I RACCONTI DI CRISTINA: FRA STORIA E LEGGENDA LA FAVOLA DEL RE CHE SCRIVEVA LA LEGGE SULLE PIETRE. IN INDIA, DUEMILATRECENTO ANNI FA

C’era una volta un re…. raccontami una storia…

C’era una volta un bambino, piuttosto brutto, figlio bastardo di un re. Divenne re anche lui, però, dopo aver fatto assassinare i suoi fratelli, che erano tanti. Divenne un re molto potente, conquistò altri regni e altre terre, dopo battaglie cruente e feroci. Il suo nome era Ashoka, che significa “senza dolore”. Viveva in quello sterminato paese che noi chiamiamo India. Era il terzo secolo prima di Cristo. Discendeva da un generale greco che aveva seguito il grande Alessandro nella sua avventura indiana, Seleuco. E se oggi noi sappiamo qualcosa di quel paese in quei tempi lontani lo dobbiamo proprio ai viaggiatori greci, che amavano ricordare e raccontare ciò che vedevano nei loro scritti.

Divenne potente Ashoka, molto potente. Tuttavia, come tanti grandi personaggi della storia, dopo una battaglia vinta sì, ma con un esorbitante costo in vite umane, la battaglia di Dhauli per la conquista di Ralinga, l’odierna Orissa, ebbe una conversione che trasformò non solo la sua vita ma quella di tutto il suo paese.

Oggi diremmo “si è fatto buddista” oppure “è diventato testimone di Geova”, o ancora “si è convertito”, di solito sottintendendo “al cristianesimo”. Fedi di cui si parla, i cui predicatori sono presenti sul territorio. Anche Ashoka probabilmente sposò il buddismo, che non era però ancora così importante e diffuso. Chissà, forse se avesse conosciuto il cristianesimo, sarebbe diventato cristiano, come San Paolo.

Ma attenzione, Ashoka aveva un bisnonno greco, e Alessandro non aveva forse conquistato l’India, ma vi aveva portato tanta cultura greca e noi dovremmo sapere che cosa vuol dire.

Ashoka infatti non si dichiarò mai apertamente buddista, forse la definizione non c’era ancora, ma volle mettere in pratica il suo sogno. Il sogno “del sovrano universale, come dice Piero Citati in un bell’articolo apparso su Repubblica del 13.02.03, che si oppone alla violenza della storia e proclama al popolo il suo dhamma”.

Difficile definire il dhamma. Ancora secondo Piero Citati “dhamma è il fondamento nascosto dell’universo, che il sovrano deve scoprire: la legge, che indica a ognuno i doveri morali, religiosi e sociali: la dottrina del Buddha: il dominio di sé, la compassione, la reverenza, la venerazione verso gli altri esseri umani che ogni buddhista deve provare, sebbene sappia che gli altri (e lui stesso) sono soltanto ombre vuote. Quando promulgò il Dhamma, Ashoka cercò di non accentuarne i colori buddhisti. La sua legge era rivolta a tutte le religioni dell’India e del mondo: a tutti i popoli, a tutte le classi e le caste, anche le più infime.”

Ma come avvenne esattamente la conversione?

Sembra che la vista di tutte le creature sofferenti e ferite a morte, uomini ed animali, sul campo di quella battaglia peraltro vinta, lo sconvolse a tal punto da trasformarlo radicalmente. Ma come?

Ashoka era il re, Ashoka era il potente. Ashoka governava su un impero immenso. Ashoka era in contatto con altri re, altri regni. I suoi ministri, i suoi funzionari, divennero messaggeri di pace, operatori di bene, dal primo all’ultimo. Furono sguinzagliati per tutto l’impero e anche oltre per trasmettere il suo dhamma.

Maestro ante litteram dell’arte della propaganda fece iscrivere i suoi insegnamenti su pietra.

Qualcun altro in tempi più recenti ha fatto scrivere terribili slogan sui muri, quali “Spezzeremo le reni al nemico” “E’ l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende” “Credere, ubbidire, combattere”.

No, Quasi duemilatrecento anni fa Ashoka, tormentato dal rimorso per il male compiuto, faceva scrivere ben altro sulle stele di pietra diffuse in tutto il continente indiano, dall’odierno Afghanistan, al Pakistan e fino all’isola di Sri Lanka.

