Dal bob alle Frecce Tricolori: un libro che è la nostra storia

Storia cittadina e provinciale trainata da un applauditissimo Renato Verona

Renato Verona Festival. Potremmo definire così l'incontro di stamane alla sala Vitali. In programma la presentazione del volume ““Dal bianco della pista al verde militare all'azzurro del cielo”” di cui fra qualche riga pubblicheremo la presentazione. Perchè Festival? Perchè l'incontro in ora inconsueta – le 10.30 – ha rappresentato il compendio di qualche settimana, a partire cioè dai primi anni '60, di una serie di iniziative le più disparate. Dal bob, all'autocross, al rugby, alla TV nel periodo di prima liberalizzazione dell'etere, ai raduni di mezzi militari d'epoca e cento altre prima di arrivare al top, alla fondazione del Club delle Frecce Tricolori. Per sottolineare l'evento basti sottolineare come sia venuta da Cervinia la consorte di Achille Compagnoni, da Trieste l'ex Comandante dei VV.FF. D'Angiolino, popolarissimo in Valle, e poi tanti altri da Milano, dalla Val d'Ossola, dal Piemonte, dalla Brianza. Ha iniziato lui, Renato, dicendo di trovarsi più a suo agio con l'organizzazione che non davanti a un microfono ma poi in realtà le cose sono andate diversamente visto che oltre a cavarsela ci ha anche preso gusto tenendoselo stretto per un bel po', contenti comunque gli astanti. Dopo di lui è stato Paolo Valenti che ha coordinato il lavoro a illustrarne le fasi, di notevole difficoltà visto che c'è stato da cavare un discorso, in particolare fotografico, dando un senso, anche cronologico, a 1000 fotografie, gran parte scattata da fotografi non professionisti, che comunque il fotocompositore è riuscito a dominare. Altri interventi, applausi continui, la commovente chiusura con le parole di Elda Compagnoni.
Honno hiesto una presentazione del libro. Eccola:

La presentazione annessa alle copie del volume:

Prendendo in mano “Dal bianco della pista al verde militare all'azzurro del cielo” ci va di cominciare dal fondo, dall'ultima pagina e dalla terza di copertina, entrambe intonse. Si potrebbe dire che, dato il tipo di pubblicazione e i suoi destinatari, è lo spazio riservato agli amici come si fa in particolari festose occasioni, ma la chiave di lettura, quasi un inconscio tassello è altra. Le due pagine fanno pendant con la prima e la seconda di copertina che sono l'ieri. Quelle invece il domani, pagine bianche destinate, nel tempo, a riempirsi di iniziative già in fieri ed altre che la fervida fantasia di mister X e dei suoi tanti collaboratori avvierà e realizzerà.

Ieri: ne accenna il Direttivo, lo sottolinea il Vicepresidente del Club 105 Frecce Tricolori Valtellina e Valchiavenna, portano la loro testimonianza Sergio Cantoni Gianfranco Salvaderi, Raoul Savio, “a fianco di Verona” da sempre. Non diciamo 'da tanti anni' anche se sono 45, ma 'da tantissime settimane'. Un modo di abbracciare il tempo trascorso, di farne un tutt'uno, di avvicinare gli esordi all'attimo fuggente d'oggi, a legarlo con quello che dovrà ancora venire.
Paolo Valenti ha curato la pubblicazione – suo il “coordinamento editoriale” per i tipi della Polaris di Sondrio che ha seguito passo passo, con una grande pazienza del suo titolare Pietro . Ci inchiniamo alla sua memoria, la ruota del tempo essendosi fermata proprio nei giorni della presentazione dell'opera. Il progetto grafico è di Mario Masa con uno schema che si basa su 7 capitoli: Premessa e presentazione (pagina 7), Contributi (8), Alla scoperta della O.V.S. Villella srl (10), Una storia che parte da lontano (19), Le origini – Dal bob a Camp Ederle, 1966-1986 (29), A pieno regime – Dai mezzi militari alle Frecce Tricolori, 1995-2014 (43),  A completamento dell'album – Soci + America + Piloti + Decorati e Scomparsi (280).  L'ultima è la pagina 319, quella che segue, pari, è l'inizio di una nuova storia, naturalmente nell'assoluta continuità, una lampadina che già si sta accendendo una volta usciti dalla sala Vitali in Sondrio dopo la presentazione del volume. Mister X non lascerà passare molto tempo prima di accendere l'interruttore...

