Ma il matrimonio è anticostituzionale se è riferito solo alle coppie etero????

Ampia e documentata ricerca di Maria de falco Marotta

C'è da rimanere a bocca aperta nel leggere sui i giornali del 27 giugno 2013 quello che è successo Negli stati Uniti., la cui Corte Suprema ha approvato pienamente il matrimonio tra le coppie gay. Persino Barak Obama- da buon cristiano qual'è con la sua splendida moglie Michelle - ha detto che questa decisione è un passo in avanti verso l'uguaglianza. Ma quale uguaglianza? L'uomo e la donna non saranno mai uguali. Forse nello svolgere certi mestieri e professioni. Il mondo sta andando a rotoli, in ogni senso: sotto con l'economia, sotto ancora di più con i valori etici che - fino a qualche anno fa- tenevano saldi i popoli. Basta allora, con le tradizioni, basta con l'idea che il matrimonio era qualcosa di bello che sanciva l'unione tra un uomo e una donna. Ora, secondo le leggi americane e di altri paesi, le nozze sono ammesse tra le persone dello stesso sesso .Le leggi della Bibbia non contano più niente, ci si ammucchia come si vuole. Speriamo che il buon Dio non scateni quello che fece per Sodoma e Gomorra.

Paesi dove i gay possono sposarsi (e dove no)

I matrimoni gay sono sempre più diffusi ma in 78 paesi l'omosessualità è ancora un reato.

«Il 2012 e il 2013 verranno ricordati come gli anni delle leggi sui matrimoni dello stesso sesso». Così esordisce lo "State-Sponsored Homophobia report 2013", un rapporto annuale sullo stato dei gay e delle lesbiche negli ordinamenti di tutti i paesi del mondo redatto da Ilga (International Lesbian and Gay Association), associazione internazionale che riunisce più di 400 gruppi omosessuali e lesbici.

L'ultimo paese ad aver introdotto nel proprio ordinamento il matrimonio gay è stata la Francia, dove lo scorso 23 aprile 2013 l'Assemblea nazionale, con 331 voti a favore e 225 contrari, ha dato il via libera definitivo al disegno di legge sul matrimonio e l'adozione di bambini da parte di persone dello stesso sesso. Sempre nel 2013, un simile provvedimento era già stato approvato in Nuova Zelanda, il 17 aprile, e in Uruguay, l'11 aprile. Il numero di paesi in cui il matrimonio tra coppie dello stesso sesso è legale è così salito a 14. Il primo paese al mondo a legalizzare l'unione tra persone dello stesso sesso furono i Paesi Bassi nel 2000. A seguire, vennero il Belgio nel 2003 e due anni dopo Spagna e Canada. Poi, nel 2006, venne il turno del Sudafrica. Il 2008 fu la volta della Norvegia e il 2009 della Svezia. Nel 2010 anche Portogallo, Islanda e Argentina legalizzarono le coppie dello stesso sesso e nel 2012 toccò alla Danimarca. A questo elenco vanno aggiunti il Messico - dove il matrimonio gay è legale solo nel distretto di città del Messico - e gli Stati Uniti, dove è legale solo in nove stati (Massachusetts, Connecticut, Iowa, Vermont, New Hampshire, New York, Maine, Maryland e Washington) più il District of Columbia, cioè la capitale Washington D.C., dove ha sede la Casa Bianca.

In altri paesi è possibile ricorrere ad unioni civili che garantiscono solo alcuni dei diritti del matrimonio eterosessuale. Austria, Finlandia, Germania, Ungheria, Irlanda, Liechtenstein, Svizzera, Regno Unito, Brasile, Colombia, alcuni stati del Messico, degli Stati Uniti (California, Colorado, Delaware, Illinois, Hawaii, Nevada, New Jersey, Oregon) e dell'Australia (Australian Capital Territory, Nuovo Galles del Sud, Tasmania e Victoria) hanno legalizzato unioni civili tra persone dello stesso sesso che garantiscono quasi tutti i diritti contenuti del matrimonio. Invece, Andorra, Repubblica Ceca, Croazia, Lussemburgo, Slovenia, Israele, Ecuador, il Wisconsin e alcuni stati dell'Australia (Norfolk Island, Northern Territory, Queensland, South Australia, Western Australia) offrono alle coppie dello stesso sesso solo un sottoinsieme ristretto dei diritti garantiti dal matrimonio tra eterosessuali.

