La liberazione dalla schiavitù del traffico. Delebio, Piantedo, Andalo, Rogolo
Delebio, 3200 abitanti, un km circa di passione, segnato sulla strada da croci perfino una relativa a chi, seduto al di fuori del bar in un piccolo marciapiede e in pieno centro, veniva falciato da un'auto in transito. E quelle per i dipendenti della Carcano che alla fine per non vedere altre croci ottennero che venisse costruito un sovrappasso affinchè l'uscita dello stabilimento non fosse soggetta ai rischi di un traffico convulso. Pericoloso attraversare, pericoloso persino camminare da una parte all'altra del paese confidando nella protezione del loro patrono, San Carpoforo dovendosi percorrere una strettoia in corrispondenza, poco oltre, della Chiesa.
Piantedo, 1300 abitanti, separati in casa. Chi da una parte della statale, chi dall'altra con una specie di muro mobile in mezzo, anzi quasi immobile in certi giorni festivi.
Poi, salendo, Andalo e Rogolo, due paesi con meno di 1000 abitanti dalla vita fortemente condizionata dal serpentone di veicoli che sfila in su e in giù.
Quattro Comuni per i quali vale, con Adriano Banchieri, il detto latino “in annalia scribe”, scrivilo sugli annali, scrivi questa data di questo fausto giorno, il giorno della liberazione da una schiavitù che nel tempo aveva raggiunto livelli insopportabili.
I loro Sindaci, presenti a Piantedo, sprizzavano felicità da tutti i pori anche per le prospettive che si possono aprire per loro, Porta della Valtellina a due passi dal Lago e, come ha detto il Presidente Sertori nel suo intervento, una Porta che offre con il suo splendido paesaggio un anticipo di Valtellina.
Via le catene. Via le palle al piede. Via le sbarre alla finestre. Si torna padroni a casa propria. Fare buon uso di questa riconquistata libertà.