QUALE LA SONDRIO DEL FUTURO? BISOGNA DEFINIRLO PER IL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO

(Nota inviata al quotidiano "La Provincia di Sondrio" dopo l'intervento su tale giornale dell'arch. Stefanelli) Alberto Frizziero (x)

La Provincia apre il dibattito

Lo scorso 3 luglio a pag. 13 "La Provincia di Sondrio" ha pubblicato "l'intervento" dell'arch. Piercarlo Stefanelli, già assessore con il Sindaco Molteni e in questo mandato non rientrato in Consiglio, con il titolo «Per Sondrio un futuro da city provinciale»

Non mi pare casuale l'uscita appena dopo la presentazione in Consiglio da parte del Sindaco delle prescritte "Linee programmatiche dell'azione amministrativa". Non so se si tratti di un legame logico o di una mera coincidenza di date. Fanno pensare ad un rapporto di causa-effetto le 51 righe in tutto delle "Linee" dedicata collettivamente a "Territorio, Urbanistica, Mobilità, Sicurezza", 24 delle quali per Spriana, il RE, il Piano di illuminazione e la sicurezza.

Prima di procedere oltre però una premessa. Il presente intervento ha carattere esclusivamente culturale. La cultura deve essere alimento per la politica e ciò vale a maggior ragione per una disciplina, l'urbanistica, che per sua natura è sintesi. Il dibattito politico-partitico lo lasciamo ad altri, deputati a farlo. E' in questa logica la sottolineatura di quello che non c'è e avrebbe dovuto esserci nelle "Linee programmatiche", quantomeno, ipotesi minimale, le indicazioni metodologiche per la redazione del "Documento di Piano", uno dei tre elaborati richiesti dalla legge per il Piano di Governo del Territorio. Non dovranno provvedere infatti i professionisti incaricati della redazione del PGT. Il loro compito è altro. Le linee, le scelte di cosa si vuole per Sondrio, competono agli amministratori con tutti i necessari supporti collaborativi che la sensibilità dell'Amministrazione vorrà stimolare ed accogliere.

Dopo 38 anni PRG in pensione

Si deve innovare dopo 38 anni, il Piano Regolatore Generale che era stato adottato all'inizio del 1970, alla vigilia delle elezioni. Sono intervenute modifiche, è stata approvata una variante generale recente ma l'impianto è ancora quello. 38 anni invece dei 10 formali e dei 15/20 sostanziali. Allora si era ancora in regime di 1150, la legge urbanistica del 1942 - un trittico da favola con la 1497 del paesaggio e la 1089 dei monumenti -, con le novità portate nel 1967 dalla 765, legge ponte, e dal D.M. del 2.4.1968 che aveva introdotto una serie di parametri, tra i quali obbligatori 18 mq per abitante di standard. Scartate le leggende metropolitane quale quella che il PRG avrebbe previsto una città di 40.000 abitanti - se occorre ne documenteremo la superficiale inconsistenza - vediamo la sostanza.

Le "linee programmatiche" del PRG furono discusse non solo fra il Sindaco Venosta e alcuni di noi. Ci fu una consulenza di elevato profilo quale quella dell'economista Luigi Frey per definire lo scenario, condizione essenziale per incanalare lo sviluppo. I risultati si videro. Il PRG, incaricato lo Studio Eura, prese forma in un paio d'anni d'intenso lavoro con soluzioni per allora assolutamente avveniristiche. Tanto avveniristiche da trovare intense opposizioni. Da una parte perché venivano introdotte regole ritenute soffocanti, dall'altra in quanto da sinistra venivano grossi fendenti, ad esempio per la zona di edilizia economica e popolare condannata, secondo i critici, ad essere "un ghetto" (è venuta la migliore zona cittadina) o per il Campus scolastico visto come una marginalizzazione degli studenti (ora ci si lamenta che non tutte le scuole sono ancora arrivate lì…). Approvato dalla Regione nel 1973 fu poi completato con piani attuativi, PIO ed altro fin dall'inizio del mio mandato di Sindaco e responsabile dell'Urbanistica.

Andando in collina la sera, quando le luci delle vie disegnano lo schema di città, si verifica l'armonia complessiva, ahimé con qualche turbativa di scatoloni sorti senza una logica urbanistica oltre la seconda "cinta daziaria". Si confronti con altri Comuni, grossi e piccoli.