La legalizzazione dei matrimoni gay è forse il segno più evidente dell'avanzamento della promozione dei diritti dei Lgbti (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali), ma progressi sono stati fatti anche in altre direzioni. Per esempio l'elezione di cittadini dichiaratamente omosessuali a cariche pubbliche locali e nazionali è il segno di un cambiamento dell'opinione pubblica.

Detto questo, l'associazione Ilga ci ricorda che ancora oggi «un terzo dei paesi del mondo considera rapporti tra adulti consenzienti dello stesso sesso un reato perseguibile per legge». Infatti, in 78 paesi (circa il 40% dei membri delle Nazioni Unite) l'omosessualità è ancora un reato. In questi paesi, che per la maggior parte appartengono al mondo musulmano, della regione africana o sono paesi in via di sviluppo, l'attività sessuale con persone dello stesso sesso è punibile con lunghi periodi di prigionia o addirittura con la morte. In particolare la pena di morte è prevista in Mauritania, Sudan, Iran, Arabia Saudita, Yemen e in alcune regioni della Nigeria e della Somalia. Sembra emergere una netta divisione del mondo tra "paesi Lgbti-friendly" e "paesi Lgbti-unfriendly", risultato di processi culturali, sociali, politici e storici dei diversi paesi.

Bisogna avere presente che anche nei paesi cosiddetti "gay-friendly", il cambio di attitudine verso i diritti dei Lgbti è un fenomeno recente. Solo cinquant'anni fa l'omosessualità era un reato nella maggior parte del mondo. Il Regno Unito l'ha legalizzata solo nel 1967 e la Corte Suprema americana ha eliminato le ultime leggi sulla sodomia, ancora in vigore in 14 stati, solo nel 2003. Oggi i sondaggi d'opinione mostrano che la maggioranza della gente occidentale è a favore dei matrimoni gay, ma solo 10 anni fa due- terzi degli americani si opposero alla legalizzazione delle coppie dello stesso sesso.

La persecuzione legale dell'omosessualità si esplica in pene dirette da parte dello Stato, ma anche rendendo le minoranze sessuali più vulnerabili a ricatti, estorsioni o sfruttamenti. La legalizzazione dell'omosessualità non comporta un'automatica riduzione del rischio di persecuzione, sopratutto sociale e morale. «La questione della legalità dell'omosessualità è solo uno degli elementi, e non può da solo fornire una risposta al rischio di persecuzione fondata sulle preferenze sessuali degli individui» dice il rapporto di Ilga.

Del resto, l'attitudine delle nuove generazioni per una maggiore libertà sessuale e la miglior organizzazione degli attivisti dei diritti dei Lgbt, insieme alla secolarizzazione della chiesa, costituiscono solo un lato della medaglia. Anche nelle società occidentali persistono forze conservatrici e cattoliche ostili al cambiamento che vedono nel riconoscimento dei diritti dei gay e delle lesbiche una deriva immorale della società occidentale.

Lo si è visto con chiarezza in Francia. Il dibattito degli ultimi mesi sul matrimonio tra gay ha messo in evidenza le dinamiche e le posizioni della società. Da una parte c'è lo Stato, sostenuto dalla maggioranza dei cittadini, che legalizza il matrimonio tra le coppie dello stesso sesso. Dall'altra si trovano gruppi di minoranze conservatrici che si sono con forza opposte alla legge. Fino ad arrivare, con il suicidio dell'intellettuale Dominique Venner nella chiesa di Notre Dame, al massimo gesto di protesta possibile.( Cfr. : ILGA / lgbti / mappa / matrimoni gay ; : http://www.linkiesta.it/mappa- mosessuali#ixzz2XQiKbIhC).

LA SESSUALITA' NELLA BIBBIA

La sessualità è una componente fondamentale della persona, un suo modo di essere, di manifestarsi, di comunicare con gli altri, componente che esprime una dimensione sia biologica che sociale, infatti oltre al fine della riproduzione è uno strumento di comunicazione e di relazione interpersonale. Il termine sessualità giunge a noi carico di vari significati e non sempre è facile riportare la parola al suo senso intrinseco.

