La fratellanza e l’umanità disconnessa

di Maria de falco Marotta
Papa Francesco ha inviato- giorni fa- un messaggio alla Civiltà Cattolica e alla Georgetown University in occasione di un seminario sulla civiltà dell’incontro, e il papa ha sottolineato l’assurdità di questa nostra epoca. Nell’iperconnessione che viviamo, siamo tutti disconnessi. Così la connessione tecnica diventa strumento di una disconnessione conflittuale tra culture, popoli, individui e ognuno, afferma Bergoglio, lo può constatare nella sua quotidianità. Per far capire meglio il concetto, ha richiamato la figura geometrica del poliedro, che ha tante facce, ma ognuna differente dall’altra, così anche la globalizzazione dovrebbe essere rispettosa delle differenze, come nel poliedro, figura unica ma in cui tutti i lati sono diversi. Per alcuni questa figura spiega bene l’idea di “mano”, che è una ed è fatta da cinque dita, tutte diverse.
In realtà si vuol far capire che – secondo il Vangelo- siamo tutti fratelli e sorelle e l’enciclica ci stimola ad un rinnovato slancio d’amore, che sia capace di compassione, di tenerezza, di attenzione, di perdono, e che generi fraternità, spalancando il cuore alle esigenze del Vangelo.
Una fratellanza che tenga positivamente conto della molla mimetica non è sferica, non elimina le differenze: “Non è bene che l’uomo sia solo”, indica la verità più profonda dell’essere umano, “l’essere stato creato per uscire da se stesso, per incontrare l’altro. “La fraternità è la presa di posizione più efficace contro la “cultura dello scarto” e il Covid ha solo inasprito situazioni di sfruttamento che si protraggono da secoli”.
Al termine dell’incontro padre Antonio Spadaro ha sottolineato: “È interessante come “Fratelli tutti” (l’enciclica di papa Francesco), in incontri come questo testimonia, venga metabolizzata e declinata nei suoi molteplici effetti culturali, sociali e politici, che investono l’intero mondo. È un tornare alle origini, cioè a un vangelo che fermenta il mondo, indifferentemente dalle culture di provenienza e dai credi religiosi. Penso che ci sia molto da riflettere sul fatto che il ripensamento, oggi, delle basi del vivere civile, nella pace e nella fratellanza, venga da un leader spirituale e non politico. E che susciti, in così diversi ambienti culturali, un così vivo interesse, partecipazione e affezione”.

Maria de falco Marotta
Società