“La mafia al tempo del covid” il tema analizzato e severamente approfondito a Morbegno, ma leggibile nel web

Personaggi di spicco: magistrato dott.ssa Dolci, Prefetto dr. Pasquariello, Don Ciotti di Libera, Don Fognini di Libera-Morbegno - web: www.facebook.com/liberamorbegno/live/

Si comunica che nella serata di mercoledì 18 novembre 2020 si è tenuta una videoconferenza in diretta streaming avente ad oggetto: “La mafia al tempo del covid”. L’incontro, tuttora fruibile al link https://www.facebook.com/liberamorbegno/live/, ha celebrato il terzo anniversario di attività del presidio morbegnese, intitolato alla memoria di Piero Carpita e Luigi Recalcati, vittime innocenti cadute per mano della mafia il 15 settembre 1990.
Alla conferenza ha partecipato un personaggio di primo piano, direttamente esposto nella lotta alla criminalità organizzata di tipo mafioso, la dott.ssa Alessandra Dolci, Procuratore aggiunto della Repubblica e capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano. Inoltre, sono intervenuti, il Prefetto di Sondrio Salvatore Pasquariello, il fondatore e Presidente di Libera don Luigi Ciotti e don Diego Fognini, referente del presidio Libera di Morbegno.

La riunione, moderata dal coordinatore di Libera Informazione Lorenzo Frigerio, si è aperta con un intervento di don Diego Fognini che ha voluto ripercorrere quanto fatto nei tre anni di attività del presidio di Morbegno. Nello specifico, l’opera svolta in provincia ha mirato a sensibilizzare gli studenti attraverso una serie di incontri nelle scuole. Inoltre, l’attività intrapresa da don Diego proseguirà nell’intento di informare tutto il tessuto socio-economico valtellinese sui rischi derivanti dall’infiltrazione di tipo mafioso nell’economia.

In seguito è intervenuto don Luigi Ciotti tramite un video messaggio poiché, a causa di un impegno sopraggiunto, non poteva presenziare alla conferenza. Il Presidente di Libera ha ribadito l’importanza di non sottovalutare il pericolo di infiltrazioni mafiose nell’economia legale, riservando a queste consorterie parole particolarmente dure e definendole appunto “parassiti che distruggono la società infettando la nostra democrazia”.

In rappresentanza delle Istituzioni è intervenuto il Prefetto di Sondrio che con un breve ma esaustivo resoconto ha voluto fornire uno spaccato della situazione attuale. Più precisamente il dott. Salvatore Pasquariello, dopo aver rivolto un pensiero ai parenti delle vittime di mafia alla cui memoria è dedicata la sezione di Libera Morbegno, ha esposto i pericoli derivanti dall’infiltrazione delle mafie nel tessuto produttivo, particolarmente amplificati dall’attuale emergenza legata alla pandemia da Covid-19. Il Prefetto, partendo dalla direttiva emanata dal Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ed avente ad oggetto “Emergenza Covid-19. Monitoraggio del disagio sociale ed economico e attività di prevenzione e contrasto dei fenomeni criminosi e di ogni forma di illegalità”, ha riferito come in provincia di Sondrio l’attività delle Forze dell’Ordine da lui coordinate abbia trovato un valido supporto in uno strumento attivo presso le Prefetture, ossia la Conferenza Provinciale Permanente. Le riunioni della citata Conferenza, suddivisa per sezioni, hanno permesso di avviare un’attività di ascolto, dialogo e confronto con tutti gli attori istituzionali, i rappresentanti delle categorie produttive, le parti sociali e il sistema finanziario e creditizio. Tale opera, ha sottolineato il Prefetto, è propedeutica all’intercettazione di ogni segnale di possibile disgregazione sociale ed economica e costituisce, inoltre, un valido supporto che permette alla Prefettura di esaltare il suo ruolo di centro di mediazione sociale.