Nella Bibbia non si utilizza esplicitamente il termine, si parla di "uomo" e "donna". La sessualità è uscita dalle mani di Dio e come esclama l'autore sacro: "Vide che era cosa molto buona" (Gen 2,31). La Bibbia ci presenta la relazione uomo-donna come originaria e originale: la persona umana creata da Dio è maschio e femmina, il termine "adam" ha infatti valore collettivo. Dalla differenza tra i due nasce un rapporto che fonda l'essere dell'uomo come essere costitutivamente aperto all'altro e capace di stabilire relazioni significative. L'umanità è nell'intenzione di Dio alterità, relazione, fatta a immagine di Dio stesso. Le due creature hanno la stessa dignità. Se il genere umano è stato voluto da Dio sessualmente differenziato, allora scaturisce la perfetta uguaglianza e l'identica dignità della donna e dell'uomo creati per essere entrambi immagini del Creatore. Del resto nel racconto della creazione della donna, Dio non usa qualcosa di differente, ma utilizza parte dello stesso uomo. In ebraico rende bene il termine "'iss e'ssa " cioè uomo e uoma.

"Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" (Gen 1,27).

CENNI STORICI SULLA MORALE SESSUALE

Nel corso della storia ogni civiltà ha elaborato una propria morale sessuale, cioè un insieme di norme e costumi destinati a regolamentare e controllare i bisogni sessuali.

Durante il Novecento, soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, la morale sessuale ha subito grandi trasformazioni, passando da una concezione essenzialmente procreativa ad un'idea sempre più unitiva, cioè alla concezione del sesso come segno e linguaggio di amore tra i coniugi.

La rivoluzione sessuale, che arrivò in Italia nel 1968, modificò sostanzialmente la morale sessuale tradizionale che riservava alla donna un ruolo subalterno, legato alla maternità, e all'uomo una posizione di potere, legittimata dal fatto di essere colui che proteggeva e sosteneva la famiglia.

Si è passati, infatti, da un'etica sessuale basata su prescrizioni e divieti ad un'etica individualistica che affida alla sensibilità e alla coscienza del singolo tutte le scelte.

CHE COSA DICE LA LEGGE

La sfera della sessualità appartiene alle singole persone umane, traducendosi in un diritto personale, seppure in larga misura disponibile. La stessa Corte Costituzionale nella sentenza n.561 del 18 dicembre 1987 ha affermato che "essendo la sessualità uno degli essenziali modi d'espressione della persona umana, il diritto di disporne liberamente è senza dubbio un diritto soggettivo assoluto che va ricompreso tra le posizioni soggettive direttamente tutelate dalla Costituzione e inquadrato tra i diritti inviolabili della persona umana che l'art. 2 della Costituzione impone di garantire".

La Commissione delle Nazioni Unite sui Diritti Umani dell'aprile 2003 ha adottato una risoluzione sul diritto alla salute con cui chiede agli Stati di "proteggere e promuovere la salute sessuale e riproduttiva quali elementi fondamentali del diritto di ciascun individuo a ottenere i massimi standard in materia di salute fisica e mentale".

DONNE E UOMINI SI NASCE O SI DIVENTA?

Diceva Simone de Beauvoir "Non si nasce donna, lo si diventa" nel senso che molte caratteristiche comportamentali attribuite a ciascuno dei due sessi, sembrano non avere nulla di totalmente innato e naturale .La nostra identità dipende infatti non solo dalle nostre caratteristiche biologiche (il sesso in cui nasciamo) ma anche da fattori sociali e culturali.

Il modello femminile rimanda all'emotività, sensibilità, passività, debolezza, pazienza ecc.

Quello maschile rimanda quasi sempre all'efficienza, razionalità, aggressività, freddezza, durezza ecc.

Fin dalla nascita, in genere, i genitori nutrono aspettative diverse nei confronti dei bambini e delle bambine, incoraggiando e scoraggiando certi loro comportamenti a seconda che questi corrispondano o meno allo stereotipo sessuale. Si apprendono così ruoli di cui ci si rivestirà nella vita adulta, con il rischio però di un impoverimento psicologico, in quanto vi è il pericolo di non consentire lo sviluppo di tutte le proprie potenzialità.

La trasformazione dei ruoli femminili e maschili degli ultimi cinquant'anni ha dimostrato che molte "attitudini", attribuite sulla base del sesso, sono spesso frutto di convenzioni sociali.

Dunque donne e uomini si diventa: se il sesso è un dato biologico, il cosiddetto "genere" è fortemente condizionato da fattori sociali e culturali che stabiliscono che certe qualità sono desiderabili e naturali per gli uomini, mentre altre lo sono per le donne.

Resta da capire perché nel corso dei secoli le società abbiano fatto della differenza sessuale il cardine dei loro modelli educativi. L'ipotesi più accreditata è che tale divisione esprima l'esigenza di organizzare la vita comunitaria e le relazioni sociali e sessuali tra uomini e donne.

