Il mondo a Milano, a Milano il mondo

Il 93% della popolazione mondiale rappresentato all'EXPO. A troppi cibo e acqua mancano

Ieri sera, seguendo il concerto in una sala inconsueta per la sua architettura e per il suo fondale gotico, seguendo le note frutto del genio di musicisti italiani, guardando lassù verso la Madonnina, simbolo della città, non abbiamo potuto porre un freno a fremiti d'orgoglio.
Orgoglio italiano.
Orgoglio per la nostra cultura che affonda le sue radici nel tempo, che ha attinto, anche per non credenti, dai valori d'un pensiero che si fonda sulla legge dell'amore.
Orgoglio per la profonda umanità del suo popolo.
Orgoglio per la fantasia della sua gente.
Fantasia, già. L'EXPO e il suo tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. La cultura di un popolo comincia dal cibo, là dove manca viene meno persino la convivenza sociale. Ma anche quale cibo? La fantasia italiana ha provveduto con tre semplici ingredienti, di facile reperibilità ossia farina, sale, acqua. A Chiavenna nel pastificio Moro ci sono 180 stampi in bronzo che con la loro forma assicurano gusti diversi agli stessi ingredienti, per non parlare poi delle varianti per condimenti tanto diversi fra loro. E così per la pizza, e così per i testaroli e così per tante altre specialità frutto della cultura locale. La chiamano, la nostra, dieta mediterranea che i luminari dell'alimentazione oggi suggeriscono.
Una fantasia al servizio della vita quotidiana della gente, nelle grandi come nelle piccole cose. Pensiamo alle attività manifatturiere, di artigiani e piccole imprese che assicurano al nostro Paese il secondo posto in Europa preceduti solo dalla Germania. Pensiamo anche, e non solo curiosità ma elemento molto significativo e tale da far riflettere, a quel che è successo anni fa quando per ragioni mai spiegate vi è stata una quasi totale rarefazione delle monete. Altri Paesi sarebbero andati in grave crisi. In Italia si era cominciato a utilizzare una particolare moneta, le caramelle, ma non è passato molto tempo. Con un capolavoro di fantasia sono usciti i primi miniassegni e in quattro e quattrotto 'la Zecca privata' ha fornito al mercato l'intero fabbisogno.

Abbiamo tanti problemi. Certo, ma purtroppo siamo specialisti a stracciarci le vesti, talora addirittura con autolesionismo. Siamo al top quanto ad applicazione del detto secondo il quale fa più rumore un albero che cade rispetto ad una intera foresta che cresce. In Italia siamo maestri. Un esempio significativo. La Francia, De Gaulle in testa celebrò con grande enfasi il lancio del primo loro satellite artificiale il 26 novembre del 1965. Le Figaro Litteraire, che abbiamo conservato, dedicò pagine a, come venne poi chiamato, Asterix.
Piccolo particolare, 11 mesi e 11 giorni prima era stato lanciato con successo da parte del terzo Paese nella 'gara spaziale', dopo URSS e USA, ad aver lanciato il satellite chiamato San Marco da una base sulla costa della Virginia – gli altri 4 della serie da un poligono galleggiante a largo del Kenia per raggiungere orbite equatoriali. Quel Paese era l'Italia che nella competizione di tecnologie avanzatissime, con ricadute positive sulla vita di tutti i giorni, aveva dimostrato capacità, competenza e fantasia. Questa per l'ingegnosissima “bilancia Broglio” realizzata con due sfere concentriche, di grandissima utilità, e così per l'odea del fare la base in mare aperto, mentre il cugino francese andava poco più in là dell'emissione del bip-bip. Bene: pagine e pagine celebrative sui giornali francesi per Asterix. Al San Marco il Corriere della Sera aveva dedicato taglio basso ultime due colonne, forse un 40 righe in tutto. Probabilmente ne avrebbe dedicate 400 se ci fosse stato da fare qualche polemica, e parliamo del "Corriere"!

Siamo specialisti a non valorizzare a sufficienza le mille e mille cose e persone per cui è stata una sorpresa generale trovare al vertice del CERN, the European Organization for Nuclear Research, di Ginevra, quanto di più avanzato ci sia al mondo ed in particolare nella ricerca dell'infinitamente piccolo, quello però di cui siamo fatti tutti noi, una donna italiana, la prof.ssa Fabiola Gianotti. O non è stata una sorpresa vedere salire in quella specie di taxi spaziale che assicura i collegamenti da terra alla stazione spaziale ISS un'ingegnere italiana in gonnella e con i gradi?  (anche se viene un dubbio: ma se il  palmares di Samanta lo avesse avuto un uomo sarebbe ancora capitano?)

Troppi profeti di sventura, troppi untori, troppi professionisti della lamentela, della critica, dello sfascismo. Le buone notizie per loro non fanno notizia. Nelle scorse settimane li abbiamo sentiti. Erano certi, anzi certissimi che all'appuntamento del 1 maggio l'Italia sarebbe arrivata in ritardo. Lo davano per scontato con sicumera ed arroganza più di uno, magari con risultato di leggere conseguentemente sulla stampa francese, e forse non solo su quella, titoli del tipo “Chantier all'italienne“ ossia “Cantiere italiano” - prima pagina di “Le Monde”...

Ieri sera prima al concerto, inno alla cultura del nostro popolo, e poi vedendo accendersi l'albero della vita, con i getti che gli facevano corona, abbiamo sentito dentro, forte e chiaro, il formicolio dell'orgoglio italiano. E L'abbiamo infine sentito dalla bocca di Bocelli, un messaggio di incoraggiamento di fronte ai problemi dell'oggi perchè, come ha detto lui “ce la possiamo fare”.

 

Alberto Frizziero
Speciali