L'ENEA: "IL NOSTRO PAESE IN PRIMA FILA PER LE CENTRALI DEL FUTURO"

Mentre ci si interroga sull'eventualità di tornare al nucleare, e nel mondo si costruiscono nuove centrali, nel chiuso dei laboratori si sta preparando l'energia del futuro. E il nostro paese è in prima fila in molti dei progetti principali per le centrali nucleari che verranno.

"Lo sviluppo delle tecnologie nucleari ha bisogno di competenze. È necessario investire sulla ricerca, in collaborazione con il mondo accademico e industriale, sulla formazione e sulle professionalità necessarie". Lo ha detto il presidente dell'Enea, Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente, Luigi Paganetto, aprendo i lavori del workshop "Enea e la ricerca sul nucleare".

"Nel nostro paese il mantenimento della cultura e delle competenze nel settore nucleare è affidato al nostro ente, responsabile del presidio scientifico e tecnologico nazionale sull'intera filiera nucleare - ha proseguito - . Stiamo assistendo in tutti i settori dell'energia a un rapido cambiamento tecnologico che è diventato l'elemento dominante per la competitività del nostro assetto energetico.

Lo sforzo di ricerca che il paese e l'Enea devono affrontare nel settore nucleare è quello della partecipazione alla realizzazione della macchina europea per la fusione, il progetto Iter, e quello dello sviluppo delle nuove tecnologie per il nucleare da fissione", ha concluso Paganetto.

"Il reattore Iter dovrebbe vedere la luce nel 2018 - ha spiegato Aldo Pizzuto, responsabile della sezione Tecnologie della fusione dell'Enea - mentre Demo, che sarà il primo prototipo, sarà pronto nel 2036".

Fino al momento della fusione, però, si potrà sfruttare la fissione, la reazione dei reattori tradizionali che invece si basa sulla scissione di atomi pesanti: "tra il 2010 e il 2015 dovrebbero essere disponibili i reattori di cosiddetta "Generazione tre e mezzo" - ha approfondito Stefano Monti, esperto Enea in questo campo - che hanno una lunga vita utile, sessant'anni, dispositivi di sicurezza infallibili e migliore utilizzo del combustibile. La "Quarta generazione" di reattori è invece ancora in fase di ideazione: i primi potranno essere operativi fra venti o trent'anni".

Proprio le centrali di quarta generazione, che produrranno molte meno scorie (il 20% del combustibile, mentre oggi è l'80%), saranno più sicure e di durata più lunga, potrebbero essere, secondo gli esperti, la soluzione per un rientro dell'Italia nel nucleare. "Quando si parla di nucleare bisogna tenere conto dei costi per le centrali, ma anche per le infrastrutture e per l'accettazione da parte della collettività - ha spiegato a margine del convegno Luigi Paganetto - . Si può anche decidere di tornare al nucleare con le tecnologie attuali, ma lo si farebbe sapendo che fra vent'anni la centrale sarebbe obsoleta. Inoltre, investendo nelle centrali di quarta generazione l'Italia potrebbe tornare ad avere il ruolo di avanguardia che aveva prima del referendum".

Ma, secondo Paganetto, un problema ancora grande è quello delle scorie, che anche l'Italia deve affrontare non avendo ancora sistemato quelle derivanti dall'attività degli anni Ottanta: "i rifiuti nucleari italiani sono circa 60-70mila metri cubi, ma quelli più pericolosi, che hanno cioè una radioattività di lunghissimo periodo, sono il 10%".

15 - Federutility

15 - Federutility
Territorio