Dopo il Rappresentante del Governo è intervenuta la dott.ssa Dolci, Capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, un magistrato che da oltre 20 anni indaga sulle infiltrazioni delle mafie, soprattutto della ‘ndrangheta, in Lombardia. Il Procuratore aggiunto ha suddiviso il suo intervento in due parti, dapprima ha introdotto il tema delle mafie dal punto di vista del loro insediamento storico in Lombardia, che in gergo investigativo si definisce “colonizzazione”; la seconda parte è stata, invece, dedicata alla situazione attuale ed in particolare ad alcune delicate indagini che hanno ribadito come la presenza delle mafie al Nord sia ormai consolidata.
Per quanto riguarda l’excursus storico, la dott.ssa Dolci ha riferito che i primi insediamenti dell’ndrangheta risalgono agli anni ’60 e hanno interessato la zona del comasco, della Brianza e ovviamente Milano e hinterland. La mafia agli albori era composta da una consorteria di gangsters che agivano con metodi particolarmente efferati e cruenti, suscitando sdegno e disprezzo nella società civile. Infatti, i principali reati cui erano dediti i sodali consistevano in omicidi, rapine e sequestri di persona a scopo di estorsione (in soli 10 anni si consumarono 150 sequestri). Questo modus operandi, che era particolarmente inviso alla popolazione, è mutato a metà degli anni ’90 quando è iniziata una vera e propria metamorfosi della ‘ndrangheta. Infatti, la mafia ha ridotto sempre più le azioni ad alto impatto emotivo per mimetizzarsi nel tessuto economico-produttivo lombardo. Più nello specifico, la ‘ndrangheta ha assunto una duplice veste, da un lato il volto formale e pulito, celato dietro un’impresa o un’attività legale; dall’altro non ha abbandonato, tuttavia, i vecchi metodi fatti di intimidazioni, corruzione, evasione e più in generale di soprusi. Si è anche realizzato un triste presentimento dell’ex Sindaco di Giussano, comune in provincia di Monza-Brianza, il quale temeva che il peggio del Sud Italia (la mafia) si unisse al peggio del Nord Italia (l’imprenditoria dedita alla corruzione e all’evasione fiscale). La dott.ssa Dolci ha citato anche alcuni esempi concreti di infiltrazione in aziende lombarde, raccontando di come i mafiosi, definiti in gergo “calabrotti” (per assonanza con il termine “calabresi”) riescano a risolvere tutti i tipi di problemi degli imprenditori, naturalmente con i loro metodi illegali. Questi aiuti che vengono dati ad aziende in crisi in realtà sono solo uno specchietto per le allodole, poiché gli svantaggi superano di gran lunga i vantaggi di tale commistione. L’imprenditore a poco a poco diventa totalmente succube della mafia e, in sostanza, si trasforma in un suo prestanome, con tutte le conseguenze del caso (associazione esterna).
La seconda parte dell’intervento della dott.ssa Alessandra Dolci si è concentrata invece sull’attuale situazione emergenziale legata alla pandemia da Covid-19. Il magistrato ha riferito di come le mafie abbiano “fiutato l’affare” dietro al grande business della sanità, rammentando che nemmeno la provincia di Sondrio è immune da questi tentativi di infiltrazione. Invero, in passato questa terra è stata lambita da alcune indagini della D.D.A. di Milano. Occorre quindi monitorare con attenzione le iniezioni di liquidità nelle aziende in crisi, garantendo la tempestività della risposta statale alla crisi con la necessità che le operazioni economiche si svolgano nell’ambito della legalità. Preoccupano le recenti scoperte investigative che hanno dimostrato come la ‘ndrangheta si sia infiltrata in alcuni settori del turismo particolarmente in difficoltà, ma anche in aziende che commercializzano test anti-Covid, mascherine e in generale presidi sanitari. Le consorterie criminali calabresi sono diventate maestre nell’evasione fiscale, sebbene non abbiano alcuna familiarità con le nozioni di carattere societario-aziendalistico; infatti, le stesse si avvalgono della collaborazione di prestigiosi e stimati professionisti che conoscono nel dettaglio tutte le pieghe della normativa di settore e riescono quindi a far realizzare alla mafia notevoli guadagni. Emblematico è il caso di una società, sulla quale si sono concentrate le indagini della dott.ssa Dolci, che aveva un capitale sociale di 500 euro e improvvisamente lo ha aumentato passando a 1 milione di euro, attraverso il conferimento di un titolo obbligazionario falso. Questa operazione era finalizzata a garantirsi i benefici previsti da uno dei recenti D.P.C.M. in materia di misure anti Covid che prevede la creazione di un credito d’imposta in caso di aumento del capitale sociale entro il 31 dicembre 2020. La criminalità organizzata ha approfittato della crisi innescata dal Covid attraverso il reperimento di presidi sanitari, ad esempio mascherine, da vendere a prezzi maggiorati. Ma anche manifestando interesse nei confronti di società e piccole aziende attive nel settore di servizi cimiteriali e delle pompe funebri, oppure in possesso di autorizzazioni per l’attività di sanificazione degli edifici. L’attenzione della criminalità organizzata si è dunque concentrata su servizi essenziali diventati particolarmente vantaggiosi. Tra questi anche lo smaltimento dei rifiuti Covid raccolti dalle abitazioni in cui sono presenti soggetti malati per i quali è essenziale il monitoraggio della catena di smaltimento, potendosi trattare di materiale teoricamente ancora infetto. Oggetto di attenzione sono state inoltre le varie forme di finanziamento predisposte dal governo a supporto delle categorie più in difficoltà (risorse stanziate attraverso i vari decreti “Liquidità”, “Rilancio”, “Cura Italia”) che hanno previsto l’immissione nel circuito economico di somme di denaro a fondo perduto, o finanziate dal sistema bancario, ma con garanzia pubblica. Anche su questo fronte la criminalità organizzata ha agito rilevando società sostanzialmente inattive attraverso le quali richiedere somme di denaro relativamente contenute con tranches non superiori a 25 mila euro l’una, così da non correre il rischio di far scattare controlli più approfonditi