Dietro queste convenzioni sociali si nasconde il grande pericolo della discriminazione tra uomo e donna, che cerca di fondare biologicamente una presunta superiorità dei maschi sulle femmine. Una tale concezione ha stravolto anche l'insegnamento biblico che nella sua autenticità indica la pari dignità ma che è stata strumentalizzata per affermare l'inferiorità della donna poiché "uscita dalla costola di Adamo". Da queste considerazioni, in nome di una presunta superiorità maschile, molte donne nel mondo vengono escluse dall'accesso alla piena partecipazione alla vita sociale e culturale, private spesso della libertà e dei più elementari diritti umani. Basta ricordare il femminicidio, una piaga terribile dei nostri giorni.

LA SESSUALITA' NELLE DIVERSE RELIGIONI

EBRAISMO

Nella legge ebraica il sesso non è considerato peccaminoso o osceno e non ha solo una funzione riproduttiva. E' un istinto vitale che va però incanalato secondo delle regole.

Pur assegnando funzioni diverse sulla base del sesso, nell'ebraismo la donna è considerata spiritualmente superiore all'uomo, poiché dando la vita è più vicina a Dio. La stessa ebraicità infatti è trasmessa in linea femminile. Inoltre esse vegliano affinché tutto ciò che concerne la casa e il cibo sia totalmente conforme alla Legge divina. Tuttavia nella prassi queste posizioni di pensiero non conducono ad una reale parità. Ad esempio nell'ebraismo ortodosso la donna ha una posizione subalterna e di dipendenza dall'uomo, in quanto è quest'ultimo che le fornisce cibi, vestiti e soddisfazione sessuale.

ISLAM

L'Islam considera positivamente la sessualità umana, che è strettamente regolata sulla base del Corano. Presso i musulmani le donne non svolgono alcun ruolo religioso particolare. La donna deve essere protetta, il suo onore è sacro e ogni affronto nei suoi confronti deve essere "lavato". Ciò vale in particolare per le madri che hanno due generazioni a proteggerle: il marito e i figli. Se spiritualmente anche nell'Islam la donna è pari all'uomo (il racconto della Creazione nel Corano ricalca quello biblico), le posizioni sono in realtà maschiliste. La donna è proprietà dell'uomo, che grazie all'istituto della poligamia può possedere fino a quattro mogli. E' in una posizione subalterna e deve sottostare al principio della "qiwamah", cioè della custodia, nel senso di un totale controllo da parte del marito. L'Islam, non avendo un punto di riferimento unitario è molto variegato al suo interno, per cui la cultura e gli insegnamenti dei vari capi spirituali condizionano fortemente la vita quotidiana e le relazioni tra gli individui. Si riscontra comunque una tendenza ad una vita femminile spesso nascosta, volta ad assecondare i voleri prima del padre e poi del marito. Non può far nulla senza il loro permesso, può essere ripudiata e non ha il diritto di ereditare.

BUDDHISMO

Il sesso in sé non è considerato negativamente, ma la tradizione buddhista considera tutti i desideri, compreso quello sessuale, causa di dolore e ostacolo per il raggiungimento del Nirvana. Il buddhismo in realtà non indica condotte particolari né alle donne né agli uomini, anche se si rileva in questa tradizione religiosa una visione maschilista, per cui, ad esempio, a volte le donne sono costrette a dormire per terra. Non è un caso che, nell'espressione più tradizionale, le donne sperino di reincarnarsi come uomini. Infatti si ritiene che si nasca donna solo se nella vita precedente si è commesso qualcosa di grave contro la morale. Le donne possono godere della stessa considerazione degli uomini solo se eliminano tutto ciò che di femminile c'è in loro.

CRISTIANESIMO

La religione cristiana, nelle sue varie tradizioni, è stata spesso accusata di diffondere il tabù del sesso. In realtà l'insegnamento biblico, fondando sin dal principio la stessa dignità nell'essere entrambi immagini di Dio, descrive il rapporto tra il divino e l'umano usando l'immagine dell'amore tra gli sposi( cfr. Il "Cantico dei cantici"). Se l'uomo è stato creato ad immagine di Dio che è amore, sarà quest'ultimo la prima e fondamentale vocazione umana. Quindi è solo al suo interno, in un dialogo d'amore, di relazione e donazione di sé che si inserisce la sessualità. Ogni uomo e ogni donna sono quindi chiamati a vivere prima che la sessualità, l'amore come totalità di spirito e corpo. Il messaggio di Gesù ha prodotto innovazioni radicali tra i sessi, nella direzione di una maggior rispetto della donna. Affermando che il matrimonio è monogamico e indissolubile Gesù liberò le donne dalla precarietà della loro situazione che prevedeva, nella tradizione ebraica, la sottomissione e il ripudio, come anche nella società romana, dove la donna viveva in una situazione di sostanziale insicurezza a causa del divorzio. Il cristianesimo afferma la pari dignità tra uomo e donna. Nella lettera ai Corinzi si legge: " Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente la moglie verso il marito".

