LA PROVINCIA DI SONDRIO SOFFRE DA TEMPO DELLA MANCANZA DELLA LEADERSHIP DEL SUO CAPOLUOGO.

Il Consorzio "Vivi le Valli" ha pubblicato con grande rilievo il messaggio rivolto ai candidati-Sindaco di Sondrio. Le domande sono rivolte ai candidati ma non è vietato ai non candidati mettere in circolazione qualche idea

Sondrio capoluogo: la provincia di Sondrio soffre da tempo della mancanza della leadership del suo capoluogo.

Nel decennio in cui sono stato Sindaco Sondrio ERA IL CAPOLUOGO.

L'avevo trovato, l'ho lasciato tale, anzi rafforzato non solo per le molteplici infrastrutture realizzate, non solo per l'opera svolta di recupero, riassetto, sviluppo, con innovazioni e invenzioni copiate a Milano e Roma, ma anche sul piano culturale. La cultura dei "futuribili" che non sono utopie ma i "futuri possibili". La gente, meglio la comunità, prima con una certa comprensibile ritrosia - la solita resistenza al cambiamento -, poi con semplice titubanza, infine convinta dai fatti, aveva accolto le novità, adeguandosi.. L'avevano, ad esempio, capito gli imprenditori quando si erano resi conto che l'apparente complicazione di una metodologia urbanistica che prevedeva l'indifferenza della proprietà rispetto alle destinazioni urbanistiche (x), in realtà comportava in un salto di qualità, in un miglior prodotto che determinava persino migliori risultati economici. Certo, c'era ancora chi la domenica mattina in piazza sottolineava il difetto del Sindaco "di pensare troppo al duemila", ma senza influenza sulla linea di marcia dell'Amministrazione e della parte attiva della città. Il tempo, del resto, è galantuomo. Non era una fuga in avanti: il 2000 è passato da un pezzo ma cose che avevamo portato avanti, e che avremmo realizzato nel giro di due o tre anni se fossimo rimasti, sono ancora lì da farsi. Non solo sono lì da farsi, ma sempre più se ne sente la mancanza.

Oggi la via che allora ideammo e percorremmo, quella cioè di pensare prima al domani e al dopodomani, di stabilire cioè prima il "cartone" del mosaico e poi inserire le tessere anche quelle minute, del quotidiano, viene riscoperta da molti. Del resto basta salire nelle frazioni alte di Sondrio e guardare di sera il disegno della città tracciato dalla pubblica illuminazione. Si guardi e poi si confronti, qui come Morbegno e Tirano per fare due esempi. Un disegno iniziato, guardando avanti, da Venosta con il quale collaboravo strettamente e poi, guardando avanti, continuato da noi.

C'è però un'eredità di quel tempo che per analogia con una voce dei bilanci delle società private chiamerei "immateriale" ed è il Convegno sul ruolo di Sondrio tenutosi il 14 gennaio 1984 con una preparazione sviluppata nei mesi precedenti. Non solo da noi ma anche da tutte le realtà cittadine che avevano ancora, magari anche per gli stimoli che fornivamo, l'abitudine di pensare e la voglia di discutere. Corposa la documentazione prodotta, frutto del lavoro precedente da parte un po' di tutti in città, forze politiche, economiche, sociali, culturali. Gli atti, anche se tenuti al buio in Municipio, lo dimostrano.

Nella 59esima ed ultima pagina della mia relazione 24 ani fa scrivevo testualmente: "Siamo infatti al bivio. O Sondrio imbocca decisamente la via dello sviluppo o l'alternativa è di tipo involutivo pur lento e frenato magari che possa essere questo arretramento". Era la logica conclusione non solo di un iter politico-amministrativo ma di ben altro, di una linea culturale, quella dell'innovazione razionale figlia della SCELTA DI FONDO CHE NON ERA CERTAMENTE QUELLA "DI AMMINISTRARE IL COMUNE" BENSÌ "DI GOVERNARE LA CITTÀ".

