I RACCONTI DI CRISTINA: Caterina è andata alla conferenza.

E’ piccola la città in cui vive la signora. Piccola ma ricca. E dove c’è denaro in genere c’è anche cultura. Per chi la cerca, naturalmente. Banche e casinò sono i moderni mecenati, inutile negarlo, che ci piaccia o no. Tanto vale approfittarne, pensa la signora recandosi alla conferenza del Famoso Giornalista. Seguirà un rinfresco offerto dalla Banca Rossi. Non è un nome di comodo, c’è davvero la famiglia Rossi, i bambini di un’amica sono andati a scuola coi bambini Rossi, proprio quei Rossi. L’Aula Magna dell’Università, orribile bunker progettato dal Famoso Architetto, è gremita di curiosi. Ci sono giovani aspiranti giornalisti, qualche politico accompagnato da avvenenti fanciulle, colleghi giornalisti con la g minuscola, parecchi pensionati frequentatori di corsi serali, signore di mezz’età assetate di cultura. La signora fa probabilmente parte di quest’ultimo gruppo.

Il Famoso Giornalista è presentato da un Collega un po’ meno famoso, solo un poco più giovane. Niente male, pensa C. osservandolo. Occhi scuri, sguardo dolce. Caterina lo conosce solo di nome perché si rifiuta di leggere il quotidiano per cui il bel giovane lavora.

L’aspettativa in sala è grande, a giudicare dall’espressione compiaciuta del pubblico in sala. Sono poche in fondo le occasioni di vero divertimento. Stonano in prima fila le sedie vuote con lo schienale coperto da un foglio bianco, come le carrozze di prima classe d’antan, o ci sono ancora? Solo pochi fogli sono caduti per terra fra l’indifferenza generale. Recano la scritta “Riservato”.

Il Famoso Giornalista, titolare della più famosa “column” italiana, noto per il suo “sense of humour”, ringrazia il Collega meno famoso per la generosa presentazione. Che curriculum, che successi. Premi, citazioni, e perfino caricature. La diapositiva proiettata dal beamer sul maxischermo alle spalle degli oratori riporta infatti una gustosa caricatura del Nostro. Veramente si potrebbe leggere anche il titolo della conferenza, ma teme, Caterina, che nessuno sia particolarmente interessato all’argomento trattando. Infatti dopo soli due giorni non se lo ricorda più nemmeno lei. Deve controllare sull’invito.

Il Famoso Giornalista comincia a parlare. Il pubblico lo ascolta a bocca aperta, ogni tanto ride, un paio di volte lo interrompe con un applauso a scena aperta. Quando però il Nostro si dimentica la regola fondamentale insegnatagli dal suo Maestro “mai usare paroloni” ed usa inavvertitamente la parola “ossimoro”, Caterina si ritrova quasi sola a ridere rumorosamente.

L’intrattenimento è gratis, l’intrattenitore intelligente. Il tema è probabilmente svolto con cura e tutti sono soddisfatti. I tempi sono rispettati, altro segreto per un sicuro successo.

Il Famoso Giornalista è stanco, ma non lo dà a vedere. Lascia quindi volentieri la parola al pubblico adorante, che stanco non è proprio. Anzi. Come se gli fosse stata somministrata una sostanza eccitante. Anche la signora è rimasta affascinata, pur non riuscendo a ricordare tutte le cose interessanti che sono state dette. Purtroppo il “question time” - tempo per le domande – si è aperto con un intervento del Giornalista di Provincia. Ricorda Caterina come Maurizio Costanzo avesse detto tanti anni fa: “non c’è niente di peggio di un intellettuale di provincia”. Tremenda verità. Il Giornalista di Provincia, con il suo mono-tono, parla a lungo ascoltandosi compiaciuto, mettendo qui e là una parola tra virgolette e l’immancabile citazione latina che nessuno capisce. Il Famoso Giornalista che è stato a scuola da Donna Letizia ascolta col rispetto dovuto ad un collega anziano. Riesce a rispondere? Nessuno lo sa perché nessuno ha ascoltato la domanda. Comunque la risposta è convincente e suscita ilarità anche da parte dell’interrogante, che è riuscito a tenere il suo piccolo comizio.

