12 20 42 ECOSISTEMA RISCHIO (LEGAMBIENTE): PRESENTATO IL RAPPORTO 2010. 6633 COMUNI CON ZONE IDROGEOLOGICAMENTE CRITICHE

I Comuni che presentano zone ad alta criticità idrogeologica sono 6.633: fragilità amplificata dalla presenza di abitazioni costruite in aree ad alto rischio nell'82% dei Comuni intervistati. È quanto emerge da "Ecosistema rischio 2010", indagine realizzata dal Dipartimento della Protezione civile e da Legambiente nell'ambito della campagna nazionale "Operazione Fiumi 2010", che ha monitorato le attività di prevenzione svolte da oltre 2mila amministrazioni comunali a rischio idrogeologico elevato e molto elevato, in base alla classificazione del ministero dell'Ambiente e dell'Unione delle province italiane. L'indagine prende in esame le attività dei comuni legate all'urbanizzazione delle aree a rischio, tra cui l'informazione dei cittadini sui comportamenti da adottare in caso di calamità, l'esistenza e l'efficacia dei piani comunali d'emergenza ecc. Nel 31% dei Comuni intervistati interi quartieri sorgono in aree a rischio frana e in totale sono oltre 3,5 milioni i cittadini esposti al pericolo di frane o alluvioni. Nel 54% dei casi sono presenti in aree ad alto rischio fabbricati industriali e nel 19% strutture pubbliche sensibili, come scuole e ospedali. Solo il 22% dei Comuni interviene in questo settore per mitigare il rischio idrogeologico, mentre il 43% non fa nulla per prevenire i danni derivanti da alluvioni e frane. Troviamo nelle Marche il comune più meritorio nella prevenzione: è Senigallia (che ha raggiunto il voto di 9,5/10). La percentuale più elevata di comuni che svolgono un positivo lavoro di mitigazione del rischio idrogeologico è in Veneto (45%), seguita dalla Valle d'Aosta (39%), mentre fanalino di coda è la Sicilia (in cui il 93% delle amministrazioni comunali intervistate non svolge una positiva opera di prevenzione).

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