Consumo di suolo: Sondrio appare virtuoso ma...

Lettera in Redazione

Nel rapporto annuale dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) Sondrio, insieme a Lecco, sembra essere una città virtuosa per il consumo di suolo rispetto alle altre 10 città lombarde.
La tabella del Report quantifica in ettari e metri quadrati pro-capite il consumo di suolo in rapporto all’estensione e al numero di abitanti di regioni, province e città capoluogo, tra le quali Sondrio.
Bisogna tenere conto, in primo luogo, che la Lombardia è la regione con i valori percentuali di consumo del suolo più elevati, anche in termini assoluti con i suoi 2.900 km quadrati di territorio occupato da strutture e infrastrutture artificiali: si tratta, per fare un paragone, di una superfice di poco inferiore a quella dell’intera Valtellina. 
Su questo argomento alcune valutazioni e considerazioni vanno fatte, poiché i numeri non ci dicono tutto, ma solo la quantità di suolo occupato e non il “dove” viene consumato/occupato quello specifico territorio. Se gli stessi dati venissero contestualizzati nell’ambito dell’Habitat di “Sondrio città” che è di appena 4 km quadrati sui 22 km amministrati dal Comune, questi dati assumerebbero, infatti, un valore ed un significato diverso. Un ettaro di suolo occupato lungo la strada che porta a Triangia ha sì lo stesso valore nominale, ma non quello reale rispetto a un ettaro di suolo occupato al di qua o al di là della ferrovia che divide con il Mallero il c.d. edificato della città.  L’arduo compito di chi pianifica la destinazione d’uso di un territorio densamente abitato è quello di mitigare il nuovo consumo di suolo dell’Habitat urbano - anche se il costo è maggiore -, rigenerando aree dismesse con verde pubblico di prossimità, e recuperando il già edificato.
Ora, Sondrio, come Lecco, appare virtuosa nel consumo di suolo rispetto ad altri capoluoghi lombardi proprio perché l’espansione della città è condizionata dall’orografia del territorio, caratterizzata da versanti terrazzati a nord e dal fiume Adda a sud; lo stesso discorso vale per Lecco: il lago di fronte e il monte Grigna alle spalle.
I dati raccolti, infatti, prendono in considerazione solamente il dato numerico della superfice amministrativa delle due città, le quali hanno una densità abitativa simile per abitanti/km quadrato e concentrazione abitativa in uno spazio limitato che è ben diverso rispetto a quello delle città che si espandono verso la pianura.
Dal Report in esame si evidenzia come il suolo consumato, vale a dire edificato e occupato da infrastrutture come strade, ferrovie, parcheggi, depuratori ecc., fino all’anno scorso era di 409 ettari. Questi ettari di suolo occupato, però, non sono distribuiti su tutto il territorio del Comune ma più di ¾ riguardano i soli 4 km quadrati nel fondovalle della “Sondrio città”, ove si superano i 5.000 abitanti per km quadrato.
Proseguendo nella lettura dei dati forniti dall’ISPRA si possono desumere e quantificare altri parametri di valutazione. Il suolo consumato pro-capite fra il 2021 e 2020 a Sondrio, come a Lecco, riporta un valore di zero ettari perché inferiore a 1, facendo questa “buona notizia” esultare cittadini e ambientalisti. Nelle successive colonne, poi, si evidenzia come il suolo consumato pro-capite nel 2022 sia stato di 0,18 mt quadri calcolato sugli abitanti, e la densità- consumo di Suolo 2021-2022 metri/ettaro di 1,82 mt quadri.
Da quanto esaminato si evince, quindi, come il rapporto calcolato si riferisca ai 22.000 abitanti come se fossero distribuiti in modo omogeneo su tutto il territorio di 2.200 ettari che va dal Torrente Valdone a confine con il Comune di Torre Santa Maria fino all’Adda.
Il rapporto territorio/abitanti/consumo, però, per essere significativo e realistico andrebbe fatto solo su “Sondrio città”, e cioè al netto degli abitanti delle frazioni e del territorio marginale a monte, che in termini quantitativi non è fruibile: fatto in questo modo il Report ci direbbe che in 4 km quadrati sono stati consumati ½ ettaro di territorio urbano in un solo anno.
In conclusione i numeri non solo vanno calcolati, ma anche “pesati”: un ettaro di suolo consumato/occupato a Pavia non equivale a un ettaro di “Sondrio città”, tenuto conto che il perimetro del capoluogo valtellinese nel 1970 con 23.000 abitanti si estendeva soltanto fino alla stazione e lungo la ferrovia; oggi con 2.000 abitanti in meno (21.066 per la precisione) la città a sud-ovest si estende fino a bordeggiare l’Adda. Il fatto dimostra che l’espansione di una città non dipende dall’incremento della popolazione.
Ci si chiede, infine, cosa sia successo dal 1974 in poi (anno di approvazione del Piano Regolatore Generale, dimensionato con standard urbanistici e azzonamenti per una città di 45mila (!) abitanti con nientemeno che 24 scuole per l’infanzia diffuse sul territorio al servizio dei nuclei abitativi autosufficienti).
Ai pianificatori l’ardua risposta: urbanisti, architetti, ingegneri e paesaggisti.

Da Silvano Marini Lettera in Redazione

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(NdD)
Precisazione opportuna: in più occasioni  tornato alla ribalta il riteuto sovradimensionamento del PRG adottato Sindaco Venosta. Non basta infatti il numeo sic et ipse. Il PRG fissa infatti regole fra le quali i cosiddetti piani attuativi- Larga parte pertanto delle aree "edificabili", produttive comprese, in realtà lo furono solo sulla carta per difficoltà oggettive frazionamento fondiario compreso. La domanda conseguente del perchè avessimo (plurale perchè con Venosta, Tarabini, Muffatti eccetera c'era anche chi scrive) proceduto in tal modo richiede risposta. Bisogna ricordare quale era il contesto, sino al 1.4.1982 regime statale e dal 1.4 regime regionale. Era molto difficile far capire  che il PRG aveva il compito, obbligatoriamente di Regolare, quindidi dare tanti no ai cittadini compresa la novità degli standard. La scelta era stata quella del rigore precedendo gli altri capoluoghi, merito condiviso con i professionisti dell'EURA con i quali poi, io Sindaco e responsabile diretto dell'urbanistica, inventammo i PIO apprezzati dall'INU in un convegno nazionale di due giorni a Parma. Un cenno al Centro Storico ci vuole dal momento che a 15 giorni dall'insediamento eravamo al tavolo sul quale c'era un problemone. Condivdendolo r isolto 
a Marini: interessante. Chissà che si aggiungano altri, com'era un tempo

(frizziero)

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