Alla domanda del secondo interlocutore il Nostro supera se stesso. Si fa ripetere la battuta e chiede addirittura nome e cognome del Fortunato. Che invidia. Era bella la battuta: “La verità non esiste, ma le bugie sì, e, aggiunge il Nostro, chi le dice lo sa”.

Nessuno ha più domande intelligenti da porre, quindi tutti veleggiano verso il generoso aperitivo. Il marito della signora ha un altro impegno e se ne va. La figlia della signora le suggerisce di chiedere l’autografo al Personaggio. Perché no, pensa Caterina, però mi sono dimenticata il libro da fargli firmare. Potrei fargli firmare il libro che sto leggendo, l’ho nella borsa, tanto per vedere se è così spiritoso come si dice. Non è molto in tema con la conferenza, ma è un bel libro, molto bello.

Disciplinata, la signora si mette in fila e attende il suo turno. Il Giornalista di Provincia si intromette incurante delle regole, apostrofa il Nostro col “tu” riservato ai colleghi e lo monopolizza di nuovo chiedendogli indirizzo e numero di telefono privati. E’ davvero bene educato il Famoso Giornalista, pensa la signora mentre aspetta pazientemente. Davanti a lei c’è una coorte di ragazze, tutte molto carine ahimè, che confessano la loro aspirazione a diventare giornaliste. Alcune sono davvero pedanti.

Per ingannare l’attesa Caterina si rivolge al Collega Meno Famoso, ma altrettanto cortese. Così cortese che Caterina - anche lei sotto l’effetto della sostanza eccitante spruzzata durante la conferenza – riesce a chiedergli perché lavora proprio per quel giornale, se non ha intenzione di cambiare o se il giornale cambierà padrone. Il poveretto riesce a non rispondere con un sorriso, e lei quasi per consolarlo aggiunge, “La capisco, dopotutto anch’io insegno in una scuola privata.”. Poi se ne va, stufa di aspettare. Ancora adesso Caterina non riesce a capacitarsi. Ma come ha potuto, come si è permessa, cosa le è saltato in testa per parlare così a uno sconosciuto? Non le era mai successo.

Nella sala dell’aperitivo, ormai completamente priva di autocontrollo, accaldata e assetata, Caterina chiede ad un tranquillo signore, “scusi, dove si può trovare da bere?” Impietosito il tranquillo signore le indica il banco con le bevande. Ristorata e più calma, la signora si avvia finalmente verso l’uscita. Qualcuno le chiede, ha trovato da bere? E’ il tranquillo signore di prima. Sì grazie, risponde lei, ormai tornata in sé. “Ma lei è italiana?” Vuole attaccare discorso, pensa Caterina. Perché no, pensa ancora, dopotutto non ho fretta. La conversazione continua fitta. I due scoprono conoscenze in comune, oltre al biglietto da visita si scambiano informazioni e promesse d’aiuto, dopotutto sono tutti e due italiani all’estero, come l’80 per cento dei presenti in sala. Il signore racconta delle sue precedenti esperienze nel servizio diplomatico in nazioni più esotiche e si informa sul rapporto stipendio - costo della vita in questo lindo paese. Caterina non ha problemi a confessargli il suo non lauto stipendio di insegnante. Il piacere di trovarsi fra compatrioti. Solidarietà fra emigranti oblige.

Si congeda infine la signora, ed esce, leggera e ancora un po’ ebbra, nonostante abbia bevuto solo un succo di frutta ed un bicchiere d’acqua. Da quanto tempo non si divertiva così.

Cristina Cattaneo

Cristina Cattaneo
Società