Intesa Lombardia – Bolzano, e si riparla di traforo dello Stelvio

Previsto studio fattibilità. Utile retrospettiva e una proposta

(Ln - Milano, 21 mag) "Ritengo importante la collaborazione con

la Provincia autonoma di Bolzano, perché i nostri territori
montani hanno le stesse esigenze e solo lavorando insieme
possiamo dare risposte concrete per la soluzione dei problemi".
Lo ha dichiarato il presidente della Regione Lombardia Roberto
Maroni, commentando il formale via libera dato, questa mattina,
dalla Giunta regionale alla stipula di uno schema di protocollo
con la Provincia autonoma di Bolzano per la valorizzazione del
Parco dello Stelvio.

COLLEGAMENTO SOTTO IL PASSO - L'iter per il Protocollo,
ufficialmente avviato da entrambi gli Enti attraverso atti
assunti dalle rispettive Giunte, prevede uno studio di
fattibilità tecnica ed economica, per la realizzazione di un
collegamento aperto tutto l'anno sotto il Passo dello Stelvio.

VOLONTÀ COMUNE DI RAFFORZARE RAPPORTO - "Lo Stelvio - ha
proseguito il presidente Maroni - è una delle montagne più
famose della Lombardia e il Passo, confine tra Lombardia e
Provincia di Bolzano, dall'alto dei suoi 2757 metri sul livello
del mare, rappresenta un confine fisico oltre che
amministrativo. Oggi abbiamo suggellato la volontà comune di
lavorare concretamente per abbattere questa barriera, con
l'obiettivo di rafforzare il già forte rapporto di
collaborazione fra le popolazioni della Valtellina e della Val
Venosta e, più in generale, di tutte le vallate alpine".

FIRMA A LUGLIO - "Per la firma del protocollo - ha fatto sapere
il presidente lombardo -, con il presidente Arno Kompatcher ci
siamo dati appuntamento a luglio proprio sul Passo dello Stelvio
per suggellare simbolicamente la nostra fattiva collaborazione,
affinché il Parco Nazionale dello Stelvio, nella nuova gestione
affidata ai territori, possa diventare effettivamente volano di
promozione e sviluppo compatibile con le importantissime
peculiarità ambientali e paesaggistiche".

PRIMO ATTO FORMALE DOPO ANNI DI ASPETTATIVE - "Questo - ha fatto
eco Ugo Parolo, sottosegretario alla presidenza di Regione
Lombardia con delega alla Montagna - è il primo atto formale e
concreto dopo tanti anni di aspettative, discussioni e promesse:
il Protocollo deliberato da Regione Lombardia e dalla Provincia
autonoma di Bolzano ha un valore anche simbolico, perché afferma
chiaramente la volontà condivisa di iniziare a lavorare insieme
nell'interesse dei nostri territori".

VERSO UN FUTURO PER LE ZONE DI CONFINE - "Lo Stelvio, oltre a
essere un emblema per tutte le Alpi, - ha concluso Parolo - è
purtroppo anche una barriera, che, ancora oggi, divide per tanti
mesi invernali i territori della Valtellina e della Val Venosta.
Questo è quindi un ulteriore passo nella direzione voluta da
Regione Lombardia e dalle Province Autonome, e condivisa dal
sottosegretario agli Affari regionali Bressa, di costruire, in
accordo fra i diversi livelli di governo, il futuro delle zone
di confine, concentrando gli sforzi su progetti strategici".

IL PROTOCOLLO - Il Protocollo verrà finanziato per circa 2
milioni di euro sul Fondo Comuni Confinanti.
L'attività verrà svolta in piena collaborazione con le
Amministrazioni interessate e consentirà di definire, fra le
varie soluzioni possibili, quella più adatta alle esigenze del
territorio, in particolar modo per l'aspetto ambientale. Sulla
soluzione prescelta si svilupperanno poi i livelli successivi di
progettazione. (Ln)

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Nostra nota

Quando si parlava di trafori ad ogni intervento per lo Stelvio partiva subito qualcuno per sostenere lo Spluga che in realtà non aveva più nessuna possibilità una volta scelto da parte degli svizzeri il San Bernardino, interamente sul loro territorio. Non mancava in Valle chi remava contro mentre al di là dello Stelvio c'era l'opposizione decisa dei locali preoccupati di una possibile invasione di TIR e con problemi legati alla gestione del Parco. Aldo Oberti, ex Sindaco di Tirano oltre che consigliere regionale, era Presidente della Società per i Trafori, della quale erano soci importanti gruppi industriali a partire dalla Fiat e da Italcementi oltre le banche e le Isrituzioni. Un colpo da maestro quello che aveva realizzato convincendo Strauss, potentissimo leader della DC bavarese e dopo della Repubblica Federale, sulla bontà dell'iniziativa partendo proprio da Garmisch. Importante questo aspetto ai fini di convincere le Autorità di Nord e Sud Tirol. Purtroppo Oberti venne prematuramente a mancare nell'ottobre del 1972 e si ruppe quel filo faticosamente tessuto.
Allora la lunghezza del traforo 'spaventava'. Basti pensare che il tunnel del Monte Bianco, aperto nel 1965, era allora quello autostradale più lungo al mondo con i suoi 11,6 km, a quote comprese all'incirca tra i 1300 e i 1400 metri. Verranno poi nel 1980 il Frejus di 12,870 km e nel 1984 il Gran Sasso, prima canna, (1984) di 10 km.
Ci siamo però anche noi visto che la galleria della SS38, ultima prima di sboccare nella piana di Bormio, è lunga 7925 metri, quindi tale da non 'spaventare' più. L'ultimo progetto della Società per i Trafori, con imbocco nella zona di Madonna dei Monti a una quota simile a quella del Bianco (circa 1400 m.) prevedeva una lunghezza di poco più di 7 km quindi affrontabile.
Quanto all'opposizione 'ai TIR' che sicuramente sarebbe emersa anche di qua doveva fare i conti col fatto che agli 'impegni' non ci credeva nessuno. Di qui la proposta di allora, attuale anche adesso, per evitare le colonne di grossi veicoli lungo la SS38, di là e di qua. Una sorta di uovo di Colombo. Nella concessione una clausola immodificabile che stabilisse un pedaggio per loro ics volte (da determinarsi, esempio 20 e più) rispetto al più caro della categoria delle automobili, tale dunque da rendere efficacissimo il disincentivo. E, soprattutto, tranquillizzare le popolazioni interessate. Attuale.

Ci rendiamo conto che si parla di iniziativa, andando bene, da anni 20 se non addirittura da anni 30 ma con validità strategica. Basta guardare la carta geografica e vedere che esiste una specie di gronda ai pedi di Alpi e Prealpi che riceve i flussi verticali per cui i collegamenti interalpini debbono necessariamente avvenire scendendo e dopo la traslazione risalire. Ma senza pensare in termini strategici non si va nessuna parte. Non solo ma perfino il tran tran è destinato ad arretrare cone da saggezza popolare secondo cui “chi si ferma è perduto”.
f.
 

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