Nel centinaio di pagine del documento con il quale presentai nel 1982 al Consiglio Comunale il programma di una nuova esperienza politica in Comune di Sondrio, nuova anche in provincia, non c'era il Barnum del politichese o la fiera dell'evanescenza, dei luoghi comuni. C'era invece, quasi fantascienza o fantapolitica, la programmazione dell'attività di governo in modo del tutto nuovo.. Cinque aree, 17 settori, 82 progetti. I risultati ci furono, almeno in quel periodo. Non solo. Parte significativa di quella linea culturale, "prodotti" innovativi, venne in parte esportata e in parte ripresa da altri, ad alto e altissimo livello. Una linea resa possibile anche dallo spessore culturale di un Consiglio e di una Giunta che avevano fatto propria la massima incisa sulla parete della vecchia aula consiliare ("Concordia parve res crescunt, discordia maxume dilabuntur")..

Non è una sorta di autocelebrazione. E' un modo strumentale per cercare di far riflettere sulla metodologia, che poi in realtà è molto di più. SI TRATTA DI CERCARE DI STIMOLARE LA RICERCA DELLE STRATEGIE PRIMA DI AFFRONTARE I PROBLEMI, PUR IMPORTANTI, DEL QUOTIDIANO.

Sta comunque il fatto che era vero, eravamo "al bivio".

Ahimé, ha vinto l'alternativa. di tipo involutivo anche se lento e frenato è stato l'arretramento sino, oggi, al capolinea come si desume da diversi indicatori di crisi.

Vogliamo citare uno dei tanti sintomi. Lo si trova su "La Gazzetta di Sondrio" n. 6 del 29 febbraio scorso in un mio articolo dal titolo "SONDRIESI EMARGINATI DAI POSTI CHE CONTANO SPECCHIO DELLA CRISI DEL CAPOLUOGO - Valutazioni di retroguardia? Per niente. Chi non vive ogni giorno, ogni ora, la vita di una comunità non può coglierne l'anima e risolverle i problemi". Scrivevo: "Una ventina d'anni fa quasi tutte le leve direzionali della provincia vedevano al timone persone del capoluogo. La situazione è ora quasi totalmente rovesciata", E poi l'elenco. Cinque/sei sondriesi su 40. Situazione rovesciata.

Altro sintomo: un tempo i giornali erano invasi da contributi di approfondimento, spesso critici o polemici. Il dibattito era vivacissimo e non solo quello politico. Oggi i giornali, tutti di proprietà esterna e ampliatisi a dismisura, sono prevalentemente cronaca. Ben pochi i contributi originali e la loro frequente marginalizzazione, quando ci sono, non invoglia altri a impegnarsi.

In chiave positiva il constatare che in vista delle elezioni comunali del capoluogo sono molti coloro che si sono messi in gioco. Tanti quelli scesi in campo, pochi naturalmente saranno gli eletti. Non molli, tenga duro chi non sarà entrato a Palazzo Pretorio, da fare ce n'è tanto e chi è nell'Amministrazione ha bisogno di essere confortato, anche criticato, nella sua azione amministrativa specie se vuole, come detto, NON AMMINISTRARE IL COMUNE MA GOVERNARE LA CITTÀ.

Se si vuole - torniamo al bivio iniziale - imboccare decisamente la via dello sviluppo.

------- D. In altre realtà questo si traduce in iniziative che hanno una importante ricaduta sociale ed economica su tutto il restante territorio provinciale nei settori della sanità, dell'istruzione scolastica e della ricerca. Cosa ritenete di proporre per dare contenuti e visibilità su questo tema?

Prima cosa occorre porsi il problema dello scenario nel quale si vuole collocare Sondrio. La risposta, si dirà, è politica. Sì, ma prima deve esserci quella culturale. C'è anche una scadenza importante, la necessità di elaborare ed approvare il Piano di Governo del Territorio.