319 pagine, 700 fotografie, un compendio di vita cittadina e provinciale con una serie di proiezioni esterne d'ampio respiro, vere e proprie invenzioni, una serie di persone accomunate dal sentirsi comunità, dall'operare con altri, di portare il proprio contributo alla crescita.
Mister X. Non lo conoscevo, per quanto possa sembrare strano. Mi avevano voluto candidato alla guida della città, la sera dell'8 maggio 1975, ma contro questa ipotesi ero rimasto da solo e così il 30 ottobre di quell'anno mi ritrovai nella Stua, l'ufficio di tutti i Sindaci dall'avv. Schena in poi. Non passò molto tempo che, fra tanti problemi capitò sul mio tavolo quello dell'autocross, zona Castelletto, cresciuto spontaneamente senza troppi timbri, anzi senza timbri. “Sentiamo il Verona” consigliarono i collaboratori assumendo poi un'espressione di vera sorpresa per la mia domanda: “ma chi è questo Verona”?. Devo aver perso qualche punto nella loro considerazione, “ma che Sindaco è che non conosce il Renato Verona” devono aver pensato. Era per me Mister X ma quando si presentò in carne e ossa avevo recuperato il terreno perduto con un atto di umiltà, una specie di corso accelerato sul personaggio (adesso sarebbe necessario come minimo un master per cogliere, come dire, tutte le sfaccettature) cominciato col prendere nota del primo appunto, “se non ci fosse dovremmo inventarlo”. Ed ecco, a proposito di invenzioni, una sorta di corona del rosario, la prima, quella del rugby. Oggi la disciplina è radicata ed anche fonte di soddisfazioni per giocatori e staff, allora non c'era niente, nemmeno gli alti pali delle porte e i palloni ovali, ma soprattutto non c'erano i giocatori. Quale possa essere la ragione che indusse Mister X a introdurre questa disciplina a Sondrio non è dato di sapere. Si può tuttavia avanzare alcune congetture, la prima delle quali la difficoltà dell'impresa. Ed ecco allora la risposta all'insegna del “l'impossibile lo facciamo subito, per i miracoli ci vorrà un po' di tempo”. Missione compiuta con – cosa quasi sconosciuta ai più – il riscatto rispetto ad una vicenda del tempo di guerra quando il Rugby Sondrio era sì in serie A ma ci rimase poco perchè qualche carezza di troppo ad un arbitro aveva azzerato la squadra.
Dalla palla ovale allo sport invernale. Un po' tutti s'andava in slitta, dilettanti all'Anghileri in Albosaggia, i più navigati in quel di Caspoggio o altri luoghi con adeguata pendenza. Nessuno col bob, sport impegnativo, complicato dall'assenza di piste e dall'esigenza strutturale contando anche l'aerodinamica dei mezzi. Ed ecco Mister X con buone collaborazioni andare dove c'era la pista a provare l'ebbrezza della discesa confrontandosi con il cronometro, perfino costruendoli, questi mezzi qui a Sondrio.

Il libro ripercorre una decina di lustri, immagine dopo immagine in un dialogo continuo fra il testo che scorre e le foto così ricche di umanità, così espressive, così significativi tasselli di un mosaico costruito nel tempo e del quale inconsapevolmente siamo tutti protagonisti in quanto di una stessa generazione che in quel tempo è cresciuta. Una vena di malinconia nei ricordi, come tutti i ricordi più lieti e meno lieti, nel cogliere il movimento di quella ruota che procede solo in avanti esortandoci comunque ad attingere dalle ore trascorse quanto occorre per meglio affrontare quello che ci attende dietro l'angolo.

Il Rugby, il Bob ma anche la televisione con le sue prime esperienze a livello locale. Usciva addirittura dal televisore nelle case di Valtellina e Valchiavenna non Mister X ma - lo volevano i telespettatori -, appunto, Renato Verona. Conduceva programmi-spettacolo del sabato  seguitissimi nonostante la contestuale concorrenza di RAI e Fininvest. Nè possiamo dimenticare, sempre a proposito di invenzioni, l'incontro avuto in città io a piedi e lui addirittura... su una specie di carro armato di dimensioni considerevoli. Sì, perchè intanto c'era stata l'altra invenzione. Non dimentichiamo l'autocross e il suo sviluppo, quell'idea apparentemente 'impossibile' di radunare insieme i mezzi militari tanto più apprezzati quanto più lontani da un impiego per il quale erano stati costruiti. Se li era andati a vedere negli Stati Uniti i mezzi militari in disarmo, compresi quelli aerei in un aeroporto enorme, a Tucson, cimitero degli aerei peraltro ancora in grado di volare come avviene quando arriva qualche appassionato a comprarne uno. Chissà che il primo seme del Club “Le Frecce Tricolori” non sia sbocciato proprio in quelle circostanze.
Le Frecce dominano la copertina con i loro colori, con il volo spiccato verso l'alto ma animano l'intero volume proprio a partire dalla prima riunione 'dei Soci Promotori e Fondatori', dieci anni fa, addì mercoledì 24 marzo. Cominciassimo ci troveremmo a fare un altro libro sul Club valtellinese. Ammirazione profonda e giustificato orgoglio.

Ci vorrà del tempo a leggerlo con due chiavi diverse di 'lettura', una sui testi, l'altra sulle immagini. Ciascuna ha una sua storia, ha un suo impatto, ha un suo giudizio. Che dire? Tante altre cose perchè, come anzidetto, sono un nostro vissuto: leggendo di Scala o di Piani ci viene in mente quando il rumore di un aereo a bassissima quota ci faceva correre a guardare gridando “lo Scala o il Piani sono loro!” - che il saluto lo facevano appunto col passaggio a bassa quota sopra Albosaggia. Un altro spunto lo fornisce la serie di foto dedicate ad Achille Compagnoni. Da ricordare. Renato chiamava, Achille rispondeva, e ogni volta che arrivava da Cervinia per lui, arrivato a Colico, respirata aria diversa, era un tornare a casa, non importa per quale iniziativa, per quale manifestazione, con chi e come ritrovarsi. Così come quando Renato chiamava gli amici americani della SETAF di Vicenza che non si facevano pregare ad arrivare in Valle, amici che non perdevano occasione per contraccambiare la visita.

E' bene però a questo punto fermarsi aspettando, curiosi, di leggere cosa si andrà a scrivere nelle pagine bianche al fondo del libro, cosa ci riserverà ancora Mister X, alias Renato Verona.

 

Alberto Frizziero
Speciali