Il Referendum-elettrodotti

di a.f.



SI PUO' VOTARE ANCHE SOLO PER QUESTO REFERENDUM

Il 15 giugno non si terrà soltanto il referendum sull'art.
18 dello Statuto dei Lavoratori, ma anche quello per
l'abolizione della servitù coattiva di elettrodotto".

Un tema molto importante per la provincia di Sondrio vista
la quantità di "corridoi", soggetti a servitù - molta parte
dei quali in zone fortemente antropizzate - nonché la
quantità di territorio asservita. In ordine di grandezza
siamo a circa 2000 ettari e, ai fini edilizi, molto di più
non appena entreranno in vigore i Decreti Matteoli
sull'elettrosmog.

Dal momento che bisogna essere realisti e non demagogici, ci
rendiamo bene conto che l'abolizione tout-court comporta
l'impossibilità di fatto di costruire qualsiasi linea, cosa
incompatibile con le attuali esigenze. Resta però
probabilmente l'unico modo per far porre mano al legislatore
ad una materia regolata 70 anni fa a situazioni
profondamente diverse, ivi compresi i citati "Decreti
Matteoli". Oggi c'é, o ci dovrebbe essere, la pianificazione
territoriale che allora non c'era, neppure a livello
comunale. Il problema non é impedire la costruzione di nuovi
elettrodotti, ma quello di inserirli in un contesto armonico
di gestione del territorio oltre che in un piano di
realizzazione che porti all'eliminazione di una serie di
linee, ad esempio a 132 kV, oltre a tutto meno efficienti.

Abbiamo già scritto - si veda l'articolo pubblicato sul
numero 12 e la nota del Comitato Cittadini Consumatori
Valtellina sullo stesso numero - che si tratta di una
occasione unica per la nostra provincia indipendentemente
dal fatto che a livello nazionale probabilmente non passerà
visto che l'argomento interessa un ridotto numero di
italiani. Pesa inoltre la campagna astensionistica che verrà
fatta per il Referendum sull'articolo 18, anche se si può
andare al seggio chiedendo solo la scheda per il referendum
sulla servitù e bob ritirando quella per il Referendum
sull'art. 18.


NIENTE DA FARE: LA VALTELLINA E' SORDA


L'occasione é unica.

Abbiamo sentito in diverse occasioni tuonare in tanti sul
tema. In piazza le periodiche esortazioni a "tirare giù i
coltelli" (in sostanza i grossi interruttori nelle
sottostazioni di trasformazione). Nei programmi elettorali,
senza molta distinzione fra i diversi colori politici,
roboanti proclami.

C'é l'occasione per dare un segnale, quantomai utile nelle
trattive in corso e future e il silenzio appare assordante
(o quasi).

La nota del CCCVa ha avuto solo due risposte. Una dalla
Presidenza del BIM che ha comunicato che il problema
veniva sottoposto al Comitato Esecutivo dell'Ente, l'altra
della CISL, argomentata, che oltre a considerazioni
sui contenuti ha ricordato la sua posizione nei confronti
dell'altro Referendum, di astensione dal voto.

Sensibile, compre sempre in fatto di tutela delle acque,
l'Unione Pesca
il cui Presidente Augusto Pavese porterà
il problema all'attenzione della Commissione Tutela Acque
nella seduta di lunedì 12 maggio.

Per il resto zero al quoto.

La Valtellina é sorda e, quel che più conta, muta in
argomento.

Prendiamo atto, con
malinconia.

La notizia che é stato costituito - oppure é in via di
costituzione; é di questi giorni e quindi non abbiamo potuto
appurare di preciso - un apposito Comitato che si propone di
intervenire pesantemente nelle elezioni amministrative del
prossimo anno proprio "per la latitanza sul Referendum" é un
sintomo di disagio. Per la verità noi preferiremmo l'altra
via, quella cioè di un impegno soprattutto delle Istituzioni
oggi. Ai limiti per assumere una posizione simile a quella
adottata dalla CISL al posto di fare, come si sta facendo
oggi, orecchi da mercante. E questo perché, forse
illudendoci, riteniamo che su temi di questo genere non ci
si debba dividere.

In calce pubblichiamo l'appello del Comitato Promotore.
a.f.

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L'APPELLO DEL COMITATO PROMOTORE

OBIETTIVO DEL REFERENDUM


Il referendum popolare intitolato "Servitù coattiva di
elettrodotto: abrogazione" è finalizzato alla cancellazione
dell’articolo 119 del regio decreto n° 1775 del 1933 e
dell'articolo 1056 del codice civile che prevedono l’obbligo
per ogni proprietario di dare passaggio sui suoi terreni
alle condutture elettriche.

L’obiettivo di questo referendum è di restituire ai
cittadini ed agli enti locali un potere contrattuale nei
confronti delle società che trasportano energia elettrica.

La servitù (obbligo di passaggio) era giustificabile nel
1933 quando realmente l’interesse collettivo era quello di
portare l’energia elettrica in tutto il territorio. Ora,
mantenere questa normativa significa prevaricare sia il
diritto del cittadino, sia il potere dei comuni a
pianificare il territorio, a favore degli interessi
economici delle aziende elettriche.

