In trenino sulle Prealpi dal fondovalle fino alle dighe. Una vera e propria rete

Arrivi in quota ai laghi di S.Stefano, Scais, Venina, Publino, Frera

Dighe. Come le han fatte
Alpi e Prealpi valtellinesi contano quasi una trentina di gradi dighe e relativi bacini artificiali. Per realizzarle il principale problema è stato quello di fare arrivare lassù quello che serviva, cemento, ferro, macchine operatrici, altri materiali e, perchè no?, anche quanto necessario per, in totale, migliaia di lavoratori a partire dal cibo.
Tre sistemi per arrivare in quota
Considerando i tre grandi produttori, Falck, Vizzola, AEM diversi sono stati i sistemi per arrivare in quota.

Falck
Dopo la centrale di Boffetto (entrata in servizio 1919) con alimentazione non in quota, è la volta della centrale Venina, oggi chiamata centrale Piateda che entra in funzione 4 anni dopo con un salto di circa 720 metri. E' il primo dei diversi impianti in quota tutti con la necessità di accesso non esistendo ovviamente infrastrutture.
Non c'era scelta. Non c'era alternativa al sistema ferroviario come diremo avanti.

AEM
Originale la scelta dell'AEM. Arrivo a Tirano per ferrovia, trasbordo su 20 “filocarri” che si avviano per strada verso l'Alta Valle. Oggi per via del traffico e della ridotta velocità non sarebbero utilizzabili. Là in una con i filocarri per il trasporto ce ne erano due per trasporto persone. 80 km il percorso sino a Boscopiano (Valdidentro) da cui in funivia veniva portato  lassù al cantiere.

Vizzola
Di cemento, e resto, lassù a Campo Moro e Alpe Gera ne occorre tanto. Basti pensare che il Duomo di Milano ci starebbe comodo all'interno della massa della diga dato che è a gravità. Siamo negli anni '50. Non spaventa costruire la strada di accesso e ci sono i mezzi per farlo, automezzi che caricano il cemento che arriva per ferrovia a Castione in binario dedicato,
Riprendiamo da “La Gazzetta di Sondrio”: Non sono molti quelli che sanno dell'esistenza di un vero e proprio sistema ferroviario che arriva sino a quota 2134 nelle Orobie sondriesi andando dalla Valle del Livrio sino alla Val Belviso con un'appendice poi in Valchiavenna. Vogliamo dunque ripercorrere il tragitto con i nostri lettori tenendo però conto che alcune cose sono cambiate. Ad esempio la direttrice principale non parrte oggi dal fondovalle ma da Vedello,

Il viaggio
Ci si ritrova alla Centrale Venina in Comune di Piateda in prossimità di Sondrio. Fondovalle, 300 metri slm. Saliamo su quello che viene chiamato “carrello”, in sostanza una funicolare con un carrellista che comunica con l'arganista con un lungo baston di ferro in tre modi, ossia secondo che segnali una volta o due o tre. Siamo seduti su una scocca, in pratica con alcune file di posti a sedere. Altri salgono sul retro. Dobbiamo traslocare sul trenino (decauville) al Gaggio tradizionalmente considerato, a valle, la quota mille in quanto visibile di giorno per il muraglione e di sera per le luci, anche se l'altimetro si fossa su 1017. Al Gaggio però sono pronti due treni

PER L'ARMISA. Uno è il nostro che deve addentrarsi nella Val Venina, l'altro compie un lungo percorso orizzontale sul versante nord delle Orobie. Passa dentro l'abitato di Briotti - con la gente che osserva un po come l'arrivo della diligenza nel films western – e finisce la sua corsa nella centrale di Armisa a m. 1035 da cui parte altro piano inclinato che consente al carrello di arrivare ai laghi, quasi 2000 metri.

PER REDOC
Torniamo al Gaggio e saliamo sul nostro treno che si dirige con percorso quasi orizzontale (sotto scorre l'acqua, preziosa perchè dovrà fra breve ulteriormente precipitarsi sulle turbine là dove noi siamo partiti) verso la sua meta che è la Centrale di Vedello, quota 1029. Altro trasferimento, saliamo su un altro carrello che salendo per circa 400 metri ci porta a Redoc,

PER SCAIS E PER VENINA, PUBLINO
Anche qui, come al Gaggio, pronti due treni e, come allora, il nostro se ne va verso destra ancora nella valle. E l'altro? L'altro si infila in direzione di Scais che deve superare 60 metri, raggiunge a quota 1494. Da notare che chi arriva alla base della diga ha un piccolo piano inclinato per arrivare al coronamento. Torniamo indietro (come narrazione) e ripartiamo da Redoc, meta un'altra centrale, la Zappello (m. 1495) ma il trenino prosegue in galleria ove avviene un ulteriore trasferimento ad un altro carrello. Non lungo il percorso in salita e quindi ulteriore trasferimento sul trenino che a un certo punto arriva in una caverna grande, aperta su un lato, e con diversi binari. Dalla 'stazione' di Venina a 1820 si può salire con altro carrello sino al coronamento della diga, 44 metri più su. Noi invece proseguiamo. Un rettilineo in galleria di 3 o 4 km, poi si prosegue fuori, tunnel ogni tanto, per infine arrivare ai 1780 m. della Centrale del Publino che sfrutta il salto delle acque del lago sopra. Ultimo piano inclinato e finalmente la quota 2135 del Lago.
Eravamo partiti 3 ore fa, tre ore da favola

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FRERA
Frera Se quello descritto è un vero e proprio sistema restano da citare due linee. La partenza da Tresenda (quota 371) e sino a Dosso Mondini da cui un trenino raggiunge la Centrale Ganda a 825 m. Piano inclinato sino a circa quota 1800 e poi trenino sino alla diga di Frera
CAMPO
Piano inclinato e poi un decina di km orizzontali per le Valli dei Ratti e Codera
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IL BALILLA E LE PIATTINE CON LA SCOCCA
Fin qui il sistema e le linee. Da citare i locomotori, tutti ad accumulatori. Il cosiddetto 'Balilla' con la canina di guida e gli accumulatori da una sola parte. Quello simile ma con le due parti. Infine il Brown Boeri da ben maggiore potenza che sviluppava con un bel traino anche 24 km/h. Sembrano pochi eppure chi viaggiava, per lo scartamento, per la rigidità dei sedili, per la tortuosità in certi punti, aveva ben altra impressione.
Da citare i 'vagoni' costituiti da 'piattine', certi vagoncini piatti su cui venivano innestate le 'scocche' per le persone o attrezzature per le merci.

La capacità di trasporto
Per la capacità di trasporto basta un dato. Durante la costruzione della diga di Frera, inaugurata nel 1959, si raggiunsero i 1800 mc di calcestruzzo gettati in 24 ore. Tutto, non solo il cemento, avveniva via piani inclinati e decauville compreso cibi e bevande per chi lavorava su tre turni in 1500 larga parte nel cantiere alto. Era un vero e proprio villaggio con ogni genere di conforto compreso il film una sera alla settimana...

E ora?
Il viaggio che abbiamo idealmente rifatto deve tener conto delle riduzioni per effetto della costruzione di strade. Dalla Centrale Venina a Vedello i binari non servono più come per Frera e per la Valle dei Ratti, oggi 'tracciolino' turistico. Dal Gaggio all'Armisa infine si può andare ma non più con il trenino.

Svizzera
Un sistema del genere, fosse stato in Svizzera, sarebbe una gita tale da calamitare flussi di turisti. Non siamo in Svizzera
GdS
 

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