In base alla Legge Regionale n.12 dell'11 marzo 2005 infatti entro il 2009 i Comuni devono dotarsene. Devono esserci il Documento di piano, il Piano dei servizi, il Piano delle regole.

Il documento di piano definisce lo scenario, il quadro di fondo, TENENDO CONTO DELLE PROPOSTE PREVENTIVE DEI CITTADINI E DELLE ASSOCIAZIONI con l'analisi del territorio sotto ogni profilo; geologico, ambientale, urbanistico, viabilistico, infrastrutturale, economico, sociale e culturale.

Singolare comunque che la muova legge preveda per il PGT alcune "novità" assolute quali la partecipazione dei cittadini; la compensazione; la perequazione; l'incentivazione urbanistica. Una trasformazione radicale della pianificazione del territorio.

Singolare perché a Sondrio IN ANTICIPO DI UN QUARTO DI SECOLO FA (!) TUTTO QUESTO ERA GIÀ REALTÀ QUOTIDIANA, fra mille difficoltà per gli amministratori, principale delle quali lo slalom da farsi nella legislazione per realizzare quanto detto ma in modo non contrario alla legislazione vigente. Si arrivò persino ad inventare uno strumento para-urbanistico, e non di poco conto visto che vi era stato per esso e per il Comune di Sondrio l'apprezzamento dell'INU, Istituto Nazionale di Urbanistica e del suo Presidente Tutino.

Detto dello scenario ci fermiamo. La domanda non è chiara, salta un passaggio, settorializza. E confronta con altre realtà, oggi molto più dinamiche ma su altro piano. Il ruolo di capoluogo, persino la mancanza di un suo esercizio sono altra cosa.,

------- D. Sondrio ha perso un ruolo culturale a livello provinciale. L'opera di ristrutturazione del Teatro Pedretti può essere l'occasione per ridare una centralità come capoluogo di provincia; siete consci che un progetto di questo tipo può essere realizzato solo con una larghissima convergenza a livello istituzionale e sociale, come vi rapporterete su questo tema?

L'intervento onora chi l'ha proposto e studiato e l'adesione del Comune è stata positiva pur con qualche riserva. Non abbiamo infatti mancato in diverse occasioni di sottolineare che il progetto vincente del Concorso per il centro, quello del gruppo del prof. Crotti, sarebbe stato da preferirsi, con il terzo volume nel lato nord della Piazza Garibaldi, l'attiguo cilindro di cristallo, i tre piani sotterranei con penetrazione da Via Caimi e uscita in Via Alessi come soluzione "urbanistica". Da aggiungersi la Galleria di Corso Italia, idea dell'arch. Stefanelli, attualissima anche oggi, anzi unica idea per dare un vero e moderno centro alla città capace di attrarre i flussi. Resta impregiudicato quindi il problema di un centro che non c'è e continua a non esserci anche a operazione in corso conclusa. Quanto al Teatro, non Pedretti ma "Sociale" o "Civico" - e c'é una ragione importante per il cambio di nome - sarà elemento positivo e in parte catalizzatore se si darà l'unico assetto possibile per una felice attività e cioè una Fondazione. Questo non basta. Bisogna riattivare un circuito virtuoso che consideri adeguatamente anche il fattore economico in termini strutturali.

Il documento di piano del prossimo PGT deve tornare a volare alto (nelle idee e tenendo i piedi per terra facendo cioè in modo che quelle si possano realizzare come succedeva tempo fa.

Avrei pensato che nella positiva iniziativa di Vivi le Valli trovasse posto come scenario, proprio nella logica del "volare alto" ma anche come elemento di propulsione l'Expo 2015, elemento fondamentale anche se tranne noi del CCCVa, posizione ripresa da uno solo dei candidati-Sindaco, non ha interessato nessuno.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
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