A seguito della liberalizzazione dell’energia elettrica che
porterà alla costruzione di centinaia di nuove centrali,
senza i cambiamenti che vogliamo introdurre col referendum,
assisteremmo ad un proliferare di elettrodotti.

Questi aspetti sono particolarmente importanti in Lombardia
laddove già esistono numerose linee dell’alta tensione che
creano problemi a causa della notevole densità abitativa e
che a fronte della richiesta di realizzazione di 32 nuove
centrali elettriche porterebbero ad una situazione
insostenibile.

PROSPETTIVE

TUTELA DELLA SALUTE E PRINCIPIO DI PRECAUZIONE


Il potere “coattivo” di imporre il passaggio
dell’elettrodotto ha permesso ai gestori-proprietari di
costruire prevalentemente linee elettriche aeree (assai meno
costose di quelle interrate) ovunque (deturpando il
paesaggio) e di mantenerle in condizioni di evidente
insalubrità ambientale (basta pensare a quante tratte
attraversano i nostri paesi, addirittura in prossimità di
scuole e case).

Senza il potere di servitù coattiva i gestori dovranno
concordare e ponderare i nuovi tracciati di elettrodotti con
i proprietari dei terreni e con gli enti locali, nell’ottica
di una attenta pianificazione urbanistica e sanitaria che
privilegerà certo l’interramento delle linee elettriche con
una riduzione dell’impatto ambientale e sanitario.

Solo così si potrà attuare concretamente il PRINCIPIO DI
PRECAUZIONE quale garanzia del DIRITTO ALLA SALUTE,
inalienabile e prioritario.
Il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE afferma che, al fine di
garantire la protezione di beni fondamentali come la salute
o l’ambiente, è necessaria l’adozione di misure di cautela
anche in situazioni di incertezza scientifica, nelle quali è
ipotizzabile soltanto una situazione di rischio presumibile,
anche se non ancora dimostrata, allo stato delle attuali
conoscenze scientifiche, la sicura o anche solo probabile
evoluzione del rischio in pericolo.

Il principio di precauzione, enunciato nell’art. 174 del
Trattato istitutivo dell’Unione Europea, è un principio
generale del diritto comunitario, la cui applicazione non è
limitata al diritto ambientale, ma si estende ad altre
materie di interesse comunitario, in particolare la tutela
della salute e dei consumatori.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel caso dei
campi elettromagnetici generati dagli elettrodotti “c’è
evidenza sufficiente per invocare il principio di
precauzione”.

Il comitato promotore regionale lombardo del referendum
sull’elettrodotto coattivo, fa suo il principio di
precauzione e ritiene che l’abrogazione dell’art.119 del
Regio Decreto n° 1775, che impone ai cittadini la servitù di
passaggio sui terreni su cui viene deciso di posizionare le
condutture elettriche, non li lasci più impotenti nella
difesa dei loro diritti alla salute e alla proprietà
privata, anzi, offra maggiori garanzie ai cittadini singoli
oppure organizzati in comitati di esercitare un freno al
dilagare di fonti di inquinamento elettromagnetico.

SVILUPPO SOSTENIBILE

Il regio decreto del 1933 è una normativa autoritaria che ha
agevolato un modello di sviluppo basato sulla concentrazione
dei centri di produzione dell'energia elettrica, sul
trasporto e sulla distribuzione della corrente mediante una
rete di elettrodotti di centinaia di migliaia di chilometri,
sovradimensionata rispetto alle effettive esigenze del
Paese.

L’abrogazione della servitù coattiva consentirà di rimettere
in discussione questo insostenibile modello di sviluppo,
poiché i gestori di energia elettrica non godranno più del
potere “coattivo” di imporre la propria scelta ma dovranno
necessariamente concordarla.

L'affermazione di tale modello, permesso dal basso costo di
uso del suolo “espropriato” su cui sorgono gli elettrodotti,
ha così impedito lo sviluppo delle tecnologie di produzione
dell'energia pulita o di quelle legate alle fonti
rinnovabili. L'abrogazione delle norme referendarie
porterebbe ad un riequilibrio del mercato tale da favorire
l'innovazione tecnologica, l’interramento, la
razionalizzazione ed ottimizzazione delle tratte esistenti e
la localizzazione più idonea di eventuali nuove linee.


TUTTO CIO’ PREMESSO
IL COMITATO PROMOTORE
CHIEDE L’ADESIONE A QUESTA PETIZIONE
ALLE ASSOCIAZIONI, AI COMITATI, ALLE ORGANIZZAZIONI, ALLE
PERSONALITA’ della Lombardia


con l’impegno a sostenere il Referendum, a promuoverlo
davanti all’opinione pubblica, diffondendone i contenuti a
tutti i propri associati e conoscenti.

A cura del Comitato Promotore Regionale della Lombardia
T. 02.99025311

AMICI DELLA TERRA, ASSOCIAZIONE CONSUMATORI UTENTI, ATTAC,
CODACONS,
CONACEM, FEDERCONSUMATORI, FORUM AMBIENTALISTA,


FORUM DIFESA DELLA SALUTE, GREENPEACE, MEDICINA DEMOCRATICA,


MOVIMENTO CONSUMATORI, VAS, PRC, VERDI, PARTITO UMANISTA

comitatopromotore@referendumelettrodotto.org

www.referendumelettrodotto.org


GdS 8 V 03  www.gazzettadisondrio.it

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