La "ricetta" di Stefanelli: la "city"

Stefanelli, dopo aver ricordato che "c'è chi dice che Sondrio deve diventare capitale e chi sostiene che deve essere capoluogo", afferma: "credo che il compito degli attuali e dei futuri amministratori debba essere quello di rafforzare, aggiungendo innovazione, il ruolo che la città s'è data nei secoli. Debbano cioè accentuarne l'importante ruolo guida, tornare, cioè, ad essere la vera "city" della Valtellina dove il terziario burocratico e la nuova industria dell'intelligenza, il così detto terziario avanzato, si integrino, stimolandosi vicendevolmente. E per terziario avanzato intendo polo tecnologico, con tutto ciò che ne consegue…"

Abbiamo presente anche una sua memoria di tempo fa, con l'arch. Patroni, stimolata da un intervento di Mario Cotelli, ma soprattutto i suoi "50 progetti pensati per la città futura" del dicembre 1995 unitamente al ponderoso documento "Sondrio: quale città possibile?" in pari data. Tante idee, e non importa se molte di difficile realizzazione. Il dramma è quando di idee non ce ne sono. E la sua idea della Galleria di Corso Italia, vera possibilità, concreta, fattibile, strategica per dare a Sondrio quello che non ha: un vero centro.

Quanto sopra per dire che il pensiero é ingrediente essenziale.

Ma anche Bettini: politica e cultura

Ma non solo Stefanelli. Una sola altra citazione per stare solo nell'ambito di un'area cultural.politica affine alla Giunta in carica. Ricordo come Giovanni Bettini abbia dato numerosi contributi al dibattito con un taglio definibile - con pessimo neologismo - "antroposociologico". In ogni caso con una visione prospettica di grande rilievo culturale, riferimento principale, prescindendosi in questa sede dalle sue posizioni politiche, sempre acute ma molte volte discutibili. Il territorio per lui visto e sentito come fibrillazione continua e motivo di costante ricerca. Fra i tanti spunti basta riandare a settembre di sei anni fa quando scriveva "Dobbiamo inventare nuovi strumenti che non possono nascere soltanto da una fredda elucubrazione "disciplinare". Necessitano pubbliche riflessioni tra politica e cultura sulla Valtellina da lasciare ai nostri nipoti. Con il disincanto necessario, perchè non si può mettere le brache ai grandi mutamenti. Ma senza una quota di responsabile progettualità territoriale e intergenerazionale la politica si svilisce inesorabilmente, diventa asfittica".

Materiale di studio in abbondanza

Di materiale di studio ce n'è in abbondanza.

- Ricordiamo, en passant, la rielaborazione dei contributi venuti agli Stati Generali fatta dall'allora assessore avv. Sava, inspiegabilmente rimasta nei cassetti di Palazzo Pretorio, e i contributi di altri di area cultural.politica diversa rispetto all'attuale Giunta.

- E poi, senza modestia, tutta una serie di contributi di chi scrive, ancor prima di essere Sindaco - da capogruppo, impegnato nella logica del PRG, -, da Sindaco e responsabile diretto, da responsabile nazionale dei Comuni in fatto di urbanistica e territorio, e poi da, diciamo, "cultore della materia".

Ometto citazioni per via delle troppe idee prodotte, realizzate e da realizzare. Anche sintetizzando riempirei il giornale.

Che fare? Tre strade possibili

Abbiamo di fronte tre strade.

- COSMESI URBANISTICA. La prima è quella tratteggiata dal Sindaco Molteni nelle sue "Linee", e del resto coerente con i nove anni precedenti da primo cittadino. Il PGT visto come occasione, per così dire, di una cosmesi urbanistica, pur legittima e non disprezzabile ma in una logica di breve periodo, poco di governo e molto di gestione.

- RUOLO DI PRIMO PIANO. La seconda, di medio periodo, è quella adombrata da Stefanelli e non solo. Che per Sondrio vi sia, infatti, la sua "city" o il ruolo di "epicentro di quella che il prof. Alberto Quadrio Curzio ha definito 'vera e propria Regione alpina' da sempre indicata da me, anche in documenti ufficiali; che vi sia 'il piano-processo', da sempre vagheggiato sia da me che da Giovanni Bettini ed ora, dopo tanti anni finalmente strada percorribile in forza di legge, non importa. Il punto è di pensare quale Sondrio, e non solo, vorremmo per, a cascata, trarre le conseguenze sia nella pianificazione che poi nel governo e infine nella gestione. Un ruolo di primo piano in un contesto di vasta area.