IL MATRIMONIO NELLE RELIGIONI

EBRAISMO

Nella cultura ebraica il matrimonio è considerato un obbligo in quanto solo attraverso di esso un giovane diventa uomo, e senza coniuge si è fuori dalla gioia e dalla benedizione.

Il diritto ebraico permette che un uomo e una donna decidano di sposarsi senza il consenso dei genitori, anche se il parere favorevole dei familiari è fortemente auspicabile. Il matrimonio, che ha i connotati di un contratto tra i futuri coniugi, è preceduto dal rito del fidanzamento (Tenaim) in cui l'uomo dona un anello, spesso con diamante, alla donna. Ciò può avvenire alla presenza di testimoni, durante una cerimonia familiare che si conclude con un contratto di fidanzamento, in cui vengono messi nero su bianco tutta una serie di impegni e dove viene stabilita la data di nozze. Lo scioglimento del contratto è considerato un atto gravissimo.

Il giorno precedente il matrimonio per la donna è previsto il "bagno di purificazione", di solito organizzato dalle amiche e con le indicazioni della moglie del capo comunità.

La cerimonia del matrimonio avviene davanti ad un rabbino (a significare l'elemento religioso e morale) e ad alcuni testimoni maschi. Anche il matrimonio prevede un contratto chiamato "Ketubbah" che ha sostanzialmente la finalità di tutelare la donna, anche sotto il profilo economico, e per rendere più complicato all'uomo il ricorso al divorzio che è spesso molto oneroso. Dopo che il rabbino ha recitato il suo ufficio, normalmente all'interno di una sinagoga, lo sposo infila l'anello al dito indice della mano destra della sposa recitando: "Osserva, tu mi sei consacrata per mezzo di quest'anello, secondo la Legge di Mosè e di Israele" La sposa accettando l'anello manifesta il proprio assenso. Dopo di che è lui stesso che si infila l'anello. Successivamente, alla presenza di due testimoni maschi, lo sposo consegna alla sposa il documento matrimoniale che formalizza il vincolo. Questo atto è seguito da sette benedizioni, gli sposi la ricevono anche dai familiari, con il rito delle imposizioni delle mani, a significare la continuità dei legami con la propria famiglia. La donna poi viene accompagnata da due testimoni al baldacchino matrimoniale, la Chuppa'h, segno della prossima coabitazione che suggellerà il matrimonio. L'ultimo gesto, fortemente simbolico, prevede che lo sposo infranga con il piede destro un bicchiere a ricordo della distruzione del tempio di Gerusalemme, pronunciando la frase:" Se ti dimentico Gerusalemme, che la mia destra mi dimentichi". Quest'ultimo gesto ha generato tutta una serie di interpretazioni, a volte fauste a volte preoccupanti, come quella che ritiene che se il bicchiere non verrà frantumato al primo colpo, l'uomo sarà totalmente soggetto alla moglie. La cerimonia nuziale è anche sinonimo di un nuovo inizio, per cui gli sposi vengono considerati come rinati e i loro peccati perdonati. Affinché il rito sia valido deve esserci il cosiddetto numero legale, il Minyan, composto da dieci uomini. Nell'ebraismo non sono ammessi di norma matrimoni misti, chi vuole sposare un ebreo deve convertirsi.

Il matrimonio ebraico è riconosciuto dallo Stato Italiano se il ministro è a sua volta cittadino italiano e se l'atto viene trascritto nei registri dello stato civile previa pubblicazione al Comune.

