PRESENTATO A SONDRIO IL BEL VOLUME SUL "LAVÉC"

Davvero affollata la moderna e grande sala dell'Unione Artigiani di Sondrio per la presentazione del libro sul Lavéc, il 25 marzo scorso. Bello il volume dedicato a questo antico recipiente in pietra ollare, corredato di fotografie scelte con occhio d'artista da Giorgio de Giorgi. Un volume che presta sì attenzione alla storia dell'oggetto, ma soprattutto all'uomo che questa pentola costruisce, utilizza e ama da tempo immemorabile. La fatica della lavorazione, dall'estrazione della pietra al lavoro finito. E il cibo, quel cibo povero valorizzato dalla pietra "che assorbiva addirittura i veleni". C'era sempre un tocco di magia nelle misere e buone cose che accompagnavano la vita quotidiana, leggende che si tramandavano di generazione in generazione, a partire da quelle marmitte dei giganti, tornite dai torrenti della Valtellina e della Valchiavenna, alle quali la fantasia fa assomigliare il nostro lavéc. Ecco che allora per queste pentole magiche sono state recuperate antiche ricette, ma sono state fatte anche nuove proposte in linea con i più moderni dettami dietetici. Encomiabile il lavoro dell'Accademia del Pizzocchero, che ha permesso la realizzazione in tempi brevi di questo volume nell'ambito dell'attività del Movimento per la Tutela del Lavéc, nato anch'esso grazie all'idea e alla determinazione di Gianfranco Avella, magistrato in Sondrio ma soprattutto appassionato "tifoso" di tutto ciò che è valtellinese.

Come è stato fatto notare da parte dell'editore, non senza sottile ironia, durante la presentazione, il lavéc è un elemento comune alla cultura delle due valli, anello di congiunzione quindi fra Valchiavenna e Valtellina, spesso separate da vecchi e nuovi piccoli contrasti fra vicini di casa.

Numerose le autorità presenti, come la Dott.ssa Chiara Marolla, prefetto di Sondrio, che ha fatto notare come spesso Valtellinesi e Valchiavennaschi sembrano non apprezzare appieno la bellezza e il valore della loro regione.

Qui mi permetto di aggiungere, da "emigrata" valtellinese, una nota personale. Non credo che noi non apprezziamo la bellezza delle nostre valli, ma penso che il miglior modo per valorizzarla sia piuttosto una continua cura delle nostre terre per la tutela dei paesaggi, combattendo i disarmonici abusi edilizi, impedendo il maltrattamento della montagna e dei corsi d'acqua, ma naturalmente anche conservandone cultura e tradizioni. Ritengo tuttavia essenziale mantenere alta la curiosità nei confronti di altri - paesi e genti - , vicini e lontani, per favorire crescita e progresso, impossibili da ottenere senza un continuo scambio con l'altro. Solo così si potranno scoprire analogie e valori in comune e superare inutili provincialismi.

A conclusione della serata il Dottor Avella ha annunciato che si sta pensando alla realizzazione di un nuovo volume della serie, dedicato questa volta alle "stüe" delle valli retiche italiane, Bregaglia, Chiavenna, Valtellina e Poschiavina. Con i precedenti volumi dedicati alle fontane, ai portoni e al Lavéc sarà così completata una tetralogia il cui valore simbolico e non solo è molto chiaro. La fontana - acqua sorgente di vita, la porta - la casa, il lavéc - il cibo e il lavoro, e infine la "stüa" - calore, legno, fuoco, famiglia. In una parola, la vita. Auguri di buon lavoro! http://www.nodolibri.it/libro.php?lid=174

Cristina Cattaneo Guicciardi

Lugano 27 marzo 2009

Cristina Cattaneo Guicciardi
Società