- OCCASIONE STORICA, MA FUORI PORTATA. La terza è fuori portata. Abbiamo davanti un'occasione storica, dove quest'aggettivo è reale e non sprecato. Un dato storico. Una prospettiva storica. Un percorso d'alto livello.

Questa via non è praticabile. Ed è un peccato.

- Abbiamo due Banche cresciute dal nulla di una piccola e marginale area del Paese fino a diventare due colossi.

- Abbiamo le Università piene di talenti valtellinesi (Quadro Curzio, Tremonti, Forte, Pedeferri, Biglioli, Moratti, Giuliana Palmieri, Guglielmo Scaramellini, Boscacci, Cioccarelli, Della Vedova, Mario Stefanelli, Ciapponi, Gandolfi, Giudici, Magni, Cannoni, Ninatti, Orvini, Pedrazzini, Rabbiosi, Scilironi, Speziali, Testorelli, Viganò e mi scusi chi scrivendo a raffica non è uscito dall'archivio della memoria).

- Abbiamo aziende che hanno fatto della qualità la loro arma vincente.

- Abbiamo detto del PRG ma diciamo pure della sua evoluzione compresa l'invenzione di quei P.I.O. che erano stati definiti in sede INU (il "tempio" nazionale dell'urbanistica, l'unica novità di quegli anni nel Paese. Ma, scendendo, persino nella mobilità: basta vedere che il "Piano di circolazione", studiatissimo e varato poi nel 1984 per durare solo pochi anni sino all'entrata in funzione della tangenziale, è tuttora, a 24 anni di distanza, quello che incanala il traffico cittadino…

Tutto questo perché non solo si è pensato ma si è pensato in grande. Quando lo si fa i risultati li si vedono. -

Perché non è possibile marciare alla stessa velocità, pensare nello stesso modo, immaginare il futuro metodologicamente in sintonia?

La terza strada è fuori portata perché di lungo periodo. Pensare che in realtà prospettiva ed obiettivi non sono utopie ma futuribili, ossia futuri possibili. Così come lo erano quando si è messo in cantiere il Piano Regolatore Generale con PEEP e Campus, quando si è attivato, senza dirlo perché allora non era ammesso, "un piano processo", quando si sono fatte tante altre cose che i "benpensanti" ritenevano follia o quasi. Chi rema contro c'è sempre e spesso perché non si capisce l'importanza di lavorare per i nostri figli, per il futuro di una comunità. Basta ricordare il trattamento riservato al Podestà Gonnella per via del suo grave delitto: quello di aver fatto sorgere il Palazzo Muzio e il Preventorio… E si sa che i problemi devono avere gambe, che una prospettiva storica richiede in plancia chi la prospettiva sente e vive, uno staff sopraffino, una costruzione del consenso sofisticata, per dirla giusta "una voglia di futuro".

Quale la linea-guida?

Tornati a terra, nella prospettiva della cosmesi, o al più della seconda strada, domanda finale. Per anni la linea-guida è stata la conservazione del baricentro, garanzia prima per il Centro Storico e per un equilibrio complessivo. Area Carini (con edifici tozzi da 24 metri invece che slanciati di 30, anche se soggetti alla prevenzione incendi…) e Polo Tecnologico spostano il baricentro (delle funzioni) e quindi i flussi. Come si intende provvedere? Lasciando fare allo spontaneismo? Una linea può anche essere cambiata. Ma dove ce n'è un'altra?

Alberto Frizziero (x)

(x) Consigliere comunale con incarichi speciali 1964/1970 (fra questi studio e verifica del progetto del Campus e contributi per il PRG). Capogruppo di maggioranza 1070-75 con diversi approfondimenti in tema urbanistico. Sindaco e responsabile diretto Territorio-Urbanistica nel decennio 1975/1985, Dal 1976 al 1980 nell'ufficio di Presidenza del settore Territorio - Urbanistica dell'ANCI nazionale e dal 1980 al 1985 Presidente (serie di relazioni e di incontri con Governo e Parlamento). Autore della parte Territorio - Urbanistica del Programma del Governo Forlani.

Dalla Gazzetta di Sondrio del 10 VII 08 - n. 19/2008, anno XI°

Speciali