Lettera a Putin. La vuole in russo. Scritta in russo, ma con che foto!

Nucleare? Un solo ordigno, decine di migliaia di vittime, di persone fuse, e poi di altre radioattivizzate. Nemmeno da nominarlo dunque. La foto di una strage che non aveva ragione di essere usata bastando Hiroshima con la sua minaccia per Tokio a far finire la guerra, Nagasaki, è lì ad ammonire tutti, noi, la nostra storia, il futuro dei nostri discendenti.

Se la guerra è un orrore la fissione nucleare in quella bomba costruita per trasformare una atomo in energia pura è orrore degli orrori e ne abbiato dimostrazione con le immagini del martirio di Nagasaki che riportiamo, testo e foto, in replica per rispondere a richieste.  Non si nomini l'orrore, vale a dire il fungo atomico. Ne abbiamo la riprova tragicamente riportata nelle due aero-fotografie. Nella prima la città di Nagasaki prima del 6 agosto 1945. 6 agosto, quando la bomba di Hiroshima aveva di fatto chiuso il conflitto facendo pensare cosa sarebbe successo se continuando la guerra l'obiettivo atomico fosse diventato Tokio. Se la prima fosse veramente stata, come da giustificazioni, indispensabile per finire il conflitto, la seconda, a tutt'oggi 76 anni dopo, non ha avuto convincenti spiegazioni di quel genere.

Da allora la guerra atomica era stata, di fatto, archiviata. Putin ne ha evocato il ricordo attualizzandolo con il primo gradino procedurale della scala bellica atomica. Fonti ufficiali USA hanno detto che vi è stata la dichiarazione ma non ancora l'attuazione. Conta poco. Il solo rievocare un terribile passato creduto in soffitta si traduce in una bomba della comunicazione con esplosione psicologica. E poi c'è quell'altro orrore rappresentato da una guerra nell'Europa tuttora erede della più grande truffa ideologica subita dall'umanità.
Guerra uguale ad orrore. Ne porto testimonianza diretta, e documenteremo, perchè il 25 settembre del 1944, alle 5 e mezza, una bomba sganciata da un aereo esplose a circa 5 metri da me, a poco distanza dagli altri familiari. Noi vivi per miracolo, altre persone, fra cui la mia madrina, o morte o ferite. E poi, testimoni molti valtellinesi, bombe sul cantiere della Falck, 30 in uno spazio ristretto, molto meno di un isolato sondrasco, anche lì vivi per miracolo. Eccetera, come documenteremo.
Fermare questa guerra che mi fa rivivere le situazioni, purtroppo anche di morte, di allora. Rivivere anche il dramma della gente. Il correre a ripararsi quando suonano le sirete (arrivati in un giorno a 18), il cercare di procurarsi mezzo litro di latticello al giorno, pochi altri cibi, scappare quando arrivano in picchiata i caccia che mitragliano eccetera eccetera.
Abbiamo scritto a Putin, in russo, con quell'ammonimento che solo la crudeltà delle immagini rende. Per il nucleare ma non solo, anche per la guerra che definiscono 'convenzionale' come se fosse convenzionale assistere alla tragedia. Sono i nipotini, nostri ma anche quelli di Putin che lo invitano a riflettere.

Utopia? Siamo realisti e sappiamo che non il 1% per centro ma l'un per un milione, se basta, è la probabilità di superare con questa lettera la terza sala dell'ambasciata . Non importa, ma se qualcuno dà una mano a passare dall'un per milione a due, e poi forse...

f.

=======================

La lettera al dr. Putin, in russo, riprende una sua dichiarazione. Una questione di "vita normale" che lui vuole per i suoi nipotini come noi per i nostri, come gli altri loro piccoli coscritti in Ucraina. L'orrore della guerra. L'orrore degli orrori, il nucleare. L'invito a pensaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaarci con quel che segue. 

f.

Speciali