DALLE ALPI ALLE PIRAMIDI – MARCA MALE

Che in Italia marchi male è indubbio, e l’uomo della strada, quello che non guarda le statistiche ma il proprio portafogli e il cartellino dei prezzi, lo sa da tempo.

Non che le statistiche siano bugiarde. Sono sì importanti ma vanno lette nel modo giusto, cominciando a vedere come è stata la loro formazione iniziale. Calza l’esempio del caro-telefono. Si era ancora in regime di monopolio e la SIP trionfante annunciò il ribasso delle tariffe pari ad un certo x per cento che non ricordiamo, ma poco importa. Importa il metodo.
Analizzato il meccanismo del nuovo ventaglio tariffario scrivemmo un commento più o meno in questi termini: “Il caricatore d’alpe di Postalesio e l’operaio del Fossati esultano di fronte alle nuove tariffe telefoniche. E’ sì vero che il canone aumenta, che il noleggio degli apparecchi sale, che le comunicazioni a breve raggio diventano più care, ma volete mettere? Diminuiscono infatti le telefonate con Tokio, New York, Sidney e altre lontane parti del mondo. Esultiamo dunque per questa graziosa concessione del gestore telefonico…!”.
La situazione ha fatto ventilare al Ministro di Grazia e Giustizia lo spettro di un’Italia avviata verso la sorte dell’Argentina. Non siamo certo a questo punto ma forte preoccupazione resta.
Le difficoltà politiche di questi giorni, particolarmente significative tenuto conto che riguardano la maggioranza più ampia mai avuta da un Governo negli ultimi decenni, sono lo specchio, e ne discendono in larga parte, della precarietà dei conti, un po’ di tutti i conti visto che a quella cronica dei conti pubblici si è aggiunta quella a catena di conti privati con i grossi crac (Cagnotti e Parmalat) ma a latere con alcuni medi e piccoli che non fanno notizia sovrastati come sono da quelli grossi. E poi le crisi (Fiat e Alitalia tanto per fare due nomi ma non sono i soli).
Aggiungasi che le misure strutturali che tutti gli organismi istituzionalmente deputati ad occuparsi dei fatti economici del nostro Paese, siano essi italiani, come la Corte dei Conti per dirne uno, o siano europei, continuano a ritenere essenziali è problematico portarle in porto, e crediamo a qualsiasi governo.
I privilegi sono diventati “diritti”. L’erba del vicino è, come si sa, sempre più verde per cui se c’è qualcosa in attivo deve venire a noi, se la voce è nel passivo deve andare oltre la siepe. Parafrasando il poeta s’ode a destra uno squillo di tromba, a a sinistra risponde uno squillo. D’ambo i lati calpesto rimbomba da cavalli e da fanti il terren. Non è forse una rappresentazione poetica di quello che ormai è lo spettacolo d’ogni sera in questa o quella TV con i vari personaggi ostinatamente lì a ripetere le solite litanie, secondo le mostrine di ciascuno? Non è quanto ci appare da titoli e sottotitoli dei quotidiani, interpreti di testi che potrebbero essere pubblicati in serie, nel senso che lo stesso testo potrebbe essere ripetuto ogni giorno senza minimamente ledere la verità dei fatti?
Non è forse vero che la situazione è giunta ad un punto tale che ove in Parlamento, e magari per dare un riconoscimento alla Levi Montalcini, succedesse di avere decisione all’unanimità ci vorrebbero titoli a tutta pagina e per quanto riguarda radio e TV l’interruzione dei programmi per annunciare che finalmente, almeno su una cosa, in Parlamento non si è litigato?
Siamo nel periodo ipotetico del terzo tipo.
Ci vorrebbe infatti, stante la situazione, un passone indietro da parte di tutti, un saltone grosso grosso per salire di livello e quindi capire che occorerebbe veramente un enorme sforzo da parte di tutti per trovare quelle minime intese che consentano di rimettere il treno sui binari per riprendere la sua marcia.
Ci vorrebbe e lo sanno in tanti, ma siamo nel periodo ipotetico del terzo tipo che è, come sanno gli studenti che hanno appena finito la maturità, quello della irrealtà.
E così ripiombiamo nella realtà che è più cruda ancora di quello che appare ora, a “manovrina” (di circa 14.000 miliardi di vecchie lire, una cosa da circa un paio di milioni e mezzo per famiglia di quattro persone per intenderci) definita e portata in Europa. Devono arrivare il DPEF e poi la Finanziaria.
Stiamo a vedere, sperando. Per i latini la speranza era l’ultima dea.

PS Questo articolo è stato pubblicato dal nostro giornale il 10 luglio 2004, vale a dire più di 15 anni fa MA APPARE ATTUALISSIMO. Gattopardo docet

GdS

 

GdS 10 VII 2004 - www.gazzettadisondrio.it
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