ISLAM:

Per l'Islam l'unica forma legittima di unione fra i sessi è il matrimonio, in quanto la famiglia è un'istituzione divina. E' un dovere non solo religioso ma anche civile e non ha una valenza sacramentale. Un ruolo assolutamente primario riguarda i parenti dei promessi sposi. I familiari infatti possono negare l'assenso per svariati motivi, compresi quelli economici o di classe sociale. Il matrimonio è preceduto dal rito del fidanzamento che prevede un contratto che in genere non ha un vincolo giuridico, ciò dipende dalle diverse tradizioni in materia. Durante il contratto di fidanzamento, che si svolge a casa della sposa, il futuro marito chiede la mano della giovane al curatore matrimoniale (di solito il padre della sposa o comunque il parente più prossimo nella linea maschile). Sono presenti due testimoni maschi e una figura religiosa, solo la ragazza non partecipa ma è necessario il suo assenso. Dopo il contratto lo sposo potrà vedere la sposa senza velo, parlare con lei e passeggiare in luoghi pubblici, prima è vietato. Una volta accettata la proposta matrimoniale, iniziano le negoziazioni, soprattutto quelle relative al "compenso matrimoniale", cioè la cifra che l'uomo deve pagare alla famiglia della sposa. Attualmente tale atto ha, nella maggioranza dei casi, una valenza simbolica, ma la cifra indicata è come il biglietto da visita del proprio status sociale. La festa del matrimonio ha la funzione di ufficializzare il matrimonio reso tale dal contratto tra le due famiglie, è in sostanza la comunicazione e contemporaneamente il coinvolgimento di amici e parenti per la nuova unione. La festa di matrimonio ha un lungo protocollo che prevede la cerimonia di addio a casa della ragazza (con lamenti e pianti), il recarsi, accompagnata da un parente dello sposo, a casa dei suoceri dove verrà vestita con l'abito nuziale. Vanno di moda abiti occidentali, magari arricchiti con ulteriori decorazioni. Avvenuta la vestizione la giovane viene raggiunta dal futuro sposo che alzatole il velo le offre datteri e latte. Di solito questo precede il momento intimo. Un tempo veniva esposta la prova della verginità della ragazza, ma questa "prassi" sta scomparendo. Si dà poi inizio ai festeggiamenti ricchi di musica e balli che durano in genere tutta la notte.

In Italia ai matrimoni celebrati secondo il rito islamico, sono riconosciuti i diritti civili a condizione che l'atto relativo sia trascritto nei registri dello stato civile, previa pubblicazione al Comune.

Una donna musulmana non può sposare un uomo di altra fede, mentre un musulmano può contrarre matrimonio con donne di altra religione, preferibilmente monoteista: ebraica o cristiana. L'educazione religiosa dei figli spetta al padre.

Il matrimonio può essere sciolto per: morte del coniuge, ripudio , divorzio. Un uomo può ripudiare la stessa moglie non più di tre volte, oltre tale limite non potrà più sposarla e gli sarà " proibita".

BUDDHISMO:

Secondo la tradizione buddhista il matrimonio non è in sé necessario. E' soprattutto un atto per rendere partecipi amici e parenti. Inoltre non vi sono regole ferree per il rito. I due sposi recitano alcune preghiere tratte dal "Sutra del Loto". Successivamente sia gli sposi che i testimoni bevono tre sorsi di sakè per ognuna delle tre tazze, che simboleggiano il passato, il presente e il futuro. Al termine i partecipanti sono invitati ad esprimersi liberamente manifestando i loro sentimenti, i loro messaggi augurali, o leggendo brani anche non buddhisti, ma ritenuti significativi. La cerimonia si conclude infine con la lettura di altri tre brani religiosi.

In Italia si può contrarre matrimonio secondo il rito buddhista dietro richiesta all'Istituto Buddhista e successivamente rivolgendosi a un centro culturale. Tale matrimonio ha validità per lo Stato italiano dopo la trascrizione al registro dello stato civile previa pubblicazione al Comune.

CRISTIANESIMO

La maggior parte delle comunità cristiane prevedono una qualche forma di benedizione al matrimonio. Esso ha valore sacramentale solo per i cattolici e gli ortodossi, ma per tutte le "anime" del cristianesimo, il matrimonio non ha una valenza di contratto tra due persone, ma è un'acquisizione di impegno e di responsabilità di fronte a Dio che riguarda anche la comunità e la società nel suo insieme, e ciò implica una qualche forma di impegno da parte di queste ultime, in appoggio alla relazione della coppia.

