenità elvetiche, pensa, ma a quest’ora del mattino non ha voglia di giocare con le automobiline e sta di nuovo per cambiare stazione quando sente la frase a chiusura del reportage sull’asta delle targhe. “Il ricavato sarà destinato al finanziamento della campagna per la prevenzione degli incidenti stradali”.

Hai capito.

Proprio l’altro giorno a scuola erano venuti dei maestri di guida del Touring Club Svizzero a sensibilizzare i ragazzini di dodici, tredici e quattordici anni, ciclisti e futuri ciclomotoristi sulle più frequenti cause di disgrazie. Mai visti i suoi scolari così attenti. Soprattutto quando l’istruttore ha dato una martellata in testa a un ragazzino che si era offerto volontario. Prima però gli aveva fatto indossare ed allacciare il casco. Quando ha minacciato di dare la martellata in testa ad una ragazza senza casco si è levato un urlo di terrore da tutto il pubblico presente. Ieri un allievo, di solito un po’ pigro. le ha ripetuto per filo e per segno tutto quello che ha detto il bravo istruttore. Chissà forse domani si porterà anche lei un martello, pensa Caterina, spegnendo finalmente la radio e preparandosi ad affrontare la faticosa giornata che l’aspetta. Mai sorridere delle amenità elvetiche.

Cristina Cattaneo

Cristina Cattaneo
Società