Vale la pena leggere alcune di queste scritte

… Il Dhamma è bene, ma che cos’è? Comprende: poco male, molto bene, gentilezza, generosità, sincerità e purezza…. … la felicità in questo mondo è difficile da raggiungere senza amore per il Dhamma, autoanalisi, rispetto, paura del male e tanto entusiasmo…

…Spesso le persone vedono solo le loro buone azioni e non vedono quelle cattive. Non dicono “ho commesso un atto cattivo” oppure “questo è male”. Dovrebbero invece dire “sono queste le cose che portano al male, alla violenza…” e per contro “ questo porta alla felicità in questo e nell’altro mondo”…

…E’ mio desiderio che ci sia uniformità nella legge e nei giudizi. I condannati a morte avranno tre giorni durante i quali i parenti potranno appellarsi per salvare la loro vita. Se non ci sono appelli i prigionieri in questi tre giorni potranno fare doni o digiunare, per guadagnare meriti e prepararsi per l’altro mondo.

Nei ventisei anni dalla mia incoronazione sono state concesse venticinque amnistie..

Il re Piyadasi, Amato-dagli-Dei, pensa che anche chi sbaglia dovrebbe essere perdonato. La punizione può essere necessaria, per portare al pentimento e alla vergogna di chi ha commesso il male, non per ucciderlo. Il re auspica moderazione ed imparzialità nel giudicare..

…Questi (ed altri) animali sono protetti: pappagalli, anatre selvatiche, pipistrelli, api regine, porcospini, cervi, asini selvatici, piccioni domestici e selvatici, … e tutte le creature a quattro zampe che non sono né utili né commestibili. Le femmine che allattano i cuccioli e i cuccioli sono protetti

Non si devono castrare i galli, così come non si devono castrare altri animali nei giorni di festa…

Lungo le strade ho fatto piantare alberi che diano ombra a uomini e animali, ho fatto costruire pozzi per dissetarli. Ho fatto coltivare piante medicinali per uomini e animali anche là dove queste non crescevano.

…C’e stato progresso e il progresso continuerà rispettando madre e padre, gli anziani, i religiosi, gli asceti, i poveri e gli afflitti e persino i servi e i dipendenti.

Il progresso è stato ottenuto in due modi. Con la legge e la persuasione. Delle due la seconda è stata la più efficace. Le regole imposte si riferiscono agli animali e anche ad altro, ma è con la persuasione che si può evitare di far del male o uccidere altre creature viventi.

…Come si possono assicurare benessere e tranquillità al popolo? Mi preoccupo dei miei parenti, dei miei vicini, delle persone lontane, cosicché io possa condurli alla felicità. Faccio lo stesso con tutti i gruppi.

…Ho onorato tutte le religioni. Ci dovrebbe essere crescita nei fondamenti di tutte le religioni. La crescita può avvenire in molti modi, ma alla base di tutti c’è la limitazione della parola, non elogiare troppo la propria religione o condannare quella degli altri senza una buona causa. E se ci fosse un motivo di critica, esporlo in modo garbato.Si dovrebbero ascoltare e rispettare le dottrine professate dagli altri. Il contatto fra le religioni è una buona cosa. Il re Piyadasi, Amato-dagli-Dei, desidera che tutti siano bene informati sulle dottrine delle altre religioni.

Nero su bianco. Oggi si direbbe così. Sì tutti questi principi sono stati messi nero su bianco dall’imperatore Ashoka, tormentato dal rimorso. O meglio incisi nella pietra. E sono rimasti, anche se per centinaia di anni non se ne era più parlato, se non nelle leggende. Ma si sa, le leggende hanno sempre un fondamento di verità. Così quando nell’ottocento in India è rinato l’interesse per gli antichi testi buddisti, hanno cominciato ad essere riportate alla luce e studiate queste antiche iscrizioni. Nel 1837 uno studioso anglo-indiano, James Prinsep, riuscì a decifrare una scritta su un’antica stele a Dehli. Solo nel 1915 si riuscì a stabilire che il leggendario re Ashoka e il re Piyadasi, Amato-dagli-Dei, fossero la stessa persona. Nel 1958 a Kandahar in Afghanistan fu scoperta una stele recante le scritte in greco e in aramaico, la lingua franca del tempo. Piange il cuore pensare a quante altre stele portatrici di altri messaggi di pace giacciano ancora in quel tormentato paese, ammesse che non siano state distrutte durante le innumerevoli guerre.

Si ritiene che le stele e i monumenti fatti erigere ed incidere da Ashoka siano quasi 85.000.

I più famosi sono il Capitello dei leoni e la stupa (tempio buddista) di Dhamek, si trovano a Sarnath, presso Benares. Anche la ruota presente nella bandiera indiana si trova spesso su queste stele. Si tratta dalla Chakra di Ashoka, la Ruota della Vita e dell’Ordine Cosmico, con ventiquattro raggi, ognuno dei quali ha un significato spirituale.

Ecco, la storia è stata raccontata. E la morale?

C’era una volta un re….

Cristina Cattaneo

Cristina Cattaneo
Società