aPAT: RISCHIO IDROGEOLOGICO PER IL 35% DEL TERRITORIO ITALIANO
 In Italia, il numero delle zone 
 individuate come aree a rischio idrogeologico molto elevato sono 
 11.468 (dato provvisorio), e interessano 2.875 comuni (il 35% 
 del totale). Se si uniscono i Comuni a rischio elevato, la 
 percentuale giunge al 43% del totale (3.671 Comuni), per 
 raggiungere quota 65% (4.600 Comuni) se si comprendono anche le 
 aree a rischio medio. Sono i dati dei Piani straordinari per le 
 aree a rischio idrogeologico, approvati dalle Autorità di bacino 
 in conformità a quanto previsto dal D.L. 180/1998. Proprio su 
 questi argomenti si è svolto nei giorni scorsi presso la sede 
 Apat di via Curtatone un convegno promosso dal Ministero 
 dell’Ambiente e dalla Regione Lazio, “Bonifica idraulica e 
 difesa del suolo”. Dal convegno è emersa la necessità di 
 proseguire nell’attuazione alle aspettative della legge 183/89 
 attraverso la semplificazione delle procedure per la 
 programmazione delle opere di difesa del suolo, sia strutturali 
 (dighe, ponti, invasi, sbarramenti) che non strutturali 
 (cartografie), così come dichiarato in altre occasioni dal 
 Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio Altero 
 Matteoli. Le politiche per la difesa del suolo e la prevenzione 
 dal rischio idrogeologico, dichiarate da Matteoli “priorità del 
 Paese”, rientrano nell’ambito della programmazione nazionale. 
 “La conformazione territoriale dell’Italia e le particolari 
 condizioni climatiche della penisola” ha dichiarato Giorgio 
 Cesari, direttore generale dell’Apat, “rendono l’attuale 
 politica di difesa del suolo fondamentale per la salvaguardia 
 del territorio. Per questo motivo”, ha proseguito, “la 
 diffusione della cultura ambientale, che rientra tra l’altro tra 
 i compiti istituzionali del Ministero dell’Ambiente e del suo 
 supporto operativo Apat, assume un ruolo sempre più 
 predominante, così come ben illustrato nel corso del recente 
 convegno dedicato alla comunicazione ambientale, organizzato dal 
 Ministero. Dare visibilità ad impianti idraulici antichissimi 
 presenti nel nostro Paese, ad esempio, potrebbe contribuire alla 
 valorizzazione di un patrimonio nazionale sinora ignorato”.
 CS
 
 GdS 30 III 05  
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