MATRIMONIO CATTOLICO

Per il cattolicesimo i ministri che celebrano il sacramento sono gli stessi sposi, e ciò indica la grande dignità che entrambi assumono di fronte a Dio. Il rito prevede la promessa di fedeltà e di cura reciproca in un autentico accoglimento. Il rito è infatti cambiato sostituendo il verbo "Prendere" con "Accogliere": "Io accolgo te...". Il rito è suggellato dallo scambio degli anelli che diventano simbolo di amore e di fedeltà vissuti alla luce della Trinità. L'anello viene infilato all'anulare della mano sinistra, la parte del cuore. Il matrimonio per essere valido deve essere senza costrizioni, fondato sull'amore, il rispetto reciproco e aperto al dono della vita. Inoltre è indissolubile perché atto reso sacro da Dio stesso. Se però gli elementi di libertà non sussistono il matrimonio, pur celebrato, è nullo. La Chiesa infatti riconosce la nullità, ma non può annullare un sacramento. La celebrazione avviene all'interno della santa Messa e ha una dimensione comunitaria. Il matrimonio secondo il rito cattolico è riconosciuto dallo Stato italiano in virtù degli accordi concordatari. Esiste anche la possibilità di un matrimonio soltanto religioso non riconosciuto dallo Stato.

MATRIMONIO ORTODOSSO

Le nozze sono una rappresentazione fortemente simbolica. Due sono i momenti chiave della cerimonia: il "fidanzamento" ed l'incoronazione degli sposi, che solitamente si svolgono nello stesso giorno. L'ingresso degli sposi in chiesa con i due testimoni segue la liturgia della Parola. Il sacerdote benedice tre volte la coppia appena entrata, consegnando ad entrambi gli sposi un cero acceso. Poi guiderà gli sposi all'altare, dove troveranno gli anelli, oro per lui e argento per lei. Il sacerdote con gli anelli inizialmente disegna tre croci sul capo di ciascuno, poi pone gli anelli all'anulare della mano destra dei rispettivi sposi. Sposi e sacerdote prelevano da una credenza (il tetrapodion) una coppa di vino e due corone che a seconda della tradizione possono essere di metallo, di fiori o di foglie. Dopo la dichiarazione di "libera intenzione e fermo proposito di prendersi in sposi" senza alcun condizionamento esterno, un testimone pone la corona sul capo dello sposo, il sacerdote benedice la coppa di vino e la porge per tre volte a ciascuno degli sposi, infine, essi vengono legati da un nastro a simboleggiare la loro unione. Le mani dell'uomo e della donna sono incrociate e da quel momento iniziano le danze rituali. Gli sposi seguono il sacerdote in un triplice giro intorno al tetrapodion al suono di canti, mentre i testimoni da dietro sostengono le corone. Alla fine della danza, il sacerdote toglie la corona prima dalla testa dello sposo e poi da quella della sposa e li invita a baciarsi. Gli invitati festeggiano e porgono auguri.

MATRIMONIO PROTESTANTE:

Per i protestanti il matrimonio è essenzialmente una scelta personale di un uomo e di una donna davanti a Dio ma senza valore sacramentale. Al momento della cerimonia, la coppia dichiara le proprie scelte di vita e convinzione religiosa. Successivamente il pastore pronuncia la benedizione sugli sposi.

Ci sono pochissime restrizioni circa il luogo ed il giorno nel quale celebrare il matrimonio, ad eccezione delle principali festività religiose. I protestanti che sono stati precedentemente sposati e divorziati hanno il permesso di sposarsi di nuovo.

La cerimonia nuziale potrà essere arricchita dalla presenza di damigelle con cestini di fiori, portatore di anelli e testimoni. Lo sposo attenderà all'altare, guardando avanzare la propria sposa accompagnata dal padre o da una persona cara. Il celebrante darà loro il benvenuto e inizierà il rito. Un amico oppure un membro della famiglia leggerà dei passi biblici tratti dall'Antico e dal Nuovo Testamento.

Molte Chiese protestanti ammettono preghiere e voti personali. A questo punto vengono scambiati gli anelli a cui seguirà la benedizione finale.

E' possibile celebrare il matrimonio anche in luogo non necessariamente di culto.

MATRIMONI MISTI E CHIESA CATTOLICA

Per i cristiani il matrimonio misto non costituisce una cosa impossibile. La celebrazione però non prevede l'accostamento all'eucarestia da parte di chi non è cattolico. Se è appartenente ad una confessione cristiana, è riconosciuta una comunione di beni spirituali anche se l'invito è quello di rimanere legati alla propria fede di origine, soprattutto per l'educazione dei figli. Altro discorso spetta a chi è di altra fede. Si cita il documento di Paolo VI del 1970 "Matrimonia Mixta" una lettera apostolica in forma di "Motu proprio", in cui vengono impartite norme su questa tipologia di matrimoni. E' comunque necessaria per chi è cattolico la dispensa dell'Ordinario diocesano.

Il matrimonio indù

In India il matrimonio è considerato un sacramento, che commisura non solo la continuità familiare nei figli, ma anche il mezzo per ripagare il proprio debito agli antenati. Secondo i Veda infatti la vita degli Indù è scandita da tappe necessarie ed auspicabili e dopo aver compiuto con lo stadio di studente, l'uomo deve passare alla seconda tappa, quella di padrone di casa, Grihastha. Il matrimonio è una unione indissolubile non solo tra gli sposi, ma anche tra le due famiglie degli stessi. Si tratta, nella quasi totalità, di matrimoni organizzati dalle famiglie. E' obbligo morale dei genitori prepararsi mentalmente e finanziariamente per compiere correttamente il precetto di accasare i figli, quando l'età adatta si avvicina. Si comincia allora a cercare un partner ideale considerando diversi fattori come: casta, credo, quadro astrale di nascita, stato sociale ed economico della famiglia. Tradizionalmente i costi della festa di nozze sono a carico della famiglia della sposa, che viene dotata di importante corredo di gioielli e regali vari per impressionare favorevolmente i futuri suoceri. Sfortunatamente questa tradizione ha aggravato l'avidità popolare finendo per costituire la terribile trappola del sistema della dote, dowry, che distrugge l'economia di famiglie intere e causa la non-nascita di milioni di bambine indiane. I quotidiani indiani, così come oggi Internet, sono intasati da annunci di aspiranti fidanzati. Si specificano sempre i suddetti fattori discriminanti, e si può anche incappare in imbroglioni/e. Normalmente la famiglia si affiderà alle proprie conoscenze per trovare lo sposo/a ideale ma esistono tradizionalmente figure specializzate nella ricerca, oggi affiancate dai moderni Media. Ai giovani verranno sottoposte una serie di fotografie tra i candidati più opportuni ed è accettato un incontro in contesti pubblici affinché i ragazzi si possano discretamente esaminare vicendevolmente. Una volta effettuata la scelta, si fisserà la data del matrimonio in base ai rispettivi quadri astrali, avendo cura di optare per una data considerata propizia. Il matrimonio d'amore non è generalmente contemplato ed è anzi altamente osteggiato dai religiosi ortodossi. Questo perché solitamente un matrimonio d'amore può trascendere e sfidare le barriere di casta, credo ed età. Nonostante ciò, nella letteratura e nella storia indiana compare la possibilità di una scelta autonoma oggi molto più frequente di un tempo tra le caste benestanti. Il rito del Swayamvaras, durante il quale le ragazze scelgono il loro sposo tra tanti giovani riuniti, era in uso tra i Rajput e continua ad esserlo anche tra alcune tribù. Nel Mahabharata, il più grande poema epico- religioso indù, si raccomanda che le ragazze, passati 3 anni dalla comparsa della pubertà cerchino durante il quarto anno un compagno per proprio conto; e si specifica che non aspettino oltre che i familiari lo scelgano per loro. Questo " non attendere oltre " ha portato ai matrimoni infantili per le ragazze. Anche la poligamia era contemplata nelle Scritture ma, avversata legalmente da tempo, oggi non è concepibile. Si sono verificati casi di Indù convertiti all'Islam allo scopo di aumentare il numero di mogli. Il matrimonio indù prevede diverse tappe, in una cerimonia unica e coloratissima e festeggiamenti che durano giorni.

Per capire meglio

La parola matrimonio deriva dal latino matrimonium, ossia dall'unione di due parole latine, mater, madre, genitrice e munus, compito, dovere; il matrimonium era nel diritto romano un "compito della madre", intendendosi il matrimonio come un legame che rendeva legittimi i figli nati dall'unione. Analogamente la parola patrimonium indicava il "compito del padre" di provvedere al sostentamento della famiglia. In ogni caso, l'utilizzo del termine con riferimento all'unione nuziale si sviluppò con il diritto romano nel quale si diede riconoscimento e corpo al complesso delle situazioni socio-patrimoniali legate al matrimonium

(Cfr.: tutto il materiale è fonte di ricerca in Wikipedia, sui quotidiani italiani ed esteri che hanno riportato ampiamente la sentenza della Corte suprema statunitense e le varie enciclopedie postate in Internet, oltre ai miei libri specie Religioni Culture Dialogo).

Maria de falco Marotta

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