Il Rapporto Lombardia del Sole 24 Ore in edicola domani 5 novembre

Immobili in aree vincolate, blocco sulle ricostruzioni in metà regione per norma del 2020 e sua interpretazione. Demolizioni con ricostruzioni bloccate nelle aree sottoposte a vincolo. Con un forte impatto negativo sui processi di rigenerazione urbana

Demolizioni con ricostruzioni bloccate nelle aree sottoposte a vincolo. Con un forte impatto negativo sui processi di rigenerazione urbana.  Sono le conseguenze di una norma del 2020, e della successiva interpretazione del ministero della Cultura. Tanto che adesso Ance Lombardia stima effetti sul 58% del territorio regionale. E, attraverso il suo presidente, Tiziano Pavoni, chiede un cambio di rotta al Governo. Un cambio di rotta necessario anche per il vicepresidente nazionale di Legambiente, Edoardo Zanchini, che sottolinea i molti problemi legati agli interventi nei centri storici. È questo il focus di apertura del prossimo Rapporto Lombardia del Sole 24 Ore in edicola nella regione venerdì 5 novembre. Tutto ruota attorno al decreto legge n. 76/2020 – spiega l’inserto del Sole 24 Ore dedicato al territorio lombardo - che disciplina le demolizioni degli immobili sottoposti a tutela: il principio è che, quando c’è una tutela, non possono essere classificati come ristrutturazione (vengono considerati nuove costruzioni e non accedono ai bonus fiscali) gli interventi che prevedono modifiche di parametri come sagoma, prospetti e sedime. Dalla norma, però, non è chiaro quale sia il perimetro di questa tutela: se, cioè, ci sia distinzione tra edifici di pregio e oggetto di un vincolo puntuale ed edifici ubicati in un’area vincolata, ma privi di pregio.  Si arriva così al paradosso: chi voglia intervenire su un immobile in zona vincolata deve farlo sempre in maniera fedele. E questo ingessa un’ampia porzione del territorio italiano.  Diventa, ad esempio, impossibile delocalizzare immobili ubicati in fascia costiera, anche se semplici baracche. La norma in questione – si legge sul Rapporto Lombardia di venerdì 5 novembre - interessa centri storici, aree a 300 metri dai laghi, territori nelle vicinanze di fiumi e torrenti, territori di montagna sopra i 1.600 metri, ma anche aree panoramiche, parchi e riserve nazionali e regionali. In tutte queste zone valgono le limitazioni sulle demolizioni: ricostruire integralmente un edificio diventa quasi impossibile.  «Ci sono territori lontani dalle grandi città – spiega al Rapporto Lombardia del Sole 24 Ore il presidente di Ance Lombardia, Tiziano Pavoni - nei quali il 110% rappresenta la sola opportunità di rendere sostenibili i lavori. E, per fare un intervento davvero incisivo, la demolizione con ricostruzione è il modo migliore».

MilanoSesto: partono i lavori, cento aziende per il primo lotto. Il Rapporto Lombardia del Sole 24 Ore di venerdì 5 novembre punta i fari anche sulla prima posa della prima pietra della nuova stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni hanno preso il via i lavori di MilanoSesto, uno dei più importanti progetti di rigenerazione urbana italiana ed europea, con un investimento complessivo di 3,5 miliardi di euro. La nuova stazione consentirà l’accesso al quartiere Unione Zero, primo lotto privato di sviluppo. Qui i lavori partiranno a fine novembre e nel sito lavoreranno un centinaio di imprese, tra quelle direttamente attive e l’indotto, dando lavoro a oltre 5mila persone. Questa prima parte di lavori – si legge nel Rapporto Lombardia - è coordinata da Hines, che per tutta l’ex area Falck è advisor e che per questa parte collocata a Nord è anche l’investitore diretto.

Sullo stesso numero l’inaugurazione del nuovo «Zanotta Lab», l’azienda di Nova Milanese aggiunge un tassello al percorso di innovazione dei format e dei contenuti attraverso cui raccontare il brand, la sua storia, i suoi valori e il suo futuro. «Non sarà uno showroom aziendale» assicurano i titolari: non sarà un luogo in cui affermare e vendere uno stile legato al brand ma, al contrario, uno spazio aperto alla ricerca, alla formazione e alla contaminazione con l’esterno, in cui ospitare clienti professionali, partner, progettisti e studenti. Accanto alle sale dedicate al racconto dell’azienda, il Lab comprende una materioteca e una grande sala (dotata di sistemi IoT) destinata a riunioni e formazione.

Tra le esclusive di questo numero anche il caso della Mta di Codogno, tra le prime aziende a fermare la produzione in piena pandemia, ha retto il colpo ed è ripartita a pieno regime. L’azienda leader nella componentistica ha chiuso il 2020 pressoché in linea con il 2019. Una tenuta del business che ora si trasforma in ripresa, con la possibilità concreta di arrivare ai migliori risultati di sempre.  «Nei primi nove mesi dell’anno - spiega il direttore finanziario di Mta Alessandro Galbarini - abbiamo già quasi raggiunto l’intero volume del 2020. Sulla base di questo trend pensiamo di chiudere l’anno a 220 milioni di ricavi in termini di gruppo, il che significa circa il 10% oltre il record del 2019».

Hub GREEN. Al centro di uno snodo viario chiave. È quello dove sta sorgendo il Casei Gerola Logistics Park, a sud di Pavia che porterà – svela il Rapporto Lombardia - alla creazione di circa 480 nuovi posti di lavoro. L’hub è a pochi chilometri dai caselli della Milano-Genova (A7) e della Torino-Brescia (A21). A breve distanza da Milano, Genova e Malpensa.  L’area interessata dall’opera, che verrà realizzata seguendo i più moderni criteri green, supera i 200mila metri quadri. Non verrà consumato suolo: l’hub sorgerà sul sito abbandonato dalla fornace del Gruppo Danesi.

Automazioni industriali, partnership con Gf per l’aerospaziale. Infine nel Rapporto Lombardia di venerdì 5 novembre si parla anche di AI (Automazioni industriali) che ha acquistato  un nuovo immobile industriale (il terzo in dieci anni) e avviato una partnership commerciale con il gruppo svizzero Georg Fischer Machining Solution con il quale svilupperà macchine dedicate alla fresatura, alla microlavorazione laser per componenti di dimensioni ridotte oltre che alla lavorazione delle palette di turbina per l’impiego aerospaziale, in cui le conoscenze dell’hi tech si mescolano a quelle storicamente solide della meccanica pura  espressa dall’impresa manifatturiera.
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