In definitiva l’incontro ha offerto un’esaustiva panoramica sull’esecrabile fenomeno delle infiltrazioni mafiose in Lombardia, ma, soprattutto, ha dimostrato che le mafie sono in grado di cambiare in modo repentino senza cambiare tuttavia la loro natura più profonda. Esse hanno dimostrando dinamismo e pragmatismo, proprio come si evince dalle nuove opportunità e dai nuovi appetiti generati dal Covid-19.
Volendo trarre alcune conclusioni dagli importanti contributi offerti dai relatori che hanno partecipato all’incontro, anche facendo riferimento a loro pregressi interventi, è possibile affermare che le Pubbliche Amministrazioni, per arginare questo fenomeno, devono informare e sensibilizzare sempre più la collettività. La promozione di incontri sul tema della legalità fa capire ai cittadini che le istituzioni ci sono e di loro ci si deve fidare. Per questo devono con chiarezza prendere le distanze da soggetti criminali. Cosa che non sempre avviene; talvolta, infatti, è stato documentato come nel corso di competizioni elettorali, il candidato di turno chiedesse i voti alla ‘ndrangheta. I sindaci, invece, devono essere la prima linea del territorio anche rispetto alla gestione dei beni confiscati alla criminalità, che vanno curati e riutilizzati. Questo perché disporre di un bene sottratto all’uso delle cosche e lasciarlo andare in malora rappresenta un segnale negativo, che indica la mafia come vincente. I cittadini devono invece vedere che quel bene, che era dei mafiosi, ora è utilizzato a fini sociali.

L’incontro si è concluso con un saluto di don Diego Fognini che ha auspicato di poter tenere il prossimo appuntamento in presenza, per poter approfondire ancora una volta questi temi tenendo così alta l’attenzione dell’opinione pubblica.

Sondrio, 